La mission affidata dl Presidente della Repubblica in occasione del 25 aprile
di Alberto CAMPOLEONI
«Inizio dalla memoria». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto ai ragazzi delle scuole vincitrici del concorso “Dalla Resistenza alla cittadinanza attiva”, ricevendoli al Quirinale. Il concorso è stato promosso dal Miur, d’intesa con l’Associazione nazionale partigiani d’Italia in occasione del 70esimo anniversario della Lotta di Liberazione, ed è una delle moltissime iniziative, di diverso genere, che hanno coinvolto e coinvolgono le scuole nel ricordo della Liberazione e della Resistenza.
«Memoria», ha detto il presidente, ricordando l’episodio di un ragazzo romano di 12 anni, Ugo Forno, medaglia d’oro al valor civile per la Resistenza, morto a Roma combattendo i tedeschi e difendendo un ponte. «Memoria e futuro», ha aggiunto, spiegando come le due cose siano collegate e legate proprio alla scuola. «La connessione tra memoria e futuro è compito della scuola – ha spiegato Mattarella -, è compito dello studio, è compito della riflessione critica che ognuno di voi è chiamato a fare e che la scuola vi aiuta a fare. Così si crea cultura, così si crea una memoria condivisa che rafforza la convivenza, la comunità, mantenendo il ricordo di quel che è avvenuto perché la vita sia sempre migliore e non debba passare attraverso quelle fasi drammatiche e quei grandi, terribili sacrifici… Anche perché, se vi è un pericolo in questo nostro tempo, è quello dell’appiattimento sul presente, che rimuove la memoria e che rischia di togliere il senso della storia e lo spirito critico».
Quella della Liberazione è una festa, ha detto ancora Mattarella, «una festa di libertà e di speranza», che ricorda come la libertà sia stata conquistata «grazie al sacrificio di tanti e che noi abbiamo il compito di mantenere, sviluppare, consolidare sempre di più». Quindi, ragazzi – ha insistito – «il futuro è nelle vostre mani, nella vostra capacità di riflessione, di comportamento, d’impegno. Avete il compito di un mondo sempre migliore, in cui la convivenza risponda sempre di più ai valori che rendono la vita bella, nobile, piacevole».
Il discorso del presidente Mattarella agli studenti fa riflettere non solo i più giovani proprio sul ruolo della scuola nella costruzione del tessuto comune di un Paese. Fa capire perché proprio la scuola deve essere la priorità di una società che tenga a se stessa e a migliorarsi. Senza la paura d’innovare o di affrontare le sfide sempre nuove che i tempi pongono di fronte allo sviluppo delle generazioni. Tuttavia con la consapevolezza che attraverso il “meccanismo” della scuola avviene una singolare trasformazione, una rielaborazione continua che ha a che fare con i saperi, certo, con le competenza, senza dubbio, ma prima ancora e più in profondità, con le coscienze.
L’attualità ci restituisce, proprio in questi giorni, momenti di forte scontro sulla scuola, tra la proposta di riforma del governo e le diverse opposizioni che hanno già portato a proteste e minacciano scioperi. I toni si alzano quanto più si avvicinano le scadenze. In fondo, niente di nuovo. È successo spesso, ogni volta che si è provato a mettere mano alla riforma della scuola. E anche questo vuole dire qualcosa: al di là delle ragioni degli schieramenti, delle esigenze di procedere con i cambiamenti e delle resistenze più o meno motivate, siamo di fronte a un punto cruciale. La scuola è un patrimonio comune, sul quale tutti possono (e devono) da dire qualcosa. L’ascolto e la ricerca di punti condivisi – quando possibile e accompagnati al rispetto delle differenze – sono un’esigenza e una responsabilità di tutti.