Una data storica: nello stesso giorno, nel 1993, è stata proclamata la giornata mondiale della libertà di stampa. Parla la presidente nazionale Vania De Luca: «Verità, giustizia, fraternità da sempre le tre parole chiave».

di Giovanna PASQUALIN TRAVERSA

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L’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) compie oggi 60 anni. Era infatti il 3 maggio 1959 quando si svolse a Roma, con la partecipazione di 200 giornalisti, l’assemblea costitutiva dell’associazione. La presidente nazionale Vania De Luca premette: «Il fatto di essere la prima donna a ricoprire questo incarico è una responsabilità in più. Effettivamente nel nucleo fondativo vi erano solo uomini. Tuttavia negli anni successivi anche le donne sono entrate nell’unione e da diversi mandati molte sezioni regionali sono a guida femminile. Personalmente, all’interno dell’Ucsi non ho mai avvertito alcun tipo di discriminazione».

A colpire oggi De Luca è una coincidenza: «Il 3 maggio 1959, duecento giornalisti davano luogo all’assemblea costitutiva; nel 1993 l’Assemblea generale delle Nazioni unite proclamava il 3 maggio Giornata mondiale della libertà di stampa. Una coincidenza che sembra voler sottolineare e dare forza al nostro impegno per la libertà di informazione che stiamo portando avanti insieme a giornalisti di tutto il mondo».

Ritornando con la memoria al 3 maggio di 60 anni fa, la presidente osserva: «Nei documenti fondativi dell’unione appaiono cattolici giornalisti e giornalisti cattolici. Tutti insieme; ognuno con la propria identità personale e con la propria testimonianza cristiana nella pluralità delle testate. Una costante che prosegue. Ancora oggi le testate cattoliche svolgono certamente un importante servizio pubblico, ma la testimonianza di giornalisti cattolici all’interno di testate laiche – dove a volte è davvero difficile tenere fede ai propri ideali – è un modo significativo di essere sale, lievito, luce, attraverso il proprio lavoro».

De Luca sottolinea inoltre la volontà, espressa dai fondatori, di «valorizzare il contributo cattolico per accrescere nell’opinione pubblica la stima verso il giornalismo come strumento di verità, giustizia, fraternità». «Tre termini – dice – che mi colpiscono profondamente. In particolare “fraternità”, parola chiave della missione che Papa Francesco sta portando avanti nel mondo e ne esprime la volontà di dialogo con l’Islam, con tutte le fedi non cristiane ma in generale con tutti gli uomini e le donne di buona volontà». Parole «tanto più urgenti nell’odierno contesto internazionale di violenza e sopraffazione».

Oggi, prosegue, «con l’emergere dei populismi – in Europa e non solo – viviamo a livello mondiale una cultura di muri, scontri ed esclusione che giornalisticamente si traduce in un linguaggio aggressivo e violento. Ci hanno molto colpito per la loro ostilità e durezza alcuni recenti titoli su temi sociali sensibili o ambientali. Il nostro compito deve essere esattamente l’opposto; dobbiamo testimoniare la volontà di costruire ponti e ricostituire fraternità».

«Verità, giustizia e fraternità – insiste De Luca – sessant’anni dopo sono ancora più urgenti. Sono frutto del Concilio, del clima nel quale è nata la Inter mirifica, di una generazione di cattolici e anche di laici che portava avanti quel tipo di sensibilità. È la profezia del Concilio, la risposta ai grandi temi del mondo. Tuttavia, nonostante si fosse intuito che la via di una umanità più giusta dovesse passare attraverso la ricerca della verità, di condizioni eque e di fraternità tra gli uomini, questa profezia non è ancora stata realizzata e deve continuare ad essere testimoniata. Oggi, quando il Papa parla di fraternità ci sembra un discorso rivoluzionario che oltretutto stimola in chi non è d’accordo reazioni opposte e violente. Con queste parole di Francesco si scontrano mentalità, progetti politici, interessi economici; eppure noi dobbiamo continuare a farle nostre».

Attraverso il proprio sito e la rivista Desk, l’Ucsi porta avanti una riflessione su grandi temi monografici: «Lavoro degno, giustizia riparativa, migrazione in chiave inclusiva, città» i temi già trattati, spiega la presidente annunciando che per il prossimo numero in uscita a giugno è stata commissionata ad un autorevole centro di ricerca un’indagine «sulle parole della coesione o della disgregazione sociale attraverso i socia media». «Quel numero – conclude – lo offriremo al Pontefice in occasione dell’udienza che ci ha concesso a settembre per i nostri 60 anni».

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