L’ex primo ministro, il più longevo nella storia del Paese, ucciso con due colpi di arma da fuoco durante un comizio a sostegno di un candidato del Partito Liberal Democratico. Padre Lembo, missionario del Pime: «Mai successo un attacco simile contro un politico»

di Maria Chiara Biagioni
Agensir

attentato Abe
L'arresto dell'attentatore (foto Ansa / Sir)

Giappone sgomento di fronte all’attentato questa mattina contro l’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe. «La notizia è stata data subito da tutti i media», racconta da Tokyo padre Andrea Lembo, responsabile dei missionari Pime in Giappone.

L’ex primo ministro si trovava nella prefettura di Nara per le elezioni che si terranno domenica 10 luglio per la Camera alta. Abe è stato raggiunto da due colpi di arma da fuoco a distanza ravvicinata, a tre secondi l’uno dall’altro, mentre era in piedi su un piccolo podio e parlava in pubblico, in mezzo alla strada. Stava pronunciando il suo discorso a sostegno di un candidato del Partito Liberal Democratico. Il politico giapponese si è accasciato ed è stato portato subito in ospedale, ma fin dall’inizio non ha mostrato segni vitali nei primi esami fatti sulla funzionalità di cuore e polmoni ed è morto per le ferite riportate. Un uomo è stato arrestato. Si tratta di un 41enne: Tetsuya Yamagami, residente del posto ed ex militare. L’uomo, secondo l’emittente pubblica Nhk, avrebbe confessato di essere «frustrato da Shinzo Abe» e per questo voleva ucciderlo.

Paese sotto choc

«In queste ore il Giappone è sotto choc – racconta padre Lembo -. Sui treni la gente scorre le news sui cellulari. C’è sgomento. Tutto il governo, impegnato in campagna elettorale, è immediatamente ritornato a Tokyo, sotto scorta. Bisogna ora riuscire a capire di che natura è questo attacco e chi è l’attentatore. Se la sua azione è stata sferrata contro il Partito liberale o se è stata un’azione solitaria. Certo, ora le notizie si susseguono l’una dietro l’altra. Non era mai successa una cosa simile in Giappone, tanto meno alla vigilia delle elezioni».

Il Paese sta vivendo giorni di campagna elettorale, tanto che anche l’attuale premier Fumio Kishida si trovava nella prefettura di Yamagata per un evento. È tornato a Tokyo non appena ricevuta la notizia dell’attentato e ha subito annunciato che il suo governo istituirà un gruppo di crisi. Per le elezioni di domenica, spiega padre Lembo, «si stanno contrapponendo i due poli dei Partiti liberale-conservatore e democratico. È una prova elettorale importante per il partito del premier Kishida, perché il Paese è stato messo alla prova prima con la pandemia, poi con lo scoppio della guerra e infine la crisi con l’aumento delle povertà e delle necessità sociali. Le elezioni di domenica si prospettavano, già prima di questo attacco, come una prova elettorale di un governo che non riusciva a presentarsi compatto come all’inizio. C’è indubbiamente un clima di tensione».

Chi era Abe

Abe è stato il più longevo primo ministro del Giappone, avendo ricoperto tale carica una prima volta da settembre 2006 a settembre 2007 e una seconda volta dal 26 dicembre 2012 al 16 settembre 2020. Esponente della corrente più conservatrice del Partito Liberal Democratico (Ldp), nonché uno dei più nazionalisti, è stato anche il più giovane primo ministro giapponese della storia.

«Rappresentava la frangia forte della politica giapponese – dice padre Lembo -. Poi uno scandalo economico, legato alla famiglia, lo ha portato alle dimissioni che sono state però coperte da una malattia di cui lui soffriva in passato. Ha lasciato il testimone a un premier più conservatore di lui. L’attentato di oggi lascia sgomenti. Davvero non si capisce. Non è mai successa una cosa simile. Ci sono stati eventi drammatici nel passato».

Il missionario passa in rassegna quella volta in cui, il 30 ottobre 2021, un giovane di 24 anni, vestito da Joker, ha seminato il panico a bordo di un treno, brandendo un coltello e ferendo 17 persone. O quando, nel 2019, un uomo ha aggredito a Kawasaki, vicino a Tokyo, un gruppo di scolari che attendevano il bus, uccidendo una bambina. «Ma sparare contro un politico non era mai successo anche perché la politica non è un qualcosa che qui accende l’opinione pubblica tanto da arrivare a scontri sociali così forti».

I media stanno continuamente facendo vedere le immagini degli spari, l’arresto dell’attentato, nonché le dichiarazioni di tutti i leader politici giapponesi e mondiali, che hanno reagito a questo atto definendolo come barbarico. «È presto per fare un’analisi – osserva il missionario -. C’è comunque un retroscena che preoccupa dietro a questo attentato ed è quello di una società dove aumentano le persone cacciate dal sistema e messa ai margini della società. È la società degli hikikomori che spinge le persone, soprattutto giovani, a scappare dalla vita sociale, cercando isolamento e confinamento. Il Covid, la guerra, la crisi e le povertà non fanno che aumentare queste problematiche».

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