Il Rapporto 2016 di Legambiente rileva il “cambio di passo” del Governo sugli investimenti per la sicurezza ma anche l’annosa carenza di manutenzione
di Alberto CAMPOLEONI
«Un importante passo avanti». Questo il giudizio di Legambiente sulla parziale pubblicazione – per la prima volta – dei dati dell’Anagrafe scolastica, che dovrebbe essere completata entro fine gennaio 2016. Un passo avanti, comunque, ancora insufficiente.
Il giudizio apre la consueta indagine annuale di Legambiente sulla qualità dell’edilizia, delle strutture e dei servizi scolastici. La pubblicazione di “Ecosistema scuola” è tradizionalmente un’occasione per fare un singolare punto sullo stato di salute del mondo della scuola e ancora una volta Legambiente si trova a denunciare vecchi problemi, come la carenza di manutenzione degli edifici o le criticità legate ai rischi sismici. E questo nonostante, appunto, alcuni passi avanti riconosciuti alla politica del Governo, tra i quali anche il “cambio di passo” sugli investimenti per la sicurezza.
«L’attuale Governo – scrive Legambiente – con la Struttura di Missione per il coordinamento e l’impulso nell’attuazione degli interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica ha avuto il grande merito di mettere ordine alla caotica situazione delle diverse fonti di finanziamento, che nel tempo si disperdevano fino a non tramutarsi spesso in azioni compiute e valutabili. Sono stati, infatti, più di 3.600 gli interventi ammessi a finanziamento dal 2014 ad oggi, di cui più del 60% conclusi o in corso». Il Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) stima un investimento complessivo per la messa in sicurezza e la manutenzione di edifici esistenti e per nuove scuole di circa 4 miliardi.
Bene, ma non basta. Per quanto riguarda l’Anagrafe scolastica, Legambiente ha gioco facile a rilevare che «deve essere completata al più presto» ed essere più «trasparente», di facile lettura. Ma soprattutto – rileva l’Associazione – restano i «divari territoriali storici» tra Nord e Sud e diminuiscono i servizi. Senza contare la contraddizione per cui, ad esempio, cresce l’attenzione agli aspetti “green” (al Sud e nelle Isole «circa il 35% degli edifici scolastici sono dotati di impianti per la produzione di energie rinnovabili») ma sono lasciati in qualche modo a metà: «Un impianto fotovoltaico non rende più sostenibile una scuola se non è accompagnato da interventi di efficientamento energetico e nel contempo di messa in sicurezza dell’edificio». E il Rapporto rileva «come nel Sud e nelle Isole non ci sia nemmeno una scuola costruita secondo i criteri della bioedilizia e solo il 7% degli edifici scolastici del Sud e l’1,1% delle Isole utilizza fonti di illuminazione a basso consumo, a fronte di una media nazionale del 31,7%».
Tornando ai servizi, negli ultimi anni quelli di qualità sono in calo: meno scuolabus, meno pasti biologici nelle mense, pochissime le piste ciclabili. Lo scuolabus era presente nel 32% delle scuole nel 2010, mentre oggi è sotto il 26%. Le mense che servivano il pasto bio cinque anni fa erano l’8%, oggi sono il 5%. Le piste ciclabili sono in meno del 10% degli edifici. Facile individuare la “colpa”: i tagli agli enti locali.
Insomma, nel Rapporto di quest’anno forse c’è qualche luce in più, ma restano tante ombre. Quelle che fanno invocare, sempre a Legambiente, un “cambiamento vero” per la Buona scuola in Italia. Che passa anche da proposte come quella di finanziare in modo più mirato gli interventi, riservando ad esempio i sostegni a quelle Amministrazioni che hanno una Anagrafe aggiornata degli edifici scolastici e una precisa scala di priorità delle cose da fare. Evitando i soldi a pioggia. Forse è un suggerimento da raccogliere.