«Europa: una “casa comune” da costruire insieme». Questo il tema di un affollato Convegno che ha posto a confronto storici, giornalisti, docenti, responsabili di articolazioni dell’Unione Europea, in vista delle prossime elezioni del 26 maggio. Punto di partenza il saggio “Europa” di Gianni Borsa e don Isacco Pagani
di Annamaria
Braccini
«Sicuramente, mai come ora, si confrontano, di fronte alle elezioni, due campi: quello dei sovranisti – che pure non vogliono più distruggere l’Europa, ma rifondarla -, e l’altro, quello di chi pensa che l’Europa vada rafforzata in un nuovo bilanciamento tra Stati nazionali e governo centrale». Parola di Luca Jahier, presidente del Comitato economico e sociale dell’Unione Europea, che aggiunge: «Nel primo schieramento non ci sono solo forze di destra, ma anche i socialisti dell’Est. Difendere la primazia dello Stato nazionale non è solo dei suprematisti».
È un’analisi profonda, condotta a più qualificate voci, quella che, presso la Fondazione San Fedele, scandaglia uno dei temi di più stringente attualità, in vista anche delle consultazioni nell’Unione che avranno luogo il 26 maggio prossimo. «Europa: una “casa comune” da costruire insieme» è, infatti, il titolo del Convegno promosso da Ucsi Lombardia, Fondazione culturale San Fedele, “Aggiornamenti Sociali”, Fondazione Giuseppe Lazzati, Azione Cattolica Ambrosiana, Caritas Ambrosiana, Acli milanesi, in collaborazione con l’Ufficio di informazione del Parlamento europeo di Milano e prendendo spunto dalla pubblicazione del volume “Europa”, di Gianni Borsa e Isacco Pagani (In Dialogo editore). Presenti gli autori e con la moderazione del giornalista di “Avvenire”, Diego Motta, portano i saluti istituzionali iniziali, presidenti e responsabili degli Enti organizzatori, mentre Piero Graglia, docente di Storia dell’integrazione europea, alla “Statale”, definisce il quadro storico di riferimento.
«La vera questione è come l’Europa vuole posizionarsi di fronte alla crisi, che non è solo economica, e a sfide come l’enorme trasformazione delle nostre economie (con il modello 4.0, la digitalizzazione e la robotica) che comporterà un mutamento radicale del ciclo della produzione. E, poi, ci sono i cambiamenti climatici e del sistema sociale, fino ad arrivare alla sfida democratica, in una situazione di crisi dei partiti, della rappresentanza e della governance internazionale. Credo che l’Europa abbia in sé le forze di cambiamento, sociali e civili per poter governare questa transizione. È l’Agenda “2030” e tanti già lo hanno capito, come la Cina. Prima lo faremo anche noi e meglio sarà, ma occorre che L’Europa offra, dei 17 obiettivi sostenibili dell’Agenda, una comunicazione comprensibile», conclude Jahier.
Milena Santerini, docente in “Cattolica” di Pedagogia generale, già deputato, osserva: «L’Europa è necessaria perché lo dice la storia. Dopo la Seconda guerra mondiale vi è stata una reazione positiva, in quanto l’organismo collettivo ha saputo reagire, non perdendo, appunto, il senso della storia, come invece era successo dopo la Prima guerra mondial, quando l’Europa non era riuscita a elaborare il lutto di devastazioni immense».
E, ancora: «L’Europa è una necessità di fronte a un mondo globale e al risorgere dei sovranismi. Siamo consapevoli di questo?», si chiede Santerini che fa riferimento alle difficoltà insorte dopo la bocciatura, nel maggio 2005, della Costituzione europea, e all’ingresso dei Paesi dell’Est, in specie, di quelli riferibili al Gruppo di Wisegrad: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia.
«L’Europa è anche necessaria di fronte all’ineguaglianza. La sensazione è che la critica al liberalismo economico sia slittata, silenziosamente, verso una critica del liberalismo politico. Ma oggi, chi, se non l’Europa, ha alzato la voce sulle regole dell’antitrust contestando i giganti dei monopoli multinazionali del web?. Ricordiamo che l’Unione europea ci sta difendendo. Credo che le politiche europee, all’inizio più che altro economiche, siano andate verso la coesione sociale. Certo, noi italiani non siamo molto bravi nello spendere i soldi: siamo i secondi per somme ricevute, ma sestultimi per capacità di spesa. Senza dimenticare che 78 milioni l’anno vanno all’Ue per procedure di infrazione gravi, ad esempio, relative all’ambiente con le discariche o ai diritti delle persone per il sovraffollamento carcerario. Nel 2017 eravamo riusciti a diminuire le infrazioni, nel 2018 siamo risaliti a 148 milioni di multa. L’Europa è necessaria nella difesa dei diritti. Dai “confini sdrammatizzati”, l’Unione è riuscita ad avere una voce unanime sul tema del diritto riparativo e non vendicativo».
Un’ultima dolorosa notazione è sul tema dei migranti. «Attenzione: la xenofobia non è un corallaio dei movimenti populisti, ne è il cuore, perché hanno bisogno di un nemico per fare coesione interna. È scritta nel loro DNA. Da questo punto di vista, la solidarietà europea è mortificante, perché non ha trovato voce unanime, e non è riuscita a dire quanto l’identità stessa dell’Europa dipenda dalla sua capacità profonda di accoglienza. L’Europa è un valore per chi non c’è l’ha, come ha notato uno studioso iraniano. Ricordiamo la questione dell’identificazione dei morti nel Mediterraneo, 20.000 su 30.000 non hanno un nome e la maggioranza erano ragazzi che venivano in Europa per studiare. Non si tratta di contrapporre la razionalità al cuore, ma di una parola sola: giustizia» .
Giuseppina Paterniti, oggi direttore del Tg3 Rai e, a lungo, corrispondente per l’UE, parla di fake news e di centrali di produzione di informazione manipolata, come la Russia. «Sappiamo che le sfide si giocano sul piano mondiale e il passaggio sognato all’inizio della Comunità, ora, deve avere a che fare anche con i rapporti con le grandi superpotenze». Ma quali possono essere i percorsi?
«È necessario puntare al tema del popolo. Riusciamo a percepirci tali? Oggi non vediamo un orizzonte, ma i ragazzi sono riusciti a creare una rete a livello europeo che si basa su ciò che a loro sta a cuore, il futuro e l’ambiente» Il riferimento è, ovviamente, a Greta e alle centinaia di migliaia di giovani scesi in piazza in tutto il Continente proprio per la difesa dell’ambiente.
Un tema, questo, che è nelle corde dell’Europa e dei cattolici, basti pensare all’Enciclica di papa Francesco “Laudato sì”. Se riusciamo a intrecciare questo movimento giovanile che nasce e che chiede risposte a livello sovranazionale, con l’Europa, faremo grandi passi avanti», spiega ancora Paterniti che annuncia l’iniziativa del telegiornale da lei diretto (inizierà lunedì prossimo) che porterà a una sorta di viaggio nell’Unione. Con “Stavolta voto” «racconteremo socialmente cosa ci accomuna. Adesso l’Europa è soprattutto intergovernativa, e questo va cambiato con un potenziamento della dimensione politica comune. Bisogna puntare sul capitale umano e scommettere sull’ambiente, creando anche posti di lavoro a fronte di un modello produttivo che, nel giro di 6/7 anni sarà totalmente modificato».
Bruno Marasà, responsabile dell’Ufficio di informazione del Parlamento europeo di Milano, da parte sua, sottolinea: «Va raccontato ai giovani come l’Europa sia nata da una spinta ideale – i tre Padri fondatori erano cattolici convinti – intrecciata alle necessità concrete della ricostruzione di un’Europa devastata. L’Europa è difficile da raccontare per la sua complessità, ma è necessario farlo. Non si può parlare di Europa in senso complessivo, bisogna chiedersi come operano e cosa fanno le singole componenti della sua governance. Sarebbe opportuno fare studiare, nei Licei, gli Elementi delle Istituzioni Europee per superare questo pregiudizio di banalizzazione. Diciamo, ad esempio, che l’Italia vende prodotti, nel mercato unico europeo, per 250 miliardi di euro l’anno? Con 4 miliardi di euro partecipiamo a una costruzione che ci permette tutto questo», scandisce Marasà, indicando, come modello virtuoso di comunicazione, la piattaforma online www.stavoltavoto.eu, alla quale sono iscritte già 12.000 persone, promossa per sensibilizzare avvicinandosi alle elezioni.