Valutazione, efficienza, internazionalizzazione, inclusione, attenzione agli studenti più fragili, investimento nel personale, nelle strutture e in programmi di eccellenza educativa sono al centro de “Il diritto di apprendere”
Un manuale di economia gestionale, oltre che un saggio di lettura piacevole, còlta, accattivante nonostante le tabelle, spiega come la scuola pubblica italiana, statale e paritaria, nelle due forme entrambe necessarie – cfr la Legge 62/2000 – per la creazione di un sistema scolastico integrato di vera qualità, è chiamata a raccogliere nei prossimi anni sfide importanti, quali quella della valutazione continua, dell’efficienza, dell’internazionalizzazione, dell’inclusione, dell’attenzione agli studenti più fragili, ma anche quella dell’investimento continuo nel personale, nelle strutture, in programmi di vera eccellenza educativa. È sicuramente diritto delle famiglie auspicare una scuola di questa tempra, come bene ha detto papa Francesco sabato 5 dicembre ai membri dell’Agesc: «Come genitori, siete depositari del dovere e del diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, aiutando in tal senso in maniera positiva e costante il compito della scuola. Spetta a voi il diritto di richiedere un’educazione conveniente per i vostri figli, un’educazione integrale e aperta ai più autentici valori».
Ciò implica che lo studente e la sua famiglia siano messi al centro dei processi formativi della scuola pubblica, paritaria e statale; occorre passare a un sistema di finanziamento maggiormente centrato sullo studente, come per esempio già si verifica in Sanità, dove il singolo cittadino italiano gode da anni di un finanziamento pubblico “a prestazione”, che può indirizzare liberamente verso una struttura sanitaria pubblica o una struttura sanitaria accreditata, da lui preferita rispetto alle altre. Analogamente, potrebbe essere sperimentato il meccanismo del “finanziamento ad personam” (per allievo), diverso per Corsi e Gradi e per differenti condizioni personali dello studente, il quale potrà decidere di spenderlo liberamente nelle strutture scolastiche pubbliche, paritarie o statali, di suo gradimento.
Questo finanziamento per allievo potrebbe essere commisurato al costo standard di sostenibilità per allievo, cioè quel costo (reale e non teorico), che una struttura scolastica statale o paritaria sosterrebbe annualmente (per ciascuno studente), qualora essa operasse secondo precise condizioni di qualità, efficacia, efficienza, inclusione e sostenibilità economica dei processi. Il costo standard di sostenibilità – al di là e oltre i benefici effetti sulla spesa pubblica – costituisce il principale strumento di innovazione del sistema della scuola pubblica italiana, paritaria e statale: uno strumento di vera libertà di scelta educativa in un pluralismo formativo, governato dalla preferenza degli studenti e delle loro famiglie.
Si tratta di un costo standard diverso per ciascun grado di scuola (infanzia, primaria, secondaria di primo grado, secondaria di II grado con le sue tipologie), uguale per le scuole pubbliche paritarie e statali, differenziato rispetto alle esigenze degli studenti più deboli (per esempio gli studenti portatori di handicap) e naturalmente dei disagiati; un parametro che riconosce anche la necessità di tutte le scuole di fare investimenti continui e che incentiva doverosi comportamenti di efficienza e di sostenibilità economica.
Il finanziamento per allievo rappresentato dal costo standard di sostenibilità (non ricevuto dallo studente, ma erogato direttamente alla scuola prescelta), varia chiaramente a seconda del grado di scuola. Per esempio, il “prezzo” che lo Stato dovrebbe pagare all’anno per ogni studente della scuola dell’infanzia paritaria o statale sarebbe di € 4.573,91 (se si stratta di uno studente appartenente a una famiglia non abbiente) e di euro 3.201,73 (per gli altri studenti). Il finanziamento sarebbe invece di € 5.369,58, se nella classe è presente uno studente con handicap.
Le cifre per la scuola primaria paritaria o statale sarebbero di € 4.851,19 annui (se si stratta di uno studente appartenente a una famiglia meno abbiente) e per la scuola secondaria di primo grado (statale e paritaria) il costo annuo da finanziare sarebbe di € 6.968,90 per ogni studente (non abbiente), mentre i costi relativi al liceo scientifico sarebbero: per il biennio € 6.143,58 per studente (non abbiente) e triennio € 6.452,10 (che diventano rispettivamente di € 7.069,13 ed € 7.377,64 se in classe è presente uno studente disabile). Con riferimento agli altri licei, si hanno valori più o meno simili.
A fronte di una emergenza educativa implacabile, che richiederebbe un patto di acciaio tra tutte le istituzioni più sane della Nazione, l’Italia sta perdendo scuole pubbliche di altissima tradizione educativa – sia statali, sia paritarie – che si trovano o in gravi difficoltà gestionali o in precaria collocazione qualitativa, impossibilitate a migliorare attraverso la libera scelta delle famiglie, che stimola le idee e una sana concorrenza. Dove non c’è la libertà di scelta educativa, garantita dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, non può essere Buona la Scuola. Il vulnus è troppo grave. Nessuna illusione di cambiamento del sistema scolastico in un quadro di spending review cha salvi la qualità: se la Scuola non è Libera non può essere Buona, in quanto sarà solo subìta dall’utenza, considerata «incapace di intendere e di volere» in ordine alla libera scelta di una educazione nell’ambito di una pluralità di offerta formativa.