Ucciso insieme all'ambasciatore Attanasio e al carabiniere Vittorio Iacovacci. In sua memoria il World food programme ha proclamato un giorno di lutto. Così lo ricordano all'interno dell'organizzazione
di Patrizia
Caiffa
Era conosciuto come “il decano” degli autisti perché considerato una guida e un riferimento per il team di dieci persone con cui lavorava nel Nord Kivu per il World food programme, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni (Wfp o Pam). Mustapha Milambo è l’autista congolese che ha perso la vita durante l’attacco di lunedì 22 febbraio alle due auto del Wfp sulla strada da Goma a Rutshuru, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, durante il quale sono stati uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci. Si stavano recando in visita a un programma di alimentazione scolastica del Wfp. L’autista Mustapha Milambo è stato ucciso all’istante, gli altri sei passeggeri sono stati poi costretti con le armi a entrare nella foresta circostante dove si è verificato uno scontro a fuoco, nel quale hanno perso la vita i due italiani. Gli altri quattro componenti del gruppo, tutti del Wfp, sono salvi e al sicuro.
In memoria di Milambo il Wfp ha proclamato un giorno di lutto e le bandiere di tutte le sue sedi nel mondo sono esposte a mezz’asta.«Piangiamo la tragica morte di Mustapha durante il servizio – dicono al Wfp – e non dimenticheremo mai il suo sacrificio».
Lascia una famiglia numerosa
Mustapha Milambo, nato a Goma, sposato nel ’90, con figli e una famiglia numerosa, lavorava per il Wfp dal 2005. All’inizio come autista nell’ufficio di Beni. Dopo la chiusura è stato trasferito nell’ufficio di Goma, sempre nel Nord Kivu, che conta uno staff di almeno 150 operatori, sui 600 presenti in tutta la Repubblica democratica del Congo. Dal suo profilo social si capisce che era musulmano, una laurea a Kinshasa, quindi il lavoro al Wfp. Nei suoi post prendeva apertamente le distanze dal fondamentalismo islamico e condannava con decisione la violenza dei gruppi armati.
Il ricordo dei colleghi
«Mustapha era parte di questa famiglia – così lo ricordano al Wfp, che ha sede a Roma -. I suoi amici e colleghi sono profondamente scioccati dalla notizia della sua morte. Era una persona gentile e disponibile, sempre pronta ad aiutare gli altri». Mustapha, proseguono, «amava il suo lavoro ed era completamente dedito alla missione di salvare vite umane» nel suo Paese, che continua a soffrire per le conseguenze del conflitto interno, la povertà, la fame e la malnutrizione.
Nella R.D. Congo almeno 19,6 milioni di persone vivono in uno stato di forte insicurezza alimentare. Oltre 5,8 milioni di bambini e donne soffrono di malnutrizione acuta. Questi dati attribuiscono al Paese africano il triste primato della più estesa emergenza alimentare nel mondo in termini di numeri assoluti.