A Izyum il cardinale Krajewski si è recato anche nei sotterranei delle torture: «La guerra è brutale e crudele». Il Vescovo di Kharkiv: «È stato terribilmente difficile»
di Maria Chiara
BIAGIONI
Agensir
Una visita sui luoghi degli orrori, in preghiera a Izyum davanti ai corpi gettati in una delle più grandi fosse comuni trovate finora in Ucraina. In silenzio nelle stanze delle torture. È la tappa, forse la più difficile, del pellegrinaggio «in silenzio e in preghiera» che il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco e prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità, sta facendo in questi giorni in Ucraina. A raccontarla è monsignor Pavlo Honcharuk, vescovo della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia, che lo ha accompagnato.
«Oggi siamo andati nei luoghi delle sepolture di massa, a Izyum, dove sono stati riesumati i corpi – racconta il Vescovo al sito della Chiesa cattolica latina -. È stato terribilmente difficile. Quando la squadra stava scavando, quando abbiamo guardato questi corpi, in qualche modo gettati nelle fosse… un corpo senza gambe, il secondo con le gambe rotte… Come se non bastasse che la loro morte fosse così disumana, la sepoltura era anche indifferente. Si sentiva un fetore molto forte, mi ha davvero colpito: un odore molto pesante. E ci sono tante di quelle tombe… Anche il Cardinale è rimasto molto colpito. Abbiamo camminato con lui, ha guardato tutto questo ed è stata ovviamente un’esperienza profonda per lui».
Una Messa dopo la Messa
«Un momento» dal punto di vista «emotivo molto difficile. Anche se so che questa è una guerra, che porta sempre vittime, quello che mi ha commosso molto a Izyum sono i 50 soldati, poliziotti, giovani che hanno riesumato questi corpi. Lo hanno fatto con profondo rispetto e in perfetto silenzio… È stato un momento traboccante di preghiera. Anche io direi che è stato una Santa Messa, dopo la Santa Messa». Lo scrive lo stesso cardinale Krajewski sul portale della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia. «È stata una giornata molto difficile. Il vescovo Pavel e io siamo andati a Izyum, dove sono state uccise tante persone e ora sono in corso le esumazioni. Un luogo dove vengono estratti i corpi delle persone torturate, uccise per odio».
Il Cardinale è rimasto colpito dalla cura con cui le forze dell’ordine stanno svolgendo questo lavoro: «Era come se stessero scavando i propri cari. Questo mi ha commosso molto, perché con tutto il pericolo di razzi che sta accadendo lì, hanno tirato fuori da se stessi ciò che è più bello, un grande rispetto per il defunto. Mi ha commosso molto, perché la guerra è brutale e crudele, ma quelle hanno mostrato ciò che è più bello c’è in un uomo: grande rispetto, delicatezza e amore per un’altra persona. Perché è proprio così che si esprime l’amore per il prossimo. Questa giornata è stata molto evangelica, perché abbiamo reso omaggio a persone che sono morte tragicamente. Non avevamo odio, nessuna vendetta contro coloro che l’hanno fatto. C’era solo un grande desiderio per una dignitosa sepoltura di queste persone».
Il Vescovo e il «Cardinale di Papa Francesco» – come viene chiamato qui – hanno anche visitato la stazione di polizia, da cui i russi hanno ricavato una camera di tortura. «Siamo entrati in quei sotterranei, i luoghi dove erano tenute quelle persone – condizioni terribili, fredde, umide, buie, sporche, completamente disumane. Abbiamo visto questo male e tutto questo crimine commesso. E sta ancora accadendo, e possiamo solo chiederci cosa non è ancora rivelato».
Un segno della vicinanza del Papa
Il Cardinale sta incontrando i sacerdoti, i religiosi, rappresentanti di altre comunità religiose e chiese. «Il suo arrivo – spiega il vescovo Honcharuk – è segno della presenza del Santo Padre con coloro che sono su questa terra, che sono rimasti, hanno sopportato. Questa è la sua missione». Ovunque va, il Cardinale distribuisce rosari. «Oggi – ricorda monsignor Honcharuk -, quando siamo passati dal posto di blocco, anche lì sono stati donati i rosari. Noi diciamo: lui è del Vaticano, è il nostro Cardinale, è un rappresentante di Papa Francesco».
Oggi il cardinale Krajewski lascerà Kharkiv per Kiev. La sua missione finisce qui. Sempre sul sito della Chiesa cattolica latina, monsignor Jan Sobil, vescovo ausiliare della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia, che ha accompagnato il Cardinale nella prima parte del viaggio da Odessa e che era con lui durante la sparatoria (leggi qui), ha detto: «Il Cardinale vuole andare fino in prima linea per visitare tutti i sacerdoti e tutte le comunità che sono state fedelmente con la gente dall’inizio della guerra, che non hanno lasciato le loro parrocchie, per aiutare le persone. Ovunque vuole trasmettere la benedizione del Papa. Inoltre informa costantemente il Santo Padre della sua visita. Il Papa è molto interessato alla visita del cardinale Konrad in Ucraina. È come se lo stesso Santo Padre ci benedicesse attraverso le mani del Cardinale».