Lo chiedono Caritas Ambrosiana e Fondazione San Bernardino. Presentato un emendamento al Decreto sostegni. Gualzetti: «Fermare la slavina che sta travolgendo il ceto medio prima che la rabbia esploda»
Consentire la rinegoziazione dei mutui per proteggere le prime case dei lavoratori dipendenti ed autonomi dall’aggressione delle esecuzioni fallimentari, che lascerebbero migliaia di famiglie allo sbaraglio. Lo chiedono la Caritas Ambrosiana e la Fondazione San Bernardino.
Anche su sollecitazione dei due enti è stato presentato al Senato un emendamento al Decreto Sostegni (decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41) in corso di conversione. La norma – (l’art. 41-bis della legge n. 157 del 2019) emanata ormai più di 16 mesi fa e mai applicata per mancanza dei relativi decreti attuativi – introduce a favore del debitore la possibilità, anche se l’immobile è già all’asta, di rinegoziare il proprio mutuo oppure di chiedere un rifinanziamento per estinguere il mutuo stesso, mediante l’accesso al Fondo di garanzia per la prima casa. L’emendamento rende anche immediatamente operativa la norma, eliminando la necessità di decreti attuativi. Ma non solo: la proposta prevede la possibilità di presentare l’istanza prevista dall’ art. 41-bis all’ interno delle rinnovate procedure di composizione del sovra-indebitamento. Se approvata dalla nuova maggioranza di governo, la modifica al decreto agevolerebbe composizioni equilibrate delle crisi di sovra-indebitamento non colpevole.
«La casa di abitazione è un bene essenziale che va meglio tutelato superando le distorsioni che il meccanismo delle aste giudiziarie produce. Davanti a una crisi sociale tanto grave come quella attuale non possiamo lasciare le famiglie nude e indifese. Sarebbe drammatico per loro e non avrebbe senso nemmeno dal punto di vista del sistema economico», dichiara Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione San Bernardino.
Negli ultimi due anni, Caritas Ambrosiana, con il sostegno di un tavolo tecnico istituito presso l’Università Cattolica cui partecipano fondazioni anti-usura di origine cattolica e associazioni della società civile, si è fatta promotrice di una serie di iniziative legislative che hanno riequilibrato il rapporto tra creditori e debitori: dalla riformulazione dell’articolo 560 del codice di procedura civile che ha abolito la norma per cui era possibile sloggiare le famiglie dalle abitazioni pignorate prima del decreto di trasferimento successivo alla vendita, fino all’inserimento nella legge 3 del 2012 delle norme relative al sovra-indebitamento contenute nel codice della crisi.
«La slavina che spinge il centro medio sempre più verso il basso va fermata prima che la sofferenza esploda in rabbia. Per farlo servono norme nuove sui cui costruire un nuovo patto sociale», conclude Gualzetti