«A Kiev per ora non vado, prima devo andare a Mosca. Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…», ha detto il Pontefice al «Corriere della Sera»
di Filippo
Passantino
Agensir
«A Kiev per ora non vado, sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…». Lo ha detto Papa Francesco nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Il colloquio con Kirill
Il Pontefice guarda per la possibilità di agire insieme al patriarca della Chiesa ortodossa Kirill. Cita il colloquio di 40 minuti via zoom del 15 marzo scorso e le “giustificazioni” della guerra citate da Kirill, e torna sul mancato appuntamento a giugno a Gerusalemme. «Ho ascoltato – afferma Francesco nell’intervista al Corriere della Sera – e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare via di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».
L’intervista al quotidiano è centrata sul tema della guerra in Ucraina contro la quale il Papa si è appellato sin dal primo giorno, il 24 febbraio scorso, e per la quale tanti sono stati finora i tentativi di mediazione, a partire dalla telefonata a Zelenski, alla visita all’ambasciata russa presso la Santa Sede per chiedere di “fermare” le armi, e soprattutto con la disponibilità ad andare a Mosca fatta pervenire da subito al presidente Putin. «Ho chiesto al cardinale Parolin – racconta il Papa -, dopo venti giorni di guerra, di far arrivare il messaggio a Putin che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tutta questa brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa».