«Non si intravvedono soluzioni, o soltanto ipotesi, e neanche varchi per una fine delle ostilità»

di Alberto Baviera
Agensir

Foto Sir
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«Questo è un brutto momento, forse il peggiore di tutti quelli bruttissimi che abbiamo vissuto fino a qui. Non si intravvedono soluzioni, o soltanto ipotesi, e neanche varchi per una fine delle ostilità». Così Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, commenta la fase attuale dell’invasione russa in Ucraina. Parafrasando una battuta, il giornalista osserva che «la Russia forse si spezzerà, ma intanto non si piega. Anzi, Putin ha rilanciato con la firma del decreto per il pagamento del gas in rubli che prelude a un braccio di ferro, in qualche modo risolutivo, con i Paesi europei”. Si tratta di «un braccio di ferro intrapreso specificatamente con l’Europa, perché agli Stati Uniti interessa poco, anzi niente, la questione del gas russo», osserva Scaglione ricordando che «l’Europa, che importa tutti gli anni 155 miliardi di metri cubi di gas russo, è alle prese con un problema spinoso perché si possono varare tutte le strategie che si vogliono ma in tempi brevi – un paio d’anni, forse tre – non c’è modo di sostituire il gas russo nell’attuale quantità. In più, gli esperti dicono che in tempi normali, senza turbamenti dell’ordine internazionale, il gas liquefatto costa il 20% in più rispetto a quello nei gasdotti. E se anche domani riuscissimo a sostituire con il gas liquefatto tutto il gas che importiamo dalla Russia dovremmo prepararci a una bolletta energetica del 20% più cara».

La pressione su Kiev

Alla domanda del perché Putin si senta così forte da intraprendere questa sfida con i Paesi europei, il giornalista risponde che «non sembrerebbe ci sia stata qualche pattuizione con la Cina nella recente visita di Lavorv, quindi non pare siano arrivate da quel fronte novità positive per la Russia che vanno oltre l’intesa maturata nell’ultimo decennio». Intanto si continua a combattere e «sul campo di battaglia le truppe russe si riposizionano nell’area di Kiev. C’è chi sostiene che siano state sconfitte e che quindi si stiano ritirando. Io non credo che i russi abbiano mai aperto la battaglia per Kiev, certamente hanno tenuto la capitale sotto pressione, l’hanno bombardata. Ma contestualmente hanno spinto molto al Sud: hanno conquistato Mariupol a costo di raderla al suolo come Dresda. Quindi pare evidente che il loro interesse strategico sia più nella parte Est e Sud che Centro-Nord del Paese, dove si trova Kiev».

L’invito di Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha ribadito l’invito a Putin per un faccia a faccia con Zelensky: «Non credo che ci sia la possibilità concreta di un incontro Zelensky-Putin a breve termine – afferma Scaglione -. Il leader del Cremlino non incontrerà mai il presidente ucraino, mentre quest’ultimo agita molto la proposta proprio perché sa che Putin non dirà mai sì. Secondo me, in questo momento, entrambi non vogliono trattare. Putin vorrà trattare quando sarà sicuro di aver acquisito una posizione di forza, in questo momento la situazione è ancora troppo fluida perché ci sia la possibilità di un incontro tra i due».

Ribadendo che siamo di fronte «sicuramente alla guerra più dominata dalle opposte propagande che abbiamo finora visto», il giornalista ritiene che «nessuna delle due parti ha intenzione di fare un passo né in avanti né indietro per favorire un negoziato di pace. E ho la sensazione che non siano soltanto i due combattenti. È chiaro che dentro la Nato e l’Ue ci sono posizioni diverse su questo tema: Francia e Germania spingono perché si fermi la guerra il prima possibile. Questo obiettivo non è condiviso da altri Paesi: quelli dell’Europa dell’Est, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti ovviamente vogliono piegare la Russia. Se, come ha affermato Johnson, anche se si arrivasse ad un accordo le sanzioni alla Russia non verrebbero tolte o addirittura aumentate, i russi continueranno la guerra».

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