Al termine della prima giornata di incontri a Istanbul fra la delegazione russa e quella ucraina, l’esperto di geopolitica ricorda una vecchia regola della diplomazia che vuole che «niente è concluso finché non è concluso»
di Maria Elisabetta
Gramolini
Agensir
I segnali sono incoraggianti, ma aspettiamo di vedere come va a finire. Invita alla calma Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, al termine della prima giornata di incontri ad Istanbul fra la delegazione russa e quella ucraina. L’esperto di geopolitica ricorda una vecchia regola della diplomazia che vuole che «niente è concluso finché non è concluso».
«Le parti – dice Politi – sono molto prudenti nell’alimentare aspettative e fanno bene. Mosca afferma che riduce la presenza a Kiev e a Chernihiv. Vedremo se lo farà. È comunque un segnale incoraggiante». Il direttore del Nato Defense College Foundation ricorda però come il fronte Nord sia meno decisivo «nonostante la mistica della cattura di Kiev» e che il ventilato obiettivo di voler uccidere Zelensky sia più illusorio che primario. «Anche se fosse eliminato – spiega Politi -, un governo ha sempre dei vice che possono essere a volte più estremisti del capo».
La chiave è Mariupol
Il punto fondamentale secondo l’esperto è Mariupol, che «a quanto pare rischia di essere segnata. Questo permetterà a Putin di presentare una vittoria. Tutto il resto è negoziato sui punti essenziali. Vedremo le controproposte di Kiev perché finora Zelensky è stato molto vago. Sa perfettamente che la Crimea non è sul tavolo e che il Dombass è di fatto perso. Probabilmente quello che vuole dire Zelensky, in base alle dichiarazioni che fa, è che ammetterà una situazione de facto e non de iure nell’area dove sono le due Repubbliche riconosciute solo dalla Russia. Questo è esattamente quello che vogliono i russi, ma il negoziato è fatto sempre di posizioni che a un certo momento evolvono con, si spera, la saggezza di tutti».