Non più contanti, ma grande attenzione per le offerte di Banche e Posta

di Nicola SALVAGNIN

Sede Inps

Un piccolo cambiamento che però rivoluzionerà consolidate abitudini per circa 450 mila pensionati italiani, quelli che la pensione appunto la incassavano in contanti. Dal prossimo 7 marzo non si potranno più fare pagamenti in contanti per una cifra superiore ai mille euro. Ciò appunto significa che gli anziani di cui sopra dovranno comunicare entro febbraio all’Inps o agli altri enti pensionistici un numero di conto corrente o del libretto postale o della carta ricaricabile su cui vorranno farsi accreditare l’importo.

Per moltissimi scaturiranno non pochi problemi. E la questione non riguarda solo i pensionati sopra i mille euro, ma in realtà una platea ben più vasta di italiani: chiunque riceva un’indennità (per esempio, la cassa integrazione) superiore ai mille euro, ora in contanti; così come tutti quei pensionati che “godono” di un trattamento ben più basso, ma che raddoppia a dicembre per la liquidazione della tredicesima. Insomma: conto corrente o libretto da comunicare al più presto. In teoria entro il 29 febbraio prossimo, in pratica ben prima per non rischiare di attendere oltremisura la propria pensione, causa intasamento degli uffici previdenziali, sommersi di dati da inserire nei database.

Si diceva dei problemi che una simile norma, voluta dall’ultima manovra governativa per consentire una “tracciabilità” digitale delle somme superiori a mille euro (per combattere l’evasione fiscale, insomma), creerà a molti pensionati, soprattutto i più anziani. Cioè quelli meno avvezzi a destreggiarsi tra banche e conti correnti e – soprattutto – bancomat touch screen e pin da memorizzare. Quelli che facevano vari mucchietti con i soldi incassati (questo per l’affitto, questo per la badante…) riuscendo così a tenere sotto controllo le spese molto più facilmente che tramite estratti conto o visure bancomat.

Se un conto corrente bancario o postale, o un libretto nominativo ce l’hanno già, basterà comunicare attraverso un apposito modulo gli estremi dello stesso all’Inps et similia (in teoria anche in via telematica, anche se a tutt’oggi il sito dell’Inps non è ancora attrezzato: quindi fila agli uffici provinciali). Se ne hanno uno co-intestato, va bene lo stesso; quindi si può anche utilizzare quello del coniuge o del figlio, basta aggiungervi il proprio nominativo.

Altrimenti occhi aperti nel valutare le tante offerte che stanno maturando proprio in queste settimane da parte di Banche e Posta per accaparrarsi questa platea di clienti che certo non hanno grandi patrimoni, ma di questi tempi… meglio più che meno. Tra l’altro gli interessati dovranno stare un po’ attenti ai costi dei prodotti offerti, problema che appunto prima non c’era con il contante dato in mano. E pure in questo caso non sarà facile per i più anziani destreggiarsi tra interessi attivi e passivi, imposte di bollo e costi di tenuta conto.

L’Inps dal canto suo sta spedendo 450 mila lettere per avvisare dell’irreversibile cambiamento (chi non si adegua, non incasserà più la pensione) e si è dotata di un numero verde – 803.164) attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, e il sabato dalle 8 alle 14. I sindacati dei pensionati e i vari patronati sono già attrezzati per fornire consigli e, magari, pure una mano.

Irrilevante, infine, appare la motivazione della maggior sicurezza che ci sarebbe per i pensionati all’uscita degli uffici postali, prede di delinquenza varia. L’ultima rapina di questo tipo si è conclusa con il malvivente indignato dall’esiguità della pensione, rimpinguata da una sua piccola offerta…

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