Nella chiesa distrutta dal terremoto, le due statue sono rimaste intatte: «Troveranno posto in quella nuova che presto costruiremo», assicura padre Antuan
di padre
ANTUAN SJ
Carissimi tutti, eccomi qui di nuovo!
Non voglio parlarvi delle vittime, delle scosse che ci spaventano ancora o descrivervi le macerie che ci circondano, penso che paradossalmente voi abbiate più notizie che noi sulla vastità di questo terremoto e sulla devastazione che ha creato. La nostra quotidianità in realtà viene vissuta prevalentemente qui nella parrocchia e nel cortile dell’episcopio.
I nostri ospiti piangono i loro morti e noi con loro; in ogni momento arrivano notizie di questo tipo. Ma oggi abbiamo avuto anche qualche bella notizia che per qualche istante ci ha resi timidamente “felici”. Un gruppo di soldati spagnoli arrivati con una nave al porto di Iskenderun ci hanno portato degli aiuti umanitari e non solo. Li abbiamo scaricato tutti insieme facendo una catena umana. Appena li abbiamo scaricati John e altri volontari si sono organizzati per ridistribuirli in ogni direzione della città coinvolgendo anche l’amministratore del quartiere. Poi, con i soldati, abbiamo fatto una foto di gruppo sulle rovine della nostra amata Cattedrale. Da giorni volevamo tirare giù le statue della Madonna e di Sant’Antonio di Padova, rimaste in piedi e senza alcun danno. Il nostro caro Luca Bombelli e Enrico Tromba, due mitici italiani che fanno parte della nostra famiglia, hanno bisbigliato nelle mie orecchie: «Cosa dici se chiediamo ai soldati di darci una mano per tirarle giù?». Non l’ho fatto ripetere una seconda volta. Nella nuova Cattedrale che speriamo di costruire presto queste due statue avranno sicuramente un posto speciale e non perché mi chiamo Antuan anch’io.
Dopo gli spagnoli, sono arrivati alcuni amici iracheni mandati dal nostro caro fratello Abuna Remzi Diril, un sacerdote caldeo che serve a Istanbul, e che ci hanno dato una mano fraterna da Tokat. Nel pomeriggio, con il sostegno del nostro Kaymakam (sottoprefetto della città) abbiamo avuto finalmente anche la luce e la rete wifi. Ora la nostra cuoca potrà usare i fornelli che vanno con elettricità (solo ieri, con gli strumenti molto scarsi, grazie a Jülide siamo riusciti a distribuire circa 300 pasti caldi e sono fiducioso che domani sarà meglio di oggi).
Nella Santa Messa che abbiamo celebrata con la partecipazione di alcuni ospiti non cristiani ho raccontato la storia dell’incontro tra Santa Scolastica e il suo fratello San Benedetto e dentro di me ho pregato la Santa dicendo: «Ti prego, Santa Scolastica, qui in questi giorni d’inverno, mentre molti di noi siamo senzatetto non abbiamo bisogno né di uragani, né di lampi, tuoni e rovesci di pioggia… Assieme a te, che ora intercedi per noi, in ogni nostro respiro rendiamo già grazie a Dio per la vita che ci ha donato per servire gli altri!”.
Un abbraccio forte a tutti e benedizioni.