Oltre 30 mila i progetti realizzati con un investimento di 2,8 miliardi di euro: ne parla il presidente Giuseppe Guzzetti. Dal 16 al 18 dicembre una grande festa, a cui il cardinale Scola porterà il suo saluto, e altri eventi a Milano
di Pino NARDI
Da 25 anni è il motore che fa girare i progetti sociali di una comunità attiva come quella lombarda. Il 16 dicembre la Fondazione Cariplo festeggia un quarto di secolo di attività. Dal 1991 sostiene e promuove progetti in vari settori: dall’arte alla cultura, dall’ambiente alla ricerca scientifica, al sociale. Un bilancio di prima grandezza che dà il senso dell’apporto dato dalla Fondazione allo sviluppo della comunità milanese e lombarda. Con i suoi fondi ha infatti consentito la realizzazione di oltre 30 mila progetti di organizzazioni non profit, con un impegno di oltre 2 miliardi e 800 milioni di euro. È il principale ente filantropico in Italia, con oltre mille progetti realizzati ogni anno con 110 milioni di euro a stagione, aumentati negli ultimi anni a oltre 150 milioni di euro.
Un enorme patrimonio al servizio del bene comune, soprattutto di chi è ai margini, ma anche lo stimolo per progetti all’avanguardia e di qualità. «Momenti come questo sono importanti per tracciare un bilancio – dice Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo -. I numeri sono fondamentali per comprendere la portata dell’azione della nostra attività filantropica, ma non dimentico mai di ricordare che il valore ancor più grande è quello dell’innovazione sociale che abbiamo saputo realizzare e delle tante storie di persone che hanno lavorato con noi o che hanno beneficiato dei progetti, dal sociale, alla ricerca scientifica, fino all’ambito culturale e ambientale».
Un’attenzione sempre marcata alla persona e ai suoi bisogni. «Il valore più importante – continua Guzzetti – sono quei bambini, quelle donne, uomini, giovani e anziani, malati o in buona salute che hanno toccato con mano cosa vuol dire il bene comune realizzato dalla nostra attività filantropica, sviluppata in collaborazione con associazioni, enti locali, Ong, fondazioni. Sono orgoglioso, per quanto fatto finora, ma sappiamo quanta strada ci sia ancora da percorrere».
Un concetto di fondazione bancaria di sostegno al territorio, anche al suo welfare, che non si limita ad essere una cassa da cui attingere fondi, ma nel tempo è diventata un soggetto attivo di promozione delle iniziative che la società civile mette in campo. Lo sottolinea Guzzetti: «La nostra Fondazione in 25 anni di storia è passata dall’essere un semplice sportello erogativo per fornire contributi ai progetti più meritevoli, al proporsi come soggetto competente che partecipa attivamente ai progetti, un vero e proprio partner per le organizzazioni che sosteniamo. Stiamo facendo innovazione sociale, un concetto che va ben oltre il classico valore economico delle attività, che svolgiamo o che sosteniamo, che ha un valore di cui le nostre comunità si rendono conto sempre di più».
Un contributo rilevante in diversi ambiti, ci tiene a precisare Guzzetti: «È stato così per l’housing sociale, una rivoluzione nel concetto di abitare insieme, in comunità che condividono spazi e servizi; per il welfare di comunità; per la cultura come volano economico e benessere; per la ricerca scientifica che cambia la vita delle persone; per l’ambiente che noi contribuiamo a conservare e che è alla base del nostro benessere. I nostri Bandi sono occasione per lavorare insieme alle organizzazioni e alle persone, per evidenziare problemi emergenti e cercare risposte concrete e soddisfacenti».
Un’attenzione particolare è riservata ai giovani, che stanno patendo di più l’incertezza del futuro. Tra gli altri sono in corso progetti come Cariplo Factory, la creazione di un hub che, attraverso la rete di Fondazione Cariplo, contribuisca a creare occupazione per i giovani; NEETwork a favore di chi non studia o lavora e Green Jobs, valorizzando la green economy.
«Sono sicuro che i giovani – conclude Guzzetti – ci salveranno non solo dai problemi che il mondo genera a volte anche involontariamente, ma anche da quelli che noi tutti abbiamo lasciato sulle loro spalle».