I dati riferiti a 101 Caritas diocesane (il 46% del totale) confermano da nord a sud un incremento delle situazioni di povertà e di disagio economico, quindi un aumento di famiglie che sperimentano difficoltà materiali legate alla totale o parziale assenza di reddito
Ufficio Studi della Caritas italiana
Caritas italiana, al fine di monitorare e mappare le fragilità e i bisogni dei territori in questa fase di emergenza socio-sanitaria legata al Covid 19, ha avviato una rilevazione nazionale (condotta dal 9 al 24 aprile) che ha coinvolto tutte le Caritas diocesane e che ha permesso di esplorare: come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Cda e/o servizi; come mutano gli interventi e le prassi operative delle Caritas alla luce di quanto sta accadendo; quale è l’impatto del Coronavirus sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori.
I dati raccolti – riferiti a 101 Caritas diocesane (il 46% del totale) – offrono informazioni preziose che aiutano a comprendere gli effetti sociali di questa fase inedita ed emergenziale. Si conferma da nord a sud del Paese un incremento delle situazioni di povertà e di disagio economico (lo accerta il 98% delle Caritas diocesane), quindi un aumento di famiglie che sperimentano difficoltà materiali legate alla totale o parziale assenza di reddito.
Il dato non sorprende troppo, se si pensa che in Italia – secondo l’Istat – il 62% delle famiglie non riesce a risparmiare e accantonare alcunché a fine mese e che il 36% dei nuclei non è in grado di far fronte a una spesa imprevista di 800 euro circa. L’attuale emergenza sanitaria mette poi a dura prova, inevitabilmente, anche l’occupazione.
Il 98% delle Caritas diocesane registra un incremento dei bisogni occupazionali riguardanti soprattutto chi, prima dell’emergenza, poteva contare su un impiego precario, stagionale o magari irregolare, o ancora i piccoli commercianti, i giostrai o i circensi costretti alla stanzialità, o chi era già in uno stato di disoccupazione. Accanto alle fragilità economiche, i dati evidenziano anche un accentuarsi delle problematiche familiari (in termini di conflittualità di coppia, violenza, conflittualità genitori-figli, difficoltà di accudimento dei bambini piccoli o altri familiari), dei bisogni legati alla salute, in modo particolare del disagio psicologico e psichico. Inoltre si registra un incremento di nuovi bisogni, come quelli legati a problemi di solitudine, relazionali, ansie, paure del futuro e disorientamento.
Così il numero dei “nuovi poveri” risulta più che raddoppiato rispetto alla situazione di pre-emergenza (si è registrato un incremento del +105%). In termini assoluti, tra marzo e aprile, i nuovi “volti” incontrati dalle Caritas (partecipanti alla rilevazione) sono stati oltre 38.500, una media di circa 470 nuovi assistiti per ciascuna diocesi. Rispetto alle richieste, si evidenzia soprattutto un aumento delle domande di beni e servizi materiali (in particolare cibo e beni di prima necessità), di sussidi e aiuti economici (a supporto della spesa o del pagamento di bollette e affitti), del sostegno socio-assistenziale (assistenza a domicilio, compagnia, assistenza anziani), lavoro e alloggio. Cresce anche la domanda di orientamento riguardo alle misure di sostegno, per lo più pubbliche, messe in campo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, così come la richiesta di aiuto nella compilazione delle domande.
Di fronte a tali urgenze quali gli interventi, inediti e non, realizzati dalle Caritas diocesane? Si registra in particolare l’attivazione di nuovi servizi legati all’ascolto e all’accompagnamento telefonico che ha supportato sino a oggi oltre 22mila famiglie; la fornitura dei pasti in modalità da asporto o con consegne a domicilio di cui hanno beneficiato circa 56.500 persone; il potenziamento di empori/market solidali, o ancora la fornitura di dispositivi di protezione individuale e igienizzanti (i beneficiari sono stati circa 290mila); le iniziative a supporto della didattica a distanza (fornitura di tablet, pc), l’assistenza ai senza dimora (rimodulata per garantire gli standard di sicurezza), le mense, l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari o i servizi di supporto psicologico.
A questi interventi si aggiungono poi anche alcune esperienze inedite e preziose, che vanno al di là di una risposta al bisogno materiale, come per esempio quella denominata #TiChiamoio, nata per offrire vicinanza, seppur solo telefonica, alle persone accompagnate nei centri di ascolto, cercando così una modalità per condividere fragilità, preoccupazioni e restituire un po’ di speranza; o il progetto “Message in a Bottle” ideato per far recapitare assieme, ai pasti da asporto, messaggi e poesie da parte della cittadinanza.
Una vivacità di iniziative e opere realizzate grazie alla disponibilità di centinaia di migliaia di volontari e operatori che da nord a sud del Paese non hanno fatto mancare il loro impegno quotidiano, la loro prossimità e generosità verso i più poveri, anche durante questa pandemia; la stessa che ha fatto registrare casi di contagi e decessi anche tra loro.