Ecco in sintesi il funzionamento del «Rosatellum» che regola l'appuntamento elettorale del 25 settembre

elezioni

Domenica 25 settembre gli italiani sono chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento, dopo lo scioglimento delle Camere deciso dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in seguito alle dimissioni del premier Mario Draghi (attualmente in carica con il suo Governo per il disbrigo dell’ordinaria amministrazione). Per poter votare, ai seggi bisognerà portare un documento d’identità valido e la tessera elettorale. Per la prima volta anche i 18enni potranno votare per il Senato (finora il limite d’età era di 25 anni).

Il metodo previsto dalla legge elettorale, il cosiddetto «Rosatellum», è lo stesso utilizzato per le ultime elezioni legislative, quelle del 2018. Si tratta di un sistema misto. Parte dei seggi viene assegnata con i voti ottenuti in collegi uninominali, che seguono il metodo maggioritario: ogni partito o coalizione presenta un solo candidato e viene eletto il più votato di tutti. I seggi restanti sono spartiti con le preferenze che risultano dai collegi plurinominali, in cui viene eletto un numero di candidati proporzionale ai voti ricevuti da ogni lista o coalizione. I candidati saranno quindi divisi in collegi uninominali e collegi plurinominali.

La legge elettorale è la stessa sia per la Camera dei Deputati, sia per il Senato; la sua impostazione si riflette sulla scheda che i cittadini troveranno alle urne. Le possibilità di voto sono diverse.

Quello che si può fare

Tracciando solo una x sul nome del candidato uninominale, per esempio, si vota anche per i collegi plurinominali: il voto verrà spartito tra le liste sotto il nome del candidato uninominale. A ciascuna sarà assegnato una percentuale del voto, sulla base dei voti complessivi ottenuti in quel collegio. Allo stesso modo, tracciando una x sulla lista nel collegio plurinominale, si esprime automaticamente anche il voto per il collegio uninominale, che andrà al candidato sostenuto dalla lista per cui si è deciso di votare.

Sulla scheda è però possibile tracciare anche più di una x. Si possono per esempio indicare sia la lista, sia i nomi che la accompagnano nel collegio plurinominale. Anche in questo caso il candidato uninominale otterrà un voto. La scheda è valida anche se si decide di segnare una x sia sul nome del candidato al collegio uninominale, sia sul simbolo della lista nel plurinominale.

Quello che non si può fare

Quello che invece non è previsto dal «Rosatellum» è il cosiddetto “voto disgiunto”: se si traccia una x per il candidato di un collegio uninominale e un’altra su una lista che non lo supporta, la scheda non è considerata valida ed è annullata. Non si possono nemmeno esprimere due voti per due diversi candidati nei collegi uninominali. Così come non si può votare per due liste diverse.

Vai allo speciale sulle elezioni

Ti potrebbero interessare anche: