Il monito del Capo dello Stato: «Deve essere chiaro che il rapporto con la natura è fatto di rispetto degli equilibri dell’ecosistema, pur se l’umanità ha dimostrato una costante propensione a misurarsi quotidianamente con i limiti conosciuti»
Con «quel che è avvenuto in ottobre, e mai come in quell’occasione – la tempesta Vaia – è stato chiaro all’opinione pubblica italiana che i mutamenti climatici in atto nel mondo comportano effetti pesanti anche sull’ambiente del nostro Paese e sulle condizioni di vita della nostra popolazione». Lo ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento a Belluno nel corso della cerimonia commemorativa dell’alluvione dell’ottobre 2018 nella Regione Veneto. Secondo il Capo dello Stato, «limitarsi a evocare la straordinarietà di fatti che si affacciano prepotentemente, per giustificare noncuranza verso una visione e progetti di più lungo periodo, è un incauto esercizio da sprovveduti».
«È a Belluno, oggi, che svolgiamo questa riflessione. È giusto farlo – ha osservato – sulle Alpi. È giusto che sia la montagna, grande questione nazionale, assieme a quella di tutte le aree interne, a proporci, ancora una volta, il tema delle risorse naturali del nostro Paese, della loro tutela, della garanzia ai cittadini della “sicurezza dei territori”. La attivazione, in via preventiva, della rete di Protezione civile è la conferma di come il modello di collaborazione tra Regione, Prefetture, forze del volontariato, possa giocare un ruolo prezioso non solo nell’emergenza delle catastrofi una volta verificatesi, ma, soprattutto, sul terreno della prevenzione per ridurne o evitarne le conseguenze».
Innovazione e saggezza
«Deve essere chiaro che il rapporto con la natura è fatto di rispetto degli equilibri dell’ecosistema, pur se l’umanità ha dimostrato una costante propensione a misurarsi quotidianamente con i limiti conosciuti», è il monito di Mattarella. Per il Capo dello Stato «dobbiamo sempre, nel nostro percorso verso il futuro, coltivare insieme innovazione e saggezza antica». E ha indicato due atteggiamenti che «devono andare di pari passo». «Anzitutto – ha spiegato – la costruzione di una attenta regia e di solidarietà internazionali, per affrontare quei comportamenti che contribuiscono a cambiamenti climatici dalle gravi conseguenze. Gli sforzi compiuti nelle diverse conferenze internazionali che si sono succedute hanno, sin qui, conseguito risultati significativi, ma ancora parziali e insufficienti», ha aggiunto, osservando che «siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario».
«In secondo luogo – ha proseguito – vanno respinte decisamente tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri. Opere di contenimento e regimentazione, se non suffragate dall’apprendimento delle precedenti esperienze, talvolta ottengono risultati opposti a quelli prefissati, violando equilibri secolari da difendere. Diversamente, rischiamo di ritrovarci altre volte a piangere vittime, frutto non della fatalità, ma drammatica conseguenza di responsabilità umane», ha ammonito Mattarella che, prima di raggiungere Belluno, si era recato a Longarone per deporre una corona presso il cimitero monumentale delle “Vittime del Vajont”.
L’omaggio alle vittime del Vajont
«Di fronte a tragedie come quella del Vajont la Repubblica è chiamata, anzitutto, a esprimere il proprio dolore a quanti, vittime e sopravvissuti, ne sono stati colpiti. Ma non si può limitare al cordoglio. La Repubblica è, in qualche modo, responsabile di quanto avviene sul suo territorio e quindi ha motivo di scusarsi con chi ha sofferto le conseguenze di disastri di questo genere», ha poi affermato a Belluno. «La Repubblica – ha osservato il Capo dello Stato – è anche, al contempo, vittima anch’essa delle scelte e dei comportamenti di coloro che hanno concorso causare immani sciagure come quella e io, rappresentando la Repubblica, nel porgere le scuse a quei rappresentanti, mi colloco accanto a chi avverte il dolore di quei lutti immani e tra coloro che ne conservano la memoria».
Un territorio fragile
«Il territorio del nostro Paese è fragile», ha sottolineato Mattarella. Per il Capo dello Stato, «occorre proseguire sulla strada di iniziative per la salvaguardia degli assetti idro-geologici. Queste iniziative sono state ampiamente delineate dal Parlamento in questi decenni ed è necessario un impegno condiviso delle istituzioni ai vari livelli per svilupparli e attuarli concretamente. La tutela ambientale e idro-geologica è amica delle persone, ne salvaguarda la vita e difende così il futuro delle nostre comunità, accompagnata, come deve essere, da un uso razionale e sostenibile delle risorse esistenti nell’area».
Mattarella ha anche sottolineato che «le conseguenze dell’abbandono dei territori, verificatosi sulle Alpi e sugli Appennini, vengono pagate, a caro prezzo, da queste zone, ma anche dagli insediamenti urbani e produttivi in pianura. Il rilancio di una politica per la montagna e le popolazioni che la abitano va non solo nella direzione della effettiva affermazione della eguaglianza fra i cittadini della Repubblica, ma rappresenta una sfida per il recupero pieno di aree abbandonate o sottoutilizzate, preziose per il processo di crescita dell’Italia».