«Immaginiamo cosa può succedere quando finiranno le scorte di acqua e di cibo. Ma c’è anche emergenza freddo: tutti, grandi e piccoli, stanno soffrendo»
di Maria Chiara Biagioni
Agensir
«Sì, i bombardamenti si stanno intensificando, si stanno avvicinando al centro della città. Si capisce che stanno facendo dei tentativi ma non abbiamo notizie precise. Sono 16 giorni che stiamo sotto i bombardamenti. Se dovessimo seguire ogni allerta, dovremmo passare quasi tutto il tempo nel sotterraneo e ci sono altre priorità in questo momento, ci sono situazioni umanitarie da seguire e questioni di lavoro da fare». Insomma, la vita in nunziatura a Kiev va avanti. Raggiunto telefonicamente, è il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, ad aggiornare della situazione nella capitale, che figura sulla cartina tra le città più bersagliate dagli attacchi russi e dove per tutta la notte si sono registrati pesanti bombardamenti nei sobborghi della città.
Purtroppo, anche da altre città, come Irpin, arrivano notizie di macerie e cadaveri, sembra un massacro…
Sì, anche a Mariupol. Ci sono città senza luce, senza riscaldamento, senza gas. Proprio questa mattina riflettevo su una cosa. Come può l’umanità accettare una guerra in cui un bambino, di 1 o 5 mesi, anche se non è colpito direttamente da una bomba, è obbligato a stare al freddo, senza la luce? Come si può trovare una ragione per una guerra di questo tipo? Come può una guerra così continuare? Per non parlare di quelli che sono già caduti, che sono stati uccisi. Ci sono sacerdoti che stanno dentro i bunker e non possono uscire. So che a Irpin c’è un sacerdote bloccato. Immaginiamo cosa può succedere quando finiranno le scorte di acqua e di cibo. Ma c’è anche un’emergenza freddo: questa notte le temperature sono scese a meno 10 e tutti, grandi e piccoli, stanno soffrendo. Noi, qui in nunziatura, fino adesso, abbiamo ancora luce e riscaldamento. Siamo in una situazione abbastanza buona, ma non sappiamo cosa succederà. Così come non sappiamo cosa succederà a tutta la città di Kiev.
Avete paura?
Ci sono due aspetti. Il primo è che, pensando in quale situazione ci troviamo, è normale avere paura. Abbiamo paura perché vediamo che le bombe cadono ovunque, su ospedali, come è successo la notte scorsa a Mykolaiv su un ospedale oncologico. Ma anche sull’ospedale di Mariupol. Le bombe cadono sulle case, sugli orfanotrofi, sulle scuole, sulle chiese. Cadono ovunque. Certo, anche qui a Kiev non possiamo escludere del tutto questa possibilità. Anche la nunziatura può essere rasa al suolo. Non possiamo parlare in anticipo ma se dovessimo essere colpiti, significa che la guerra colpisce non solo l’Ucraina ma anche la Santa Sede. C’è poi l’aspetto del cuore. E il cuore ci dice stiamo facendo ciò che dobbiamo fare e che il Signore ci accompagna.
Ogni giorno è sempre peggio. Il Consiglio panucraino delle Chiese ha chiesto che la Bielorussia non venga coinvolta nel conflitto. C’è il rischio che il conflitto si allarghi. Quale l’appello?
Il Consiglio panucraino delle Chiese ha lanciato questo appello, ma ha anche proposto nei giorni scorsi una preghiera per l’unità e per chiedere al Signore che ci conceda la pace. Ripeto, non è possibile una guerra così, non c’è modo di spiegarla e di motivarla con nessuna ragione”.