Attacco a Leopoli, la città dei profughi. Tra gli obiettivi anche la stazione centrale
di Maria Chiara
Biagioni
Agensir
Attacco a Leopoli, attacco alla città dei profughi. È don Taras Zheplinskyi, del Dipartimento di comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina, ad aggiornare su quanto sta accadendo in città. «Secondo le informazioni che stiamo ricevendo – dice – Leopoli è stata attaccata da cinque missili provocando la morte di 7 persone e 11 feriti». Il bilancio delle vittime è ovviamente provvisorio, ma dalle informazioni di don Taras Zheplinskyi, due feriti si trovano in condizioni molto gravi, mentre un bimbo dato per morto da alcune agenzie in realtà sarebbe ferito. I missili hanno colpito tre obiettivi di infrastrutture militari, un obiettivo civile, cioè un centro meccanico per auto e la stazione centrale dei treni. L’attacco per fortuna non ha causato vittime, né tra i dipendenti delle ferrovie, né tra i passeggeri. La stazione è un punto sensibile in questa parte dell’Ucraina: «È qui – spiega il sacerdote – che arriva tutto il flusso dei rifugiati che si muove dal Nord e dall’Est del Paese per riprendere poi la strada versi i diversi Paesi d’Europa».
Cinque milioni di profughi
Secondo i dati dell’Unhcr, sfiorano i 5 milioni le persone costrette a lasciare l’Ucraina per sfuggire alla guerra. In pratica quasi il 5 per cento dei 44 milioni di abitanti ha dovuto fuggire all’estero. L’attacco su Leopoli è arrivato nel primo giorno in cui i cattolici della Chiesa di rito bizantino e gli ortodossi cominciano a vivere la Settimana Santa, secondo il calendario giuliano. «Qui a Leopoli – confida il sacerdote – tante persone non avevano ancora sperimentato direttamente gli effetti della guerra. Gli attacchi missilistici si sono sentiti: le finestre delle case si sono rotte e anche decine di macchine sono state colpite. Finora Leopoli era una regione abbastanza pacifica anche perché è la città che accoglie tantissimi rifugiati. Ora si ha paura. Non sappiamo cosa aspettarci. Cominciamo la Settimana Santa in questa incertezza».
Le celebrazioni e il coprifuoco
Per stabilire gli orari delle celebrazioni pasquali e le visite nelle chiese, si è preso in considerazione gli orari del coprifuoco che differiscono da città a città, a seconda della gravità della situazione militare. Nella Regione di Leopoli, per esempio, il coprifuoco comincia alle 23 e finisce alle 6 di mattina. Sicuramente l’attacco mette tutti più in allerta, chiedendo «prudenza e attenzione».
Don Taras Zheplinskyi ricorda l’appello lanciato da papa Francesco nel suo messaggio pasquale. «Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre – ha detto il Pontefice -. Troppo sangue e violenza, è difficile credere che Cristo sia davvero risorto». Qualche giorno fa il Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose ha lanciato un appello per una “tregua pasquale” per la sicurezza dei luoghi di culto durante le festività religiose. «Siamo convinti – hanno detto i rappresentanti religiosi – che se c’è un desiderio e una buona volontà, la parte russa insieme ai rappresentanti competenti dell’Ucraina, nel quadro del processo negoziale in corso, potrebbero raggiungere accordi che fornirebbero ai civili dell’Ucraina l’opportunità di incontrarsi e celebrare i prossimi giorni sacri senza bombardamenti e rischi per la vita. Possa l’Altissimo infondere la saggezza e la misericordia a tutti coloro da cui dipende la soluzione di questo problema».
Ma il sacerdote di Leopoli ha dubbi sulla reale possibilità di una tregua: «Oltre 60 chiese sono state attaccate, alcune completamente distrutte, durante questi 54 giorni di conflitto», ricorda don Taras, ripercorrendo l’attacco al seminario cattolico di Vorzel, alla Caritas di Mariupol, alla chiesa greco-cattolica di Irpin. «I russi – aggiunge – non si sono fermati di fronte a niente. Lo abbiamo visto nelle città martoriate di Sumy, Chernihiv. È difficile quindi oggi credere che possano accogliere questo appello e rispettare una tregua pasquale».