L’ex corrispondente da Mosca commenta l’attuale fase dell’invasione russa, a 100 giorni dal suo inizio
di Alberto
Baviera
Agensir
«È venuto il momento in cui bisogna essere estremamente realisti: la nostra narrazione della guerra finora è stata largamente smentita. Per tre mesi ce le siamo sentita raccontare come una sorta di ininterrotta sconfitta russa e vittoria ucraina, ci siamo sentiti dire che le sanzioni stavano piegando la Russia e che Putin era isolato al vertice con la classe politica russa divisa. Quello che, nei fatti, registriamo sul terreno è però una situazione diversa». Così Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, commenta l’attuale fase dell’invasione russa in Ucraina che ha traguardato i 100 giorni dal suo inizio.
«Registriamo che la Russia, che aveva sottratto al controllo di Kiev la Crimea e il Donbass – pari al 7% del territorio dell’Ucraina –, ora controlla il 20% del territorio ucraino», osserva il giornalista, aggiungendo che «lo stesso Zelensky ammette che l’esercito ucraino subisce ogni giorno dai 60 ai 100 morti e dai 400 ai 500 feriti. E poi, le stesse sanzioni – che hanno avuto effetto – non stanno affatto convincendo la classe politica russa a cambiare idea. Draghi ha detto che l’effetto delle sanzioni si sentirà in estate; ammesso che ciò avvenga, ci vuole ancora del tempo per arrivare all’estate».
«Putin sarà anche malato ed isolato – continua Scaglione -, ma per il momento non c’è segno di una divisione all’interno della cerchia ristretta del Cremlino che possa mettere in crisi l’idea stessa della guerra». Per questo, «il momento attuale dev’essere quello del realismo – ribadisce il giornalista -. L’Occidente ha armato l’Ucraina in quasi tutti i modi possibili ma ora dobbiamo prendere atto che l’idea di un proseguimento della guerra per voler sconfiggere la Russia sul terreno ucraino attraverso un logoramento che, in congiunzione con l’effetto delle sanzioni, ne pieghi la volontà – idea politicamente comprensibile, soprattutto dal punto di vista americano, inglese o polacco –, porta con sé, con ogni probabilità, la conseguenza di un’Ucraina disgregata come nazione e come Stato. È un prezzo che siamo disponibili a pagare? È un prezzo che siamo disposti a far pagare agli ucraini? La domanda vera, oggi, è questa».
Per il giornalista c’è urgenza di «trovare un’idea non per prolungare la guerra all’infinito, ma per mettere fine a questo carnaio. La soluzione può essere solo un compromesso con il quale Russia e Ucraina rinunciano entrambe a qualcosa». «Il risultato ideale» per invasore e invaso «non può concretizzarsi se non in seguito ad una vittoria militare che, francamente, in questo momento pare improbabile sia per l’una sia per l’altra».