«Quando le persone non hanno nulla da mangiare la guerra rivela di sé la sua parte più disumana»
di Maria Chiara
Biagioni
Agensir
«Ogni guerra deve mantenere un volto di umanità. Quando le persone non hanno nulla da mangiare e rischiano di morire di fame, la guerra rivela di sé la sua parte più disumana. Dobbiamo allora aprire non soltanto i nostri cuori ma chiedere ai leader politici e a tutti coloro che hanno il potere di fare qualcosa, di consentire l’apertura di corridoi umanitari sicuri e l’accesso agli aiuti umanitari». È l’appello che il direttore di Caritas-Spes Ucraina, don Vyacheslav Grynevych, affida al Sir al ritorno da una missione ieri nei villaggi di Slobodka e Lukashivka, vicino a Chernihiv.
Città distrutte
I team della Caritas-Spes stanno facendo del loro meglio per raggiungere i villaggi più remoti e fornire assistenza. Ci sono villaggi che sono così piccoli da non essere contrassegnati su tutte le mappe. I residenti sono rimasti senza elettricità per un mese. I bombardamenti hanno distrutto infrastrutture e case.
«Le città che sono state liberate dalla occupazione russa – racconta don Grynevych – sono completamente distrutte. Hanno rubato le macchine. Hanno saccheggiato le case. In questi villaggi vivono famiglie povere. Non si sono fermati neanche di fronte alla loro povertà, lasciando le persone, anziani e bambini, in condizioni estremamente critiche. In questi villaggi hanno anche colpito e completamene raso al suolo la chiesa ortodossa. È la dimostrazione che la guerra non riesce a fermarsi neanche di fronte ai luoghi sacri», osserva il sacerdote.
Gli aiuti non arrivano
Ogni giorno nel centro logistico di Leopoli, arrivano 5-6 camion di aiuti provenienti dall’Europa. Un team lavora qui quasi senza sosta per garantire che le cose più importanti arrivino alle persone che ne hanno davvero bisogno. Il direttore della Caritas-Spes esprime però grande preoccupazione per le zone sotto occupazione russa. In queste parti del Paese che don Grynevych preferisce non citare esplicitamente per motivi di sicurezza, sono operativi direttori e collaboratori di Caritas-Spes. Il problema è che l’organizzazione caritativa non riesce a far arrivare in queste regioni gli aiuti. I russi impediscono l’arrivo degli aiuti umanitari dall’Ucraina. Le scorte, che si erano accumulate prima del loro arrivo, cominciano a finire. Le risorse scarseggiano ma la Caritas-Spes non ha più accesso né la garanzia di sicurezza necessaria per entrare.
«Le nostre Caritas – dice il direttore – stanno andando avanti con gli aiuti arrivati prima dell’occupazione. Dopo, sarà un problema. Siamo anche preoccupati per la sicurezza del nostro staff, perché i russi entrano, fanno domande, chiedono come funzionano l’arrivo e la distribuzione degli aiuti, soprattutto da dove arrivano. E chiedono ai nostri operatori di collaborare con i soldati russi. Le persone del nostro staff si trovano quindi in una situazione molto difficile e di forte pressione psicologica. Hanno paura. Non sanno cosa fare».
L’appello di Caritas si rivolge quindi a tutti chiedendo di «salvare anche in tempo di guerra la nostra umanità. Possiamo avere posizioni politiche diverse – afferma don Grynevych –, possiamo addirittura stare alle parti opposte del conflitto, ma siamo tutti figli dello stesso Dio e tutti meritiamo il rispetto della comune dignità umana».