«Non è il momento per la riforma strutturale del reddito di cittadinanza; va favorito un intervento urgente che arrivi tempestivamente a chi è senza tutele», dice il direttore. Nella Diocesi di Milano 16.500 famiglie chiedono aiuti alimentari, il doppio rispetto al periodo precedente alla pandemia. Già 800 le domande al Fondo San Giuseppe

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«Siamo molto preoccupati dell’evoluzione che ha preso il dibattito sul Reddito di Emergenza che il governo si appresta a varare. Spostare l’attenzione chiedendo una riforma strutturale dell’attuale Reddito di Cittadinanza rischia di ritardare l’efficacia di interventi adeguati alle esigenze del Paese in questo momento di estrema difficoltà, perché arriverebbe con estremo ritardo. Inoltre non sappiamo in questo momento quale scenario troveremo dopo la crisi sanitaria rischiando di fare modifiche che non aiuteranno i poveri di domani. Ribadiamo piuttosto che occorre una misura straordinaria che arrivi tempestivamente alle persone più in difficoltà e non raggiunte da altri interventi pubblici. Bisogna fare bene e presto se non vogliamo che i più fragili precipitino nella povertà e diventi poi più difficile e anche oneroso aiutarli a risalire la china.». Ad affermarlo è Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

Nel nostro Paese, dall’inizio dell’emergenza prodotta dal Covid 19, il numero dei poveri che si è rivolto alle Caritas diocesane è raddoppiato. Nella sola Diocesi di Milano, ricevono beni alimentari 16.500 famiglie, 5mila solo a Milano, dove l’assistenza è realizzata in collaborazione con il Comune. Prima della pandemia nel capoluogo lombardo erano 2500. Sono già 800 le famiglie che dal 25 marzo ad oggi hanno chiesto aiuto al Fondo San Giuseppe, istituito dall’Arcivescovo di Milano e dal Comune, per chi perde il lavoro a causa dell’epidemia.

«Nei Paesi più poveri le conseguenze della pandemia di Covid-19 stanno dando prova di poter essere ancor più pericolose e mortali del virus stesso, specialmente per le comunità maggiormente vulnerabili. Ma anche nella capitale economica del nostro Paese, il conto più salato, lo stanno pagando i più fragili. Occorrono misure urgenti che raggiungano le persone velocemente. I poveri non possono attendere», ha sottolineato Gualzetti.

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