Circa seimila lettori all’udienza giubilare di sabato in piazza San Pietro. Presente anche una rappresentanza dell’Università Cattolica. Al centro della catechesi l’elemosina come “misericordia”

di M. Michela NICOLAIS

giubileo fisc

«Andate avanti così!». È da poco finita l’udienza giubilare di aprile sabato in piazza San Pietro, e papa Francesco consegna al “popolo” della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) -salutando il presidente Francesco Zanotti -un incoraggiamento che suona come viatico in vista dei prossimi traguardi. Il Giubileo dei settimanali cattolici segna l’inizio ufficiale delle celebrazioni per il 5o° della Federazione.

Un cammino iniziato 50 anni fa con un altro Papa, Paolo VI, a cui la Fisc aveva chiesto subito un’udienza. Sabato, nella stessa piazza, tra i 40 mila fedeli c’erano circa seimila persone in rappresentanza di 80 delle 192 testate aderenti alla Fisc: per il “popolo dei lettori”, che hanno accompagnato i vertici della Federazione, è stata la prima volta in piazza San Pietro con papa Francesco.

Tra le persone che hanno avuto la possibilità di salutarlo personalmente, nella delegazione della Fisc, c’era anche Boris Gentile, un detenuto del carcere di Pesaro che in questa giornata speciale era sotto la custodia di Raffaele Mazzoli, direttore del settimanale “Il Nuovo Amico” (Pesaro, Fano e Urbino).

Hanno viaggiato in pullman da tutta Italia per poter essere presenti all’appuntamento con papa Francesco. I cappellini rossi, il segno di riconoscimento: nel primo corridoio centrale tra le transenne, davanti al palco, lo striscione bianco e amaranto che è il simbolo della Federazione. Al termine dell’udienza il presidente della Fisc, Francesco Zanotti, ha consegnato al Papa una raccolta dei settimanali cattolici, rappresentativa della loro storia di “avamposti” della Chiesa locale sul territorio, accompagnata da una lettera con le linee di impegno per il futuro.

Nel saluto ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha salutato «i pellegrinaggi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; della Caritas di Casale Monferrato e della Federazione italiana settimanali cattolici». I seimila berretti rossi, per tutta risposta, hanno sventolato festosamente le copie dei loro settimanali.

Tra gli striscioni, spiccavano quello blu e bianco dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, giunta in pellegrinaggio a Roma alla vigilia della 92ª Giornata universitaria, che si è celebrata ieri in tutta Italia. Alla guida della delegazione della Cattolica e del Policlinico Gemelli, composta da oltre 1.500 persone, il rettore Franco Anelli e l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori.

L’elemosina è una parola che deriva dal greco e significa “misericordia”. A ricordarlo ai 40 mila fedeli presenti sabato per l’udienza giubilare di questo mese è stato il Papa, che ha fatto il suo ingresso in piazza sulla jeep bianca scoperta alle 10.10 circa. «Come la misericordia ha mille strade, mille modalità, così l’elemosina si esprime in tanto modi, per alleviare il disagio di quanti sono nel bisogno», ha proseguito Francesco, spiegando che «il dovere dell’elemosina è antico quanto la Bibbia», ed esige la capacità di rispondere alle esigenze dei destinatari di quello che nelle Scritture è «un ritornello continuo», ha detto il Papa esprimendosi a braccio, come ha fatto in gran parte della catechesi. «Offrire misericordia non può essere un peso o una noia da cui liberarsi in fretta, come da un ubriaco a cui non si dà l’obolo perché forse andrà a comprare vino per ubriacarsi». «Ci chiede di non fare l’elemosina per essere lodati e ammirati dagli uomini per la nostra generosità»: «non è l’apparenza che conta, ma la capacità di fermarsi per guardare in faccia la persona che chiede aiuto». Di qui l’interrogativo rivolto ai 40 mila in piazza: «Sono capace di fermarmi e guardare in faccia, guardare negli occhi, la persona che mi sta chiedendo aiuto?». Misericordia è «coinvolgersi con il povero», ha sintetizzato il Papa, concludendo l’udienza giubilare con un aneddoto a braccio, che racconta di come una mamma argentina abbia insegnato ai suoi tre figli a condividere ciò che si ha con i poveri: chiedendo loro di dare metà della cotoletta impanata al povero che ha appena bussato alla porta.

«Ho chiesto un’intervista al Papa». A rivelarlo è don Giorgio Zucchelli, già presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) e direttore del settimanale diocesano di Crema, “Il Nuovo Torrazzo”, che salutando Francesco al termine dell’udienza giubilare di oggi ha confidato di avergli chiesto un’intervista «perché rilanci i nostri giornali». «Siamo una Chiesa in uscita, entriamo nelle case della gente»: «Viviamo tutti un momento difficile», la lucida analisi, «e con l’aiuto e l’incoraggiamento del Papa vogliamo trovare insieme nuove strade per farci compagni di strada agli uomini di oggi». Un’occasione per «condividere la gioia» con un Papa che «ti guarda negli occhi». Così don Vincenzo Rini, past presidente della Fisc, direttore del settimanale “La vita cattolica” di Cremona e presidente del Sir, racconta la giornata di sabato, caratterizzata dalla «grande disponibilità dimostrata dal Papa dopo la catechesi. È passato a salutarci, ha ascoltato tutti, ha dato la mano a tutti. E lo ha fatto guardandoci negli occhi uno per uno, con un grande atto di carità nell’ascoltarci». «Per il Sir – è il bilancio di Livio Gualerzi, amministratore delegato del Sir – è stata una bella occasione per sentirsi al centro di un contesto ecclesiale di servizio», a favore di una «economia del dono». Il tema scelto dal Papa per la catechesi – l’elemosina – «è stata una testimonianza di quanto sia essenziale e cosa significhi veramente per il cristiano la capacità di donarsi, di rendersi un elemento di crescita per gli altri». È quello che fa quotidianamente il Sir, ricorda Gualerzi, che è uno «strumento di servizio al centro di un sistema – quello dei settimanali cattolici – che, pur in difficoltà, trova nel Sir una forte motivazione a proseguire nel proprio impegno sul versante comunicativo ecclesiale».

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