L’appello del Pontefice a Putin e Zelensky e l’invito ai responsabili politici delle nazioni a «promuovere e sostenere iniziative di dialogo»
di Agensir
Un doppio appello: a Putin e Zelensky, per scongiurare «il rischio di un’escalation nucleare, fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale»; vista «la grave situazione creatasi negli ultimi giorni, con ulteriori azioni contrarie ai principi del diritto internazionale». A rivolgerlo è stato il Papa, prima dell’Angelus di ieri in piazza San Pietro.
«Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte -le parole di Francesco -. D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina a essere aperto a serie proposte di pace».
«A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo – l’invito allargato ai responsabili del mondo -. Per favore, facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia! Dopo sette mesi di ostilità, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia».
«La guerra in se stessa è un errore e un orrore – ha esclamato il Papa -. Confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nell’intercessione materna della Regina della pace, nel momento in cui si eleva la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, spiritualmente uniti ai fedeli radunati presso il suo Santuario e in tante parti del mondo».
Pezzi: «Solo questo può cambiare il mondo»
«Un appello così accorato e profondo può venire solamente da una immedesimazione profonda con il cuore di Cristo e questo e solo questo rende ragione di questa preghiera così intensa, profonda. Penso che queste parole non possono non raggiungere il cuore del presidente russo, del presidente ucraino e anche forse di tanti altri. Almeno me lo auguro»: così l’arcivescovo di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, ha commentato l’inedito Angelus di papa Francesco, interamente dedicato alla crisi ucraina e alla preghiera per la pace.
«La situazione è realmente preoccupante – ha aggiunto -. Desta una grave preoccupazione e il Papa non lo nasconde. Anche noi non dobbiamo nascondercelo. Ma soprattutto penso che come dice papa Francesco la preoccupazione nasce da una escalation che si nota e dalla mancanza di un cammino che non si è intrapreso verso una de-escalation. Penso che nella misura in cui queste parole toccheranno il cuore di tanti, questo può cambiare il destino del mondo. Non dimentichiamo che le forze che muovono il destino dei popoli sono le stesse che muovono il cuore dell’uomo e quindi tutto realmente dipende da come e quanto questo annuncio viene accolto».