Un dato che emerge dal Rapporto dell’Istituto Toniolo. Nella formazione dell'opinione politica contano prima la famiglia e poi i leader del passato; scarsissimo il peso dato alle figure attuali
Il rapporto tra giovani italiani e politica non è dei più felici. Troppe le promesse mancate e le inadempienze nel fornire risposte credibili e solide per migliorare il presente e il futuro delle nuove generazioni.
Fra poco si andrà a votare. Come valutano le nuove generazioni l’attuale offerta politica? Qual è il loro orientamento di voto? Quale contributo di partecipazione alla vita politica sono disposti a dare? Credono ancora nella possibilità di un cambiamento positivo e in spazi per un loro ruolo da protagonisti? Il Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it) promosso dall’Istituto Toniolo fornisce alcune risposte a queste domande attraverso un’indagine che approfondisce l’atteggiamento delle nuove generazioni verso la politica e la partecipazione elettorale.
La ricerca, curata da un gruppo di docenti dell’Università Cattolica e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo, raccoglie informazioni dettagliate sui valori, i desideri, le aspettative, sui progetti di vita dei giovani e sulla loro realizzazione. L’obiettivo è quello di fornire le basi di una conoscenza solida dei cambiamenti in corso e del loro impatto sulla vita delle persone, utile anche per intervenire con strumenti adeguati per migliorarla. I dati sono stati ottenuti da un ampio campione, rappresentativo su scala italiana, di 9000 giovani tra i 18 e i 29 anni.
In base alla ricerca, il 30% dei giovani si colloca nel centrosinistra, Il 17% nel centrodestra, 14,5% si posiziona attorno al centro. Vince però chi non vuole collocarsi rifiutando la logica destra/sinistra: pari al 38,5%. Questo è anche il bacino maggiore del non voto.
A collocarsi nel centrosinistra sono di più le femmine, ma anche chi vive nel centro Italia e chi proviene da famiglia con status sociale medio-alto. Viceversa a posizionarsi nel centrodestra sono, in senso relativo, di più i maschi, chi vive nel Nord e con origini sociali basse.
Il 21% pensa di non votare o votare scheda bianca (si sale al 23% tra le femmine; al 25% tra chi è di status sociale basso). Il 24% pensa che andrà a votare, ma non è ancora sicuro sul partito che indicherà. Gli indecisi sono però in forte riduzione nel tempo. Il 55% ha idee chiare su chi votare, comprendendo tra questi anche un 14% che considera il partito scelto solo “il meno peggio”.
La formazione delle idee politiche avviene per la maggioranza relativa (30%) all’interno della famiglia (si sale al 38% per le femmine). All’aumentare dell’età le scelte diventano meno legate alla famiglia (dal 34% nella fascia di età 18-21 si scende al 26% tra i 22-25 anni e a 21% nella fascia 26-29). Dopo l’influsso della famiglia, seguono personaggi politici o morali del passato: essi contano nella formazione delle idee politiche per il 25,5% degli intervistati (30% maschi, 20% femmine). Il loro valore sale al 34% per chi proviene da una famiglia con status sociale alto). Le figure politiche attuali incidono per meno del 10%, a conferma della distanza tra i giovani e il quadro politico presente.
Ad avere un ruolo nei partiti è una esigua minoranza. Dichiara che nell’ultimo anno ha rivestito incarichi in un partito (almeno in qualche occasione) il 6,1% degli intervistati. Ad aver frequentato almeno qualche volta la sede di un partito è il 9,6%. Maggiore preferenza trovano i momenti formativi socio-politici organizzati da associazioni o enti culturali (31% lo ha fatto non occasionalmente nell’ultimo anno). Più disponibili sono invece i giovani a mobilitarsi attraverso partiti o movimenti, ma ancor più in forma autonoma sulla rete, per specifici obiettivi che catturano il loro interesse.
In allegato nel box in alto a sinistra i dati completi e le tabelle