In vista della Giornata promossa dall’Onu mercoledì 21 settembre, la Strategic Alliance of Catholic Research Universities, di cui è capofila l’Università Cattolica, condanna le disuguaglianze razziali aggravate dalla pandemia da Covid-19 e dalla guerra in Ucraina

save-e1663659212769

Si stima che l’economia Usa abbia bruciato 23 mila miliardi di dollari dal 1990 a oggi a causa delle discriminazioni razziali. Esse sono alla base delle proteste scatenatesi in Cile nel 2019 che hanno portato il Paese a un nuovo progetto costituzionale.

Il tema del razzismo è al centro della Giornata internazionale della pace 2022 promossa dall’Onu. Un argomento quantomai attuale: la pandemia da Covid-19 ha dimostrato che alcuni gruppi etnici sono stati colpiti molto più duramente di altri, mentre la guerra in Ucraina si è aggiunta ai numerosi conflitti in tutto il mondo che causano discriminazioni alle frontiere verso chi fugge da essa. Se allargato al prossimo futuro il tema si fa ancora più pressante, poiché pregiudizi e discriminazioni sono già presenti negli algoritmi che sempre più spesso supporteranno importanti decisioni individuali e pubbliche.

La rete Sacru

Gli esperti della Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru) sottolineano il ruolo fondamentale dell’istruzione per combattere le disuguaglianze razziali, riflettendo l’eterogeneità di competenze che contraddistingue il network. Sacru è una rete composta da otto università cattoliche presenti su quattro continenti, coordinate dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, che cooperano assieme con l’obiettivo di promuovere un’istruzione globale per il bene comune e una eccellente ricerca interdisciplinare ispirata dall’insegnamento sociale cattolico (leggi qui).

«È essenziale creare una consapevolezza e un’educazione critica che, lungi dal favorire la violenza culturale, incoraggi la prospettiva di una cultura della pace», sostiene Albert Carames Boada, professore associato della Facoltà Blanquerna di comunicazione e relazioni internazionali. Secondo Boada, occorre anche lavorare «per un insieme di politiche che incidano sulle cause del razzismo e della discriminazione, riuscendo a rendere compatibili i diritti di tutte le persone».

Combattere il razzismo

Per questo, secondo Ana Maria Evans, professoressa nel programma Filosofia, Politica ed Economia dell’Universidade Católica Portuguesa, una politica antirazzista efficace deve combinare «un approccio a più livelli che coinvolga le istituzioni multilaterali, la legislazione nazionale, le iniziative locali, le policy aziendali, l’impegno della società civile e i progressi tecnologici». Il riferimento di Evans alla tecnologia non è casuale, dato che negli ultimi anni i discorsi razzisti online e le campagne di disinformazione si diffondono facilmente sulle piattaforme informatiche di comunicazione globali, nonostante l’impegno delle aziende a monitorare e rimuovere i contenuti illegali.

Il razzismo non è solo una discriminazione in base all’origine etnica di una persona, ma anche un generatore di disuguaglianze sociali ed economiche. Thula Pires, docente presso la Facoltà di giurisprudenza della Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro (Brasile), ricorda come ad aprile 2022 nel continente africano l’83% delle persone non avesse ancora ricevuto alcuna dose del vaccino anti-Covid: «si tratta di «una forma di violenza che ostacola la realizzazione della pace», al pari delle crisi socio-ambientali e dei conflitti armati».

Una guerra che continua ad alimentare morte e discriminazione è quella tra Russia e Ucraina. Dal 24 febbraio a oggi il conflitto ha costretto milioni di ucraini a lasciare il proprio Paese. Proprio per mantenere viva la consapevolezza su quanto sta accadendo, l’Istituto per la Religione e l’Inchiesta Critica dell’Australian Catholic University sta co-organizzando una conferenza internazionale, Unwounded World: A Marian Peace for our Shared Future, che si terrà nel Campus Acu di Roma il 5-6 ottobre. Dedicato alle sofferenze di bambini, donne e uomini a Mariupol, il simposio affronta la possibilità di una politica futura attraverso Maria come simbolo universale di pace e protezione dalla violenza. La conferenza sarà aperta dagli ambasciatori di Ucraina, Slovenia e Australia presso la Santa Sede.

Giustizia e diplomazia

Fernando Pairican, accademico presso la Scuola di Antropologia della Pontificia Universidad Católica de Chile (Cile), si sofferma invece sulla recente bocciatura del referendum per la nuova costituzione cilena: «L’obiettivo era quello di riconoscere uno Stato plurinazionale e interculturale per attenuare ciò che ha causato l’incremento delle tensioni con i nativi Mapuche, in cui fattori come l’identità, la razza, la violenza e la povertà giocano un ruolo enorme». Per Pairican, è importante sottolineare il ruolo giocato dall’opposizione politica al referendum, che ha «deciso di polarizzare il dibattito attorno alla questione indigena», e denunciare «la campagna di odio contro i popoli nativi e come i diritti di questi ultimi siano stati erosi sotto il concetto di costituzione indigenista».

Secondo Claudia Mazzuccato, professoressa di Diritto penale e Giustizia riparativa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la giustizia e la diplomazia riparativa rappresentano degli strumenti essenziali al fine di costruire una pace duratura e scevra di discriminazioni razziali: «occorre essere chiari su un tema scomodo – riconoscere pari dignità umana sia alle vittime sia ai colpevoli, a chi è stato offeso e a chi è autore dell’offesa. La sfida è impegnativa, ma i frutti sono una pace positiva. Il mondo è disseminato di esempi lucidi e ispiranti che dimostrano che il futuro assieme è davvero possibile».

Ti potrebbero interessare anche: