L'alluvione dei territori di Kherson è un disastro umanitario ed ecologico, oltre che un ulteriore aggravante per gli ucraini sotto assedio. Le speranze nella visita del cardinale Zuppi
di Gloria
Mascellani
Movimento dei Focolari
Gloria Mascellani, milanese, consacrata del Movimento dei Focolari, dal 2019 si trova a Kiev. In questa pagina pubblichiamo periodicamente i pensieri, le immagini e le preghiere che le sgorgano spontanei dal cuore, vivendo giorno dopo giorno a fianco di un popolo martoriato dalla guerra, ma che cerca di mantenere comunque un barlume di normalità.
8 giugno. Qui in Ucraina, umanamente non si vede nessuna via d’uscita a questa tragedia che si sta consumando a tantissimi livelli. Io personalmente, come cristiana, membro della Chiesa Cattolica, vedo la missione che la Santa Sede ha iniziato con la presenza in Ucraina del Cardinal Zuppi (leggi qui), come uno stare cosciente e attivo ai piedi della croce. Come Maria, trafitti dal dolore, ma con la speranza e la fede, nell’ascolto profondo delle persone e nella completa disposizione a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.
Martedì mattina, dopo un notte con 3 ore di allarme aereo, avevo una lezione di italiano on line, con Solomia, una ragazza di 15 anni della periferia di Kiev. Anche questo è un modo per dare esprimere vicinanza, offrendo qualcosa di positivo. Non sapevo ancora della diga. Dopo aver scambiato qualche parola di saluto, leggendo sul volto di Solomia un grande dolore ho capito che era successo qualcosa, non era la solita stanchezza per la notte interrotta dall’allarme. Mi ha detto della diga. Era molto preoccupata per la sua amica di Kherson.
La drammaticità della distruzione della diga di Nova Kakhovka è moltiplicata dal fatto che gli alluvionati delle zone occupate dall’esercito russo non possono più nascondersi per sottrarsi alla repressione. I civili che cercavano di evacuare sono attaccati con gli spari dell’esercito russo.
Sì soffre per il silenzio che continua delle grandi organizzazioni umanitarie ed ecologiche internazionali, le uniche che potrebbero intervenire per soccorrere gli alluvionati delle zone occupate dall’esercito russo.
29 maggio. Pensieri a caldo da un rifugio sotterraneo
In questi giorni i bombardamenti sulla città di Kiev sono più frequenti, con droni e missili. Fino adesso il sistema di difesa è riuscito a fermarli. Alcune persone rimangono nelle loro case, qualcuno persino si avventura a camminare per la strada, ma molti abitanti della città trovano riparo nei rifugi, anche improvvisati, come il parcheggio sotterraneo della foto, da cui vi scrivo, che si trova vicino alla metropolitana, in questo momento bloccata per via di un allarme. Chi può continua il suo lavoro on-line, anche da sottoterra. Io cerco di pregare: «Padre nostro… venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà, liberaci tutti dal male».
3 maggio. Una preghiera alla Madonna di Fatima prima di partire
Ogni giorno c’è l’incontro con il dolore straziante, silenzioso. È così che oggi esco dalla cattedrale dopo la messa. C’era un giovane dall’aspetto delicato, raccolto in preghiera davanti all’altare della Madonna di Fatima, accanto a lui lo zaino militare e una borsa. Oggetti che indicano la partenza per il fronte… È stato chiamato? O forse si è offerto volontario? Prima di uscire si inginocchia a lungo davanti alla Madonna di Fatima, di cui tra qualche giorno ricorre la festa. Maria, tienilo sotto il Tuo manto, proteggilo!
18 aprile. Pregate, al fronte è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno
In questi giorni sto vivendo diversi incontri con amici ucraini. In ogni famiglia c’è un fratello, un marito, un figlio al fronte. È dura, molto dura. Sono famiglie belle, che si amano tanto e forse, proprio per la coscienza che qualcuno sta rischiando la vita, questo amore tra di loro è ancora più forte e puro… Ho incontrato un padre che, in congedo per qualche giorno, ha gioito per il figlio di poco più di un anno, che aveva lasciato quando aveva solo tre mesi, quando ha deciso di offrirsi come volontario per difendere la patria. Non ci racconta tanto della vita al fronte, solo quando ci congediamo mi dice: «Pregate, perché lì è quello di cui più abbiamo bisogno».
11 aprile. Qui la vita è una perenne Via Crucis
Nel contesto di questa guerra assurda, ho vissuto questo Triduo Pasquale molto intensamente e profondamente insieme alla comunità della Chiesa Cattolica-Romana.
La cattedrale di Sant’Alessandro a Kiev era traboccante di fedeli. Tra gli sguardi raccolti, alcuni occhi pieni di lacrime. Ogni gesto era denso di significato: la lavanda dei piedi, la silenziosa e lunghissima processione per il bacio alla Croce, l’adorazione di Gesù nel sepolcro e la gioiosa acclamazione più volte ripetuta: Gesù è Risorto! È veramente Risorto! Nella realtà che continua a essere quella della Via Crucis, del Venerdì e del Sabato Santo, solo non distogliendo lo sguardo da Gesù ricevo da Lui la forza di andare avanti.
3 aprile. «Vi aspettiamo quando finisce l’allerta»
Giorni fa sono stata a una rappresentazione teatrale al Teatro Nazionale Accademico Lesia Ukrainka. Lo spettacolo, molto bello e toccante, si intitolava Preghiera per Elvis. Elvis è il soprannome che i compagni d’armi avevano dato a uno dei due fratelli protagonisti della pièce, che si era arruolato nell’esercito nel 2014 quando era iniziata l’occupazione della regione del Donbass. L’avevano soprannominato così perché nei momenti più tesi lui si metteva a cantare. A un certo punto è suonato l’allarme, il quinto di quella giornata. Sullo schermo che c’era sul palco è apparsa la scritta: «Vi aspettiamo quando finisce l’allerta» (nella foto qui sopra). Così lo spettacolo è stato interrotto e tutti ci siamo rifugiati nella metropolitana. Finito l’allarme è ripresa la rappresentazione. Quanti del pubblico si sono ritrovati nel dolore, nell’amore, nei sentimenti resi splendidamente dagli artisti! A un certo punto la persona che mi era accanto è scoppiata in un pianto silenzioso. Alla fine uscendo in silenzio dal teatro alcuni occhi erano pieni di lacrime.
28 marzo. Pregando per Olesky e per un miracolo
In questi giorni stiamo pregando tanto per un soldato, Oleksy, il fratello di Krystyna, una carissima amica della nostra comunità. Oleksy doveva compiere una missione molto difficile e rischiosa: riportare in salvo i compagni feriti rimasti dall’altra parte di un fiume, perché da soli non ce la facevano a rientrare. Nei giorni precedenti la missione, Krystyna è stata ospite a casa nostra; così, attraverso i suoi racconti, abbiamo potuto conoscere un po’ Oleksy, il suo coraggio, la sua partenza come volontario subito all’inizio della guerra, il suo amore per la famiglia e per la patria. Avevamo pregato per questa difficile missione. Che è riuscita: Olesky e i suoi hanno riportato i compagni in salvo, ma poi lui, con altri cinque soldati, sono dovuti ritornare in quella posizione rischiosa e sono stati colpiti. Un altro compagno, che voleva recuperare il corpo di Oleksy, è stato colpito anche lui.
Ufficialmente, finché non si recupera il corpo, non si conferma la morte, ma la possibilità che questo soldato sia ancora vivo è poco realistica. Sarebbe un miracolo. Finché i russi non consentono di riprendere i corpi, non si può dire nulla di ufficiale. Possiamo solo immaginare cosa viva la famiglia in queste situazioni… Così mi scrive Krystyna: «Il vostro supporto è molto prezioso per me e la mia famiglia. Grazie per le vostre preghiere! Credo che il Signore avrà pietà di mio fratello, perché è stato un uomo buono e ha salvato tanti altri soldati. Mio fratello ha dato la sua vita per gli altri, per tutti noi».