Le preoccupazioni del presidente della Consulta nazionale antiusura e del coordinatore del Cartello delle associazioni, dopo l’intesa del 7 settembre nella Conferenza unificata Stato-Regioni
di Gigliola
ALFARO
Un anno e mezzo di confronto, anche serrato, prima di arrivare, il 7 settembre scorso, all’intesa sul riordino del settore dell’azzardo nella Conferenza unificata Stato-Regioni. Riduzione delle slot, taglio dei punti gioco, poteri degli enti locali: di questo si parla nell’intesa, nella quale, all’ultimo momento, è stato introdotto un emendamento decisivo per l’approvazione che consente alle Regioni di «prevedere forme maggiori di tutela per la popolazione» rispetto ai rischi «delle patologie afferenti la dipendenza da gioco d’azzardo». Monsignor Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura, e Attilio Simeone, coordinatore del Cartello delle associazioni “Insieme contro l’azzardo”, esprimono le loro preoccupazioni riguardo all’intesa raggiunta, i cui contenuti saranno tradotti dal Ministero dell’economia e delle finanze in un decreto ministeriale entro il 31 ottobre 2017.
Ha avuto il via libera l’intesa, dopo tanto dibattere…
D’Urso: «L’aspetto positivo è stato il dialogo. La nostra azione perseverante e martellante ha portato al riconoscimento a Regioni e Comuni di titoli di intervento diversamente dalla bozza precedente».
Con l’intesa quali poteri restano a Regioni e Comuni, considerando anche l’emendamento che è stato inserito nell’ultima bozza?
Simeone: «Premesso che tutto dipenderà da come l’intesa sarà tradotta nell’articolato legislativo, da un punto di vista giuridico, l’intesa raggiunta – oltre a disciplinare un tipo di attività che per le attuali caratteristiche è incostituzionale per contrasto all’articolo 41 della Costituzione – in merito ai poteri degli enti locali e Regioni segna un passo indietro. Mentre la nostra Costituzione lascia loro mano libera di intervenire qualora l’azzardo si manifesta con modalità molto aggressive sotto il profilo della salute pubblica, l’intesa raggiunta impone di tenere in considerazione anche gli investimenti fatti dai concessionari. Si è voluto creare un ostacolo in più».
Nel testo si parla di “gioco pubblico”, voi “associazioni di azzardo”…
D’Urso: «Sì, c’è un problema di linguaggio. Si continua a chiamare “gioco pubblico”, ingannando la gente, ciò che non lo è. Si tratta di una pratica che viene promossa a vantaggio di privati, attraverso una concessione dello Stato. Al gioco è legata una valenza positiva: come lo sport, socializza. Le scommesse non socializzano, piuttosto producono compulsività. Purtroppo, anche nel mondo dello sport si sta facendo un martellamento per indurre a scommettere».
Sul fronte pubblicitario l’intesa cosa stabilisce?
Simeone: «Nulla. Il Parlamento ha chiesto al Governo di adottare un decreto legislativo che andasse ad incidere sui fattori negativi e dannosi per la salute pubblica. L’intesa è carente proprio in questo. La pubblicità costituisce il veicolo privilegiato per far approdare un soggetto nell’ambito della patologia. I concessionari lo sanno bene, ecco perché non hanno voluto toccare questo aspetto nell’intesa».
Quanto incidono le lobby nell’azzardo?
D’Urso: «L’influenza delle lobby, riguardo al riordino dell’azzardo, viene sottolineata da tutti, ma nessuno la contrasta in modo incisivo. Purtroppo, il gioco è sfuggito dalle mani della politica e dello Stato. Staremo a vedere se con questo riordino lo Stato sarà capace di estromettere dall’azzardo le lobby, che oggi la fanno da padrone. Come noi abbiamo deciso di stare dalla parte delle vittime, anche la politica deve fare una scelta di campo. Noi non vogliamo uno Stato biscazziere».
L’obiettivo dichiarato dell’intesa è la riduzione dell’offerta di gioco. I provvedimenti previsti sono sufficienti?
D’Urso: «Una riduzione non basta: se l’azzardo fa male, anche se ci sono poche vittime, è un fatto grave».
Simeone: «I temi sono due: la riduzione dell’offerta e l’incidenza delle lobby nelle scelte politiche e legislative. Innanzitutto, ridurre l’offerta non equivale a ridurre il consumo. Togliere dal mercato le slot obsolete installate nei rifugi alpini piuttosto che negli stabilimenti balneari e sostituirle con le Vlt, più aggressive in termini di capacità di fatturato e di rischio patologico conseguente, non comporterà necessariamente aver ridotto il consumo e, quindi, aver perseguito l’obiettivo della delega. Anzi, il timore che accada il contrario è assai fondato. L’istituzione di sale destinate nelle quali si entrerà mostrando un documento e di conseguenza non andando a disciplinare tutta l’offerta di azzardo come, ad esempio, i gratta e vinci, farà aumentare proprio il consumo di questi ultimi e quello on-line che non presenta attualmente alcuna disciplina. Per, la seconda questione, la nostra Costituzione non consente alla politica di farsi condizionare dalle lobby. Solo le formazioni sociali (associazioni, famiglia, enti no profit) in quanto portatrici di interessi collettivi diffusi sono legittimate a intervenire nel procedimento di formazione delle leggi. Tutto il resto rientra nell’illegale».
Quali effetti concreti produrrà l’intesa sul territorio o è necessario il decreto ministeriale di fine ottobre per una valutazione più puntuale?
Simeone: «Il decreto legislativo sarà fondamentale per capire la portata dell’intesa. Esso, se scritto con la coscienza del buon padre di famiglia, potrà costituire un punto importante di riflessione al fine di un riordino integrale dell’offerta di azzardo; se scritto, invece, dalle concessionarie ovvero in vista delle entrate fiscali comporterà solo l’effetto di far aumentare il peso giudiziario dinanzi ai Tar perché, mi auguro, gli enti locali non vorranno rinunciare alle prerogative riconosciute loro dalla Costituzione».
Come continua l’impegno della Consulta antiusura contro l’azzardo?
D’Urso: «Continueremo il nostro servizio accanto alle vittime. Occorre promuovere un’educazione al gioco e alla sobrietà a scuola, in famiglia, nelle parrocchie, nelle altre agenzie educative. Non si possono ignorare le conseguenze negative dell’azzardo. Stiamo vivendo un momento difficile: non siamo usciti dalla crisi e certamente la mancanza di lavoro continuerà a indurre la gente a tentare la fortuna. Non dimentichiamo poi che le vittime dell’azzardo diventano vittime di usura e quante famiglie si sfasciano. Stiamo anche studiando come offrire un’assistenza legale ai gestori dei bar che vogliono togliere le macchinette ma che subiscono pressioni per non farlo».