Lo ha fatto sapere la Società dei sacerdoti di Saint-Jacques, l’istituto missionario a cui appartengono
di Maria Chiara
BIAGIONI
Tutti i religiosi rapiti ad Haiti all’inizio di aprile sono stati rilasciati. Lo ha fatto sapere la Società dei sacerdoti di Saint-Jacques, l’istituto missionario a cui appartengono.
«Abbiamo trovato i nostri confratelli, le suore e i membri della famiglia di padre Jean Anel Joseph in buona salute», si legge in un comunicato dell’istituto missionario, senza specificare se sia stato pagato o meno un riscatto. Tre dei sette religiosi rapiti erano già stati rilasciati una settimana fa nel Paese afflitto da un clima di insicurezza e rapimenti criminali. Ma quattro religiosi e due laici erano ancora in mano dei prigionieri.
«Questa mattina presto, in Francia, abbiamo ricevuto con immensa gioia e grande sollievo la notizia della liberazione dei nostri fratelli e sorelle rapiti dai banditi, domenica 11 aprile – si legge nel comunicato dei missionari -. La notizia ci è stata comunicata dai responsabili regionali della Società dei sacerdoti di Saint-Jacques a Port-au-Prince. Questa liberazione arriva dopo venti lunghi giorni, da quando 10 nostri fratelli e sorelle sono stati rapiti dai banditi sulla strada per Ganthier, in un clima di generale insicurezza che si è intensificato ad Haiti negli ultimi mesi. Le nostre prime parole vanno ai nostri fratelli e sorelle liberati, per esprimere la nostra gioia e la nostra grande soddisfazione nel ritrovarli sani e salvi».
I missionari esprimono poi parole di gratitudine anche a tutte le persone e le istituzioni che hanno lavorato alla liberazione dei confratelli e tra questi citano in particolare l’arcivescovo di Port-au-Prince, monsignor Max Leroy Mesidor, la Conferenza dei vescovi di Haiti, la Conferenza dei religiosi di Haiti e l’ambasciata di Francia. «Continueremo a pregare per tutti coloro che sono ancora rapiti e sosterremo tutti gli sforzi compiuti per garantire il loro rilascio. Ma ancor di più, ci uniamo a qualsiasi iniziativa buona ed equa che miri a ripristinare ad Haiti un clima di pace e serenità».
Il rapimento era stato rivendicato da un capobanda locale. Il 15 aprile scorso, la Conferenza episcopale haitiana aveva chiesto a scuole, università e istituzioni cattoliche di rispettare un giorno di sciopero per “protestare” contro i rapimenti e l’insicurezza nel Paese. L’evento ha sconvolto l’opinione pubblica anche oltre oceano ed ha provocato una profonda crisi politica nel Paese, afflitto da un aumento dei rapimenti a scopo di estorsione negli ultimi mesi a Port-au-Prince e nelle province, a testimonianza della crescente influenza delle forze armate bande sul territorio haitiano.