Il cedimento del ghiaccio, con il suo carico di lutto per le vittime e di ansia per i dispersi, ha il suono cupo del «grido della natura»

di Diego ANDREATTA
Direttore di “Vita Trentina”

Foto Ansa / Sir
Foto Ansa / Sir

La commossa e impegnativa dichiarazione di Mario Draghi dopo l’incontro con i familiari delle vittime e dei dispersi in Marmolada risuona quasi come un ultimatum: «Il governo deve riflettere», ha detto, a cogliere la decisione con cui eventi come questo riconducibili alla crisi ambientale devono essere affrontati nel futuro. Per «evitare che accadano» o almeno per ridurne al massimo la probabilità.

Un ultimatum perché essi non saranno più straordinari: distacchi e crolli – sempre verificatisi nel corso epocale della storia e delle stagioni – tendono ora a presentarsi in modo più frequente a causa delle condizioni climatiche determinate anche dall’intervento dell’uomo sull’ambiente.

Le parole della «Laudato si’»

Il cedimento del ghiaccio da quel catino del versante nord della Marmolada, con il suo carico di lutto per le vittime e di ansia per i dispersi, ha il suono cupo di quel «grido della natura», per dirla con le parole della Laudato Si’, che ogni uomo e ogni comunità deve saper cogliere in anticipo, ritrovando maggiore determinazione e anche unità d’intenti.

A proposito, ci è parso esemplare che l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e il vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni siano stati i primi già domenica sera a esprimere insieme una parola di cordoglio (leggi qui). I due pastori delle nostre terre confinanti sotto la Regina delle Dolomiti hanno così anticipato quella visione d’insieme e incoraggiato quell’impegno comune che la salvaguardia dell’ambiente richiede e che gli uomini del soccorso hanno poi dimostrato nella piena unità anche organizzativa, come evidenziato anche dal presidente Draghi.

 

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