Una serie di indicazioni per migliorare l’Assegno Unico Universale per Figli, componendolo di tre parti

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L’Assegno Unico Universale per Figli rappresenta sicuramente un ottimo inizio per superare la logica dell’emergenza e della frammentarietà che spesso accompagna le politiche sulla famiglia. Le Acli auspicano che al più presto venga approvato l’intero Family Act, per evolvere verso un sistema di misure incisive e organiche nel quadro di politiche familiari strutturali, in grado di ridurre l’incertezza nel futuro da parte di chi decide oggi di avere un figlio.

L’Assegno Unico Universale per Figli riduce la straordinarietà e la temporaneità di tante norme e garantisce l’universalità a prescindere dal reddito e dal patrimonio della famiglia. L’allargamento della platea dei beneficiari a categorie di lavoratori, come gli autonomi, che non avevano diritto a questa misura, è molto positivo. Il Governo ha ipotizzato di coprire tale allargamento con un aumento di 6 miliardi di euro da aggiungere ai 14,2 miliardi di euro spesi complessivamente per le politiche familiari: questo comporterebbe però, secondo le prime stime (e con un Auuf pari a 250,00 euro al mese), che un milione e 350 mila famiglie vedrebbero diminuire la quota di aiuti di cui beneficiano tra Assegni Familiari, detrazioni e bonus.

Secondo le stime dell’associazione a rischiare di più sarebbero proprio le famiglie con reddito medio-basso e con figli piccoli. Per far fronte a questa problematica, una delegazione delle Acli ha incontrato la Ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti per discutere e presentare un documento con alcune proposte migliorative della norma, elaborate in collaborazione con il Caf, il Patronato e l’Osservatorio Giuridico delle Acli.

Le Acli chiedono di mantenere, almeno finché non si metta mano ad una riforma strutturale dell’Irpef, le detrazioni fiscali per i nuclei familiari, che oggi garantiscono una vera progressività dei benefici e che invece verrebbero cancellate con l’introduzione dell’Auuf.

L’interazione con l’attuale normativa collegata alle detrazioni Irpef e alle addizionali regionali è una criticità a cui le Acli chiedono di prestare particolare attenzione. Oggi una famiglia con detrazioni Irpef pari a 0 ha un annullamento anche delle addizionali regionali, peraltro con notevoli differenze tra esse. Nel caso in cui le detrazioni venissero superate dall’introduzione dell’Auff, le famiglie si troverebbero a dover far fronte anche alle addizionali regionali con una diminuzione del netto percepito. Attualmente, inoltre, le due principali fonti di spesa dello Stato per le famiglie (detrazioni e Assegni Familiari) basano entrambe la loro determinazione su di un unico componente: il reddito annuo della famiglia. Una famiglia con 20mila euro di reddito e 500 mila euro in banca ad oggi riceve più aiuti dallo Stato rispetto ad una famiglia con 30mila euro di reddito ma senza alcun deposito in banca, anzi, magari con un mutuo da pagare. Ecco perché l’Isee dovrebbe essere il solo sistema “selettivo” della modalità di erogazione del nuovo Auuf, salvando sempre le detrazioni.

In sintesi la proposta è di procedere a una riforma graduale componendo l’Assegno Familiare da tre parti: 1) la prima sarebbe quella composta mantenendo le detrazioni per i figli a carico almeno fino al varo di una norma di riforma dell’Irpef e prevedendo anche un aumento del limite di reddito dei figli per essere considerati a carico innalzato a €4.200 anche per i figli di età superiore ai 24 anni; 2) la seconda sarebbe quella con un importo variabile in funzione dell’Isee. La proposta delle Acli è quella di mantenere, all’interno della componente dell’Isee che tiene conto del patrimonio (cioè dell’Indicatore Situazione Patrimoniale) una franchigia che permetterebbe di salvaguardare i piccoli risparmi. Le eventuali famiglie che potrebbero vedersi ridotto l’importo rispetto a quello attuale saranno solo quelle con un patrimonio superiore ad una certa quota; 3) la terza parte sarebbe quella universale e indipendente da tutti i fattori economici. La prima parte corrisponde ad una spesa totale di 7,8 miliardi di euro, la seconda parte corrisponde ad una spesa di 12 miliardi e la terza parte ad una spesa di 200 milioni: in questo modo il totale della spesa per le casse dello Stato corrisponde proprio ai 20 miliardi che sono stati previsti per l’Assegno Unico.

Il sistema garantirebbe maggiore equità mantenendo l’universalità, perché gli unici che ci perderebbero rispetto al sistema attuale potrebbero essere solo quelle famiglie a reddito basso, ma Isee alto per effetto della componente patrimoniale; avremmo comunque una universalità dell’assegno che verrebbe erogato a tutti i genitori con figli, indipendentemente dal reddito o dai patrimoni; faremmo salva quel minimo di progressività dell’Irpef sulle famiglie lasciata oggi proprio alle detrazioni per i figli a carico.

«La proposta delle Acli è frutto dell’attività di ascolto del territorio resa possibile grazie alla rete di servizi, iniziative, circoli, associazioni specifiche, sportelli di Patronato e Caf che ci hanno portato ad incontrare in un anno oltre 4 milioni di famiglie – dichiarano le Acli in una nota -. Un vero e proprio osservatorio di prossimità che ci racconta di una grande aspettativa riservata delle persone in merito all’attuazione di questa riforma, soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione, tra cui le famiglie con figli, che sono quelle maggiormente colpite dagli effetti sociali ed economici della pandemia. Alla luce di questo come Acli accogliamo con favore la nuova misura dell’Auuf che rappresenta un sostanziale passo avanti verso la depenalizzazione fiscale delle famiglie avendo come grande punto di merito la sua universalità. Le famiglie, infatti, rappresentano sicuramente il volano di ripartenza del Paese e per questo devono essere messe in cima alle priorità dell’agenda politica e al centro di un sistema di riforme che su temi trasversali che necessitano di un approccio sistemi. Proprio per questo auspichiamo che a questa importante innovazione sul piano fiscale, faccia seguito un forte intervento anche sul fronte dei servizi così come previsto nel Family Act».

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