L’appello del Pontefice all’Angelus: «La guerra è una pazzia, fermatevi». Due Cardinali inviati in Ucraina. Il cardinale Parolin a Tv2000: «Siamo disponibili a iniziative sul piano diplomatico»
di Agensir
«In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria». Lo ha detto ieri Papa Francesco al termine dell’Angelus pronunciato in piazza San Pietro, rivolgendo il suo «accorato appello» perché «si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura».
Grazie a chi accoglie e a chi informa
Il Papa ha ringraziato «tutti coloro che stanno accogliendo i profughi. Soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato – e prevalga pure il buon senso -. E si torni a rispettare il diritto internazionale! E vorrei ringraziare anche le giornaliste e i giornalisti che per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita. Grazie, fratelli e sorelle, per questo vostro servizio! Un servizio che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra».
Quindi la preghiera recitata in piazza per l’Ucraina. Poi, Francesco ha ribadito che «la Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace». «In questi giorni – ha riferito -, sono andati in Ucraina due Cardinali, per servire il popolo, per aiutare. Il cardinale Krajewski, Elemosiniere, per portare gli aiuti ai bisognosi, e il cardinale Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Questa presenza dei due Cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”».
Parolin: «Evitare escalation»
«Quello che si deve fare adesso, prima di tutto è fermare le armi e i combattimenti ma soprattutto evitare una escalation. E la prima escalation è proprio quella verbale». Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000.
«Quando si cominciano a usare certe parole ed espressioni – ha aggiunto – queste non fanno altro che accendere gli animi e portano naturalmente e insensibilmente all’uso di ben altri mezzi che sono le armi micidiali che vediamo in azione in questo momento in Ucraina. Ha poi ribadito che «noi siamo disponibili. Se è ritenuto che la nostra presenza e la nostra azione possa aiutare, noi siamo lì».
«L’intervento della Santa Sede si colloca a più livelli – ha spiegato il card. Parolin -. Il livello religioso che è quello di invitare a una insistente preghiera affinché Dio doni la pace a quella martoriata terra e coinvolgere i credenti a questa preghiera corale. Poi c’è l’aspetto umanitario soprattutto attraverso le Caritas e le Diocesi che sono molto impegnate nell’accogliere i profughi che vengono dall’Ucraina. E poi c’è la disponibilità di iniziative sul piano diplomatico. Abbiamo offerto, come ha detto il Papa, la disponibilità della Santa Sede di aiutare in tutti i modi per poter fermare le armi e la violenza e negoziare una soluzione. E ci sono vari tentativi che si stanno svolgendo in giro per il mondo».