Il Presidente della Repubblica: «Nessuno può pensare di chiamarsene fuori. Non è soltanto una stringente e doverosa esigenza morale e civile. È anche una necessità per ciascuno»
di Sergio
Mattarella
Presidente della Repubblica (discorso tenuto a Locri il 19 marzo 2017)
I mafiosi non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell’onore, non del coraggio. I loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate. Tra le vittime delle mafie non ci sono soltanto coloro che le hanno contrastate, consapevoli del pericolo cui si esponevano. La mafia, le mafie, non risparmiano nessuno. Uccidono chi si oppone ai loro interessi criminali. Ma non esitano a colpire chiunque diventi un ostacolo al raggiungimento dei loro obiettivi. Che sono denaro, potere, impunità. Per questo motivo, la lotta alle mafie riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno può pensare di chiamarsene fuori. Lottare contro la mafia non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. È anche, quindi, una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Una necessità per la società, che vuole essere libera, democratica, ordinata, solidale. Una necessità per lo Stato, che deve tutelare i diritti dei suoi cittadini e deve veder rispettata ovunque, senza zone franche, legalità e giustizia.
Le mafie sono la negazione dei diritti. Opprimono, spargono paura, minano i legami familiari e sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili. Vendono la droga, inquinano campi e acqua, contaminano alimenti e medicinali, incendiano boschi, devastano risorse ambientali. Le loro azioni criminali avranno effetti nocivi per generazioni. Riciclano i proventi illeciti in attività legali, falsando la concorrenza e inquinando i mercati. Trasformano in un’occasione di arricchimento ogni più turpe attività: la prostituzione, il traffico di esseri umani e di rifiuti tossici, il gioco d’azzardo, il commercio di armi, della droga e di organi del corpo umano.
L’Italia ha compiuto passi avanti nella lotta alle mafie. Negli anni sono state affinate le tecniche investigative, sono state varate, seguendo anche l’intuizione di uomini illuminati e spesso vittime delle mafie, leggi efficaci, che colpiscono duramente i patrimoni mafiosi, premiano la dissociazione, aggravano le pene, introducono nel codice nuove forme di reati. Sono state create strutture d’indagine e giudiziarie che consentono una capillare conoscenza sul territorio del fenomeno criminale. Occorre sostenere il lavoro quotidiano, la rettitudine, la professionalità, l’intelligenza di tante migliaia di donne e uomini dello Stato che ogni giorno – nella magistratura e nelle forze dell’ordine – difendono la nostra vita sociale, e la nostra libertà personale e familiare, dall’aggressione delle mafie, attraverso l’azione di prevenzione e di repressione. I risultati di questa azione ci sono; e sono sotto gli occhi di tutti. È bene ricordare che questa lotta, così dura, è stata e viene condotta sul terreno della legalità, del diritto, senza mai venir meno a quei principi che contraddistinguono uno Stato democratico. Ma è necessario non fermarsi. La mafia è ancora forte, è ancora presente. Controlla attività economiche, legali e illegali, tenta di dominare pezzi di territorio, cerca di arruolare in ogni ambiente. Bisogna azzerare le zone grigie, quelle della complicità, che sono il terreno di coltura di tante trame corruttive.
Accanto agli strumenti della prevenzione e della repressione, bisogna perfezionare quelli per prosciugare le paludi dell’inefficienza, dell’arbitrio, del clientelismo, del favoritismo, della corruzione, della mancanza di Stato, che sono l’ambiente naturale in cui le mafie vivono e prosperano. I vari livelli politico-amministrativi devono essere fedeli ai propri doveri e, quindi, impermeabili alle infiltrazioni e alle pressioni mafiose. La repressione dell’illegalità è inseparabile anche dalla resistenza civile. La lotta al fenomeno mafioso non avrebbe potuto raggiungere livelli così alti senza una profonda consapevolezza dei nostri concittadini, senza un forte cambio di mentalità, senza la promozione di una nuova cultura della legalità.
Come diceva Falcone, «la lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegnere». È l’orizzonte politico, giudiziario, di ordine pubblico, culturale, educativo, sociale del nostro impegno contro le mafie.