Altri morti al Cairo: intervista con il cardinale Naguib, patriarca di Alessandria dei copti cattolici

a cura di Daniele ROCCHI

Cardinale Antonios Naguib

«La rivoluzione del 25 gennaio ha potuto far cadere un regime, forte e stabile da più di trenta anni. Nello stesso tempo, il popolo si è trovato in una situazione non prevista pochi mesi fa, dunque non era preparato ad affrontarla a vari livelli: politico, di sicurezza, economico… Anche il Consiglio superiore delle Forze Armate si trova in una situazione molto complessa: affrontare la popolazione creando un conflitto di forza, o agire con molta cautela dando l’impressione di lentezza e mancanza di fermezza. Questo crea confusione, e suscita molti interrogativi. Il futuro prossimo mostrerà le intenzioni e i piani. Con le prossime elezioni del Parlamento la situazione si chiarirà, e speriamo che sarà per il bene del Paese».

A parlare, nel giorno in cui Il Cairo conta i morti, 24, delle violenze seguite a una manifestazione di cristiani, è il patriarca di Alessandria dei copti cattolici, il cardinale Antonios Naguib. Le violenze sarebbero state innescate da “provocatori” che hanno attaccato il corteo i cui manifestanti si sono scontrati prima con estremisti islamici e poi con le forze di sicurezza. Sono passati circa 8 mesi dalla rivoluzione del 25 gennaio e il cammino verso l’auspicata democrazia sembra procedere con lentezza. Il premier egiziano Essam Sharaf ha parlato di complotto contro l’unità del Paese, atteso fra poco più di un mese dalle elezioni dell’assemblea popolare.

Eminenza, dal voto del 28 novembre (Camera bassa), e più avanti, del 29 gennaio 2012 (Shura o Camera alta), che Egitto potrebbe uscire?
Il futuro dell’Egitto non si prevede con chiarezza. Non possiamo affermare una fisionomia chiara per l’Egitto dopo queste scadenze. Possiamo esprimere le nostre preoccupazioni e, nello stesso tempo, la nostra grande speranza di trovare un Egitto basato sui diritti civili e l’uguaglianza di cittadinanza, senza nessuna discriminazione soprattutto religiosa.

L’inesperienza politica e organizzativa dei giovani, segnata anche da assenza di leader importanti, l’organizzazione e la forza di movimenti islamisti (Fratelli musulmani e salafiti) quanto potrebbe pesare sull’esito del voto?
È certo che il popolo egiziano si fida tanto delle opinioni dei leader religiosi anche riguardo alla politica. Non preparato ad affrontare l’attuale situazione politica, e davanti alla sfida del voto, ha bisogno di essere guidato, di apprendere a fare una critica obiettiva della situazione politica e discernere oggettivamente il bene del Paese. Non mancano gli intellettuali e gli scrittori per aiutare a creare questo clima di fiducia. Ma il discorso religioso rimane sempre molto importante e influente, soprattutto nelle moschee. È inevitabile dunque che pesi sull’esito del voto. D’altra parte abbiamo molta speranza che le correnti e i partiti operanti per lo stato democratico e civile abbiano anche loro un esito favorevole.

La crisi economica, la mancanza di sicurezza, il carovita potranno indirizzare il voto su direzioni fondamentaliste?
È ovvio che tale situazione pesi in direzione fondamentalista. Di fatti, gli islamisti sfruttano questa carta con molta abilità. Vendono le merci, specialmente gli alimentari e i vestiti, con prezzi ridotti, e danno degli aiuti generosi ai bisognosi. Questo è un mezzo efficace per guadagnare consensi.

Ancora conflitti tra cristiani e musulmani: le dichiarazioni dei salafiti e islamisti preoccupano non poco, come il rischio dell’applicazione della Sharia nella riforma della Costituzione, la minoranza cristiana che auspica un Egitto laico nonostante la dichiarazione di Al Azhar del 19 luglio scorso. Quale futuro per i cristiani in Egitto?
Gli attacchi degli islamisti contro le istituzioni cristiane continuano, sempre con la pretesa che si sta costruendo una chiesa senza l’autorizzazione ufficiale ed esplicita, che rimane ancora molto difficile da ottenere. Anche le dichiarazioni dei salafiti creano molta preoccupazione, perche vogliono tornare a trattare i cristiani come nei periodi più oscuri dell’impero ottomano. Quanto alla Dichiarazione di Al-Azhar, del 19 luglio 2011, è stata fatta dalla suprema autorità religiosa sunnita con un gruppo di intellettuali sul “futuro dell’Egitto”, come leggiamo nel titolo. Essa è molto positiva e segna una posizione chiara e decisa per uno Stato nazionale (evitando il termine “civile”), democratico e moderno. Rimane però che pone la Sharia come principio ispiratore della Costituzione e della legislazione. Non si vede bene come conciliare i due aspetti.

A suo parere i cristiani dovrebbero unire le loro forze in un movimento e presentarsi al voto o eleggere dei buoni candidati adatti a cariche pubbliche, senza guardare alla religione?
Fin dall’inizio della rivoluzione, i capi delle Chiese cristiane d’Egitto hanno deciso di non creare dei partiti religiosi. Non solo perché la legge non permette partiti a base religiosa, ma soprattutto per non cadere nella forma di ghetto. Abbiamo chiesto ai pastori di sensibilizzare e incoraggiare i loro fedeli a un impegno positivo e attivo, per la partecipazione al voto e il sostegno dei partiti e dei leader che operano per la costituzione di una società civile e democratica. Più che l’appartenenza religiosa, è il programma politico che importa. Anche se poco numerosi – il 10% della popolazione che conta 88 milioni – i cristiani hanno un ruolo molto importante in questo momento. Essi possono favorire un ambiente di dialogo, che è la via più efficace per affrontare la situazione attuale, e per arrivare ad una pace sociale basata sulla reciproca accettazione di tutte le parti del Paese. In questo modo possiamo arrivare a un nuovo Paese basato sulla cittadinanza e sull’uguaglianza tra tutti. I cristiani, tramite la loro partecipazione attiva nella vita sociale e politica, possono dare degli esempi concreti di fedeltà e di operosità per il bene comune dell’Egitto.

È ottimista per il futuro dei cristiani nel Paese?
Nonostante molte preoccupazioni, guardiamo al futuro con speranza. Abbiamo fiducia che il Signore ci farà superare questa fase critica e ci condurrà a un esito che sarà per il bene di tutti. I cristiani d’Egitto hanno vissuto simili situazioni nella loro lunga storia di sofferenza e di pace. Continueremo a fare tutto ciò che possiamo, sostenuti dalla preghiera, la fiducia in Dio, e il sostegno spirituale e morale di tutti i cattolici, i cristiani e le persone di buona volontà. Ci raccomandiamo molto alle vostre preghiere.

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