«Un compromesso è inevitabile - è convinto il giornalista, per anni corrispondente da Mosca -. Altrimenti il peggio deve ancora venire»
di Alberto
Baviera
Agensir
«È il momento, se davvero si vuol vedere finire questa “inutile strage” – come disse il Papa della Prima Guerra mondiale -, che qualcuno spieghi alle parti che il compromesso è inevitabile. Tutti e due devono rimetterci qualcosa». Ne è convinto Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca.
All’indomani della «manifestazione di stampo sovietico che è stata organizzata a Mosca in corrispondenza del discorso di Putin per trasmettere l’idea che non solo la Russia non molla, ma che è unita e compatta dietro le decisioni del capo e quella che loro chiamano operazione speciale in Ucraina», il giornalista osserva che «nel suo discorso Putin ha ripreso tutti gli argomenti retorici usati finora per giustificare l’invasione dell’Ucraina: la denazificazione, la Crimea russa, il genocidio nel Donbass…».
Fase delicata
«Credo che questa sia una fase delicatissima, forse la più delicata da quando è cominciata questa folle guerra – rileva Scaglione -. Perché ci si è avviati verso delle opposte intransigenze che, se viste dalle rispettive ottiche, hanno una loro giustificazione e una loro logica, ma che hanno come presupposto due sbocchi ugualmente devastanti, non solo per Russia e Ucraina, ma per l’intera comunità internazionale. L’intransigenza ucraina – spiega – presuppone che ci sia un collasso della Russia, stroncata dalla fatica della guerra, dalle sanzioni, dalla contestazione interna». Ma è «abbastanza agghiacciante l’idea che la Russia collassi, sia ridotta a una riserva enorme di risorse naturali, ma anche di armi nucleari”. Invece, «l’intransigenza russa – aggiunge – presuppone la riduzione dell’Ucraina a una terra bruciata, a un ammasso di rovine. Questo è terrificante, se pensiamo che avverrebbe alle porte dell’Europa con tutti i rischi dell’allargamento del conflitto e la gestione dei profughi».
«L’Ucraina – continua Scaglione – non può pensare di recuperare la Crimea e Donetsk senza ipotizzare un bagno di sangue russo, mentre la Russia non può pensare di prendere Odessa e Kiev senza assumere che l’Ucraina venga ridotta a un ammasso di morti e rovine». Per questo, il pensiero di Scaglione, «è il momento in cui la comunità internazionale deve assolutamente intervenire sulle parti per fermare questa follia. Perché, altrimenti, veramente il peggio deve ancora venire».
«Sarà ancora lunga»
«Nonostante le dichiarazioni un po’ più positive da parte dei diplomatici russi e ucraini, temo che sia ancora lunga» la ricerca del punto di caduta per fermare le ostilità: «Non vedo una soluzione alle opposte intransigenze. Ci dev’essere qualcuno dall’esterno che fa capire che né l’una né l’altra ipotesi è sostenibile, per cui Russia e Ucraina devono entrambe rimetterci qualcosa».
Israele e la Turchia, come altri Paesi, secondo Scaglione, «possono essere partecipi e simpatetici, ma avendo una forza contrattuale ridotta è più probabile che qualcosa possa nascere dalle pressioni e dalle promesse di Stati Uniti e Cina».