La Conferenza episcopale disponibile a contribuire alla soluzione della crisi politica e sociale del Paese, di fronte alle proteste delle ultime settimane e alle violenze che hanno provocato la morte di oltre 50 persone.

di Bruno Desidera
Agensir

vescovi peruviani
La conferenza episcopale peruviana

«Come Vescovi offriamo ancora una volta il nostro servizio per mediare e costruire ponti di incontro. La Chiesa deve essere veramente solidale con l’intera umanità e la sua storia». La Conferenza episcopale peruviana mette in campo la propria disponibilità per dare un contributo alla soluzione della crisi politica e sociale del Paese, di fronte alle proteste delle ultime settimane e alle violenze che hanno provocato la morte di oltre cinquanta persone. I manifestanti continuano a chiedere le dimissioni della presidente Dina Boluarte, subentrata a Pedro Castillo dopo il fallito golpe, e immediate nuove elezioni.

Un cambio di rotta

I vescovi del Perù, nel messaggio diffuso nei giorni scorsi, a conclusione della propria assemblea plenaria, vedono «con grande dolore il duro confronto politico e sociale nel nostro Paese. Deploriamo la violenza scatenata perché la violenza genera solo altra violenza. La morte di oltre 50 fratelli e sorelle peruviani è una ferita profonda nel cuore del nostro popolo, così come la sofferenza di tutti i feriti, civili e poliziotti. Questo richiede un deciso cambio di rotta: vogliamo la pace».

Certamente, prosegue la nota, «queste atrocità che hanno portato il lutto nel Paese non possono rimanere impunite. I responsabili devono essere prontamente indagati e i responsabili devono essere identificati e puniti». Tuttavia, «in Perù c’è bisogno di tutti per costruire il Paese. Basta con la polarizzazione, basta con gli scontri, basta con gli scontri. Questa situazione richiede dialogo, ascolto e decisione. È tempo che le autorità e tutti gli attori politici si impegnino responsabilmente, in modo da trovare una via d’uscita consensuale da questa grave crisi».

Scrivono ancora i vescovi peruviani: «È tempo di alzare lo sguardo e di muoversi verso un incontro e una riconciliazione con la giustizia. Il Paese non deve continuare a vivere nell’ansia, nella paura e nell’incertezza. Assumiamo l’impegno di ricostruire il Perù e chiediamo anche alla società civile di assumersi le proprie responsabilità».

 

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