Scomparso a 65 anni il presidente dell’Europarlamento. Lascia un’eredità di parole e di azioni che aiuta a comprendere l’Unione di oggi e - forse - a intravvedere quella di domani
di Gianni
Borsa
Agensir
«Ci risentiamo dopo le feste. Auguri!». Sono le ultime parole che ho sentito pronunciare da David Sassoli. Accompagnate da quel sorriso generoso cui ci aveva abituati. Era il 15 dicembre scorso. Nella sede al Parlamento europeo eravamo in coda per un tampone molecolare. La mattina avevamo scambiato due chiacchiere per un progetto comune: nel pomeriggio era tornato sulla faccenda. Poi il test, e via, verso Bruxelles, dove il giorno successivo si sarebbe svolto il Consiglio europeo. Il suo ultimo summit, aperto, come sempre, da un discorso appassionato, esigente, programmatico. Spalancato sul futuro.
David Sassoli, 65 anni, si è spento nella notte al Cro (Centro di riferimento oncologico) di Aviano dove era ricoverato dal 26 dicembre. Un ricovero resosi «necessario – aveva informato ieri l’amico e portavoce Roberto Cuillo – per il sopraggiungere di una grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario».
Dal giornalismo alla politica
Nato a Firenze, romano d’adozione, sposato, due figli, giornalista e volto noto del Tg1 Rai, era stato eletto per la prima volta al Parlamento europeo nel 2009 e rieletto nel 2014 e quindi nel 2019. Il 3 luglio di quell’anno era stato eletto presidente dell’Europarlamento. Sassoli è deceduto ancora in carica: l’elezione del successore è infatti fissata per la plenaria della prossima settimana a Strasburgo.
Nell’impegno politico aveva riversato le sue capacità analitiche, le doti comunicative e, soprattutto, una passione per il bene comune che ne faceva un testimone credibile.
L’ho sentito più volte richiamare i valori sui quali è stata fondata, e si fonda, l’Unione europea. Puntuali i riferimenti ai «padri fondatori», agli innumerevoli discorsi di papa Francesco sull’integrazione europea. Sassoli aveva nella mente e nel cuore un’Europa di pace, solidale, «unita nella diversità». Libertà e giustizia sociale erano due pilastri della sua azione. Aveva richiamato la centralità dei cittadini nel processo politico e democratico europeo.
Credo che oggi, sommessamente, si possa anche dire che più di un amico e qualche analista avevano fatto il suo nome come possibile successore di Mattarella alla Presidenza della Repubblica.
Attento alle sfide del futuro
Nell’attività istituzionale, nei discorsi ufficiali, nelle conferenze stampa, nelle riunioni informali fra Strasburgo e Bruxelles richiamava con insistenza alcune sfide che attendono l’Europa e il mondo: la tutela dei diritti umani, l’attenzione prioritaria alle persone fragili ed emarginate, l’urgenza migratoria e il dovere dell’accoglienza, uno sviluppo economico sostenibile, la difesa del lavoro, le opportunità per i giovani, la lotta al cambiamento climatico, l’orizzonte digitale, la cooperazione internazionale, l’edificazione della pace in ogni angolo del pianeta…
A Natale aveva inviato gli auguri con un toccante videomessaggio: «In questo anno abbiamo ascoltato il silenzio del pianeta, abbiamo avuto paura ma abbiamo reagito, costruendo una nuova solidarietà, perché nessuno è al sicuro da solo». «Abbiamo visto nuovi muri e i nostri confini in alcuni casi sono diventati confini tra morale e immorale, tra umanità e disumanità. Muri eretti contro persone che chiedono riparo dal freddo, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà». Sassoli aggiungeva: «Abbiamo lottato accanto a chi chiede più democrazia, più libertà, accanto alle donne che chiedono diritti e tutele. A chi chiede di proteggere il proprio pensiero. Accanto a coloro che continuano a chiedere un’informazione libera e indipendente». «Abbiamo finalmente realizzato, dopo anni di crudele rigorismo, che la disuguaglianza non è né accettabile né tollerabile, che vivere nella precarietà non è umano, che la povertà non va nascosta ma dev’essere combattuta e sconfitta».
Abbandonare l’indifferenza
Sassoli sottolineava: «Il dovere delle istituzioni europee è di proteggere i più deboli e non di chiedere altri sacrifici aggiungendo dolore al dolore. Oggi l’Europa con il Piano di recupero ci dà grandi opportunità, di abbandonare l’indifferenza; è la nostra sfida, quella di un mondo nuovo, che rispetta le persone, la natura, e crede in una nuova economia basata non solo sul profitto di pochi, ma sul benessere di tutti». Infine: «Per questo voglio dirvi buone feste, buon Natale, buon anno. Il periodo del Natale è il periodo della nascita della speranza. E la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia. Auguri a noi, auguri alla nostra speranza».
Impegno e speranza: il lascito dell’uomo David Sassoli.