Alla 77ª Assemblea generale dell’Onu il Presidente americano ha incentrato la parte iniziale del suo intervento sulla guerra «brutale e inutile, una guerra scelta da un solo uomo, per essere molto schietti»
di Maddalena
Maltese
Agensir da New York
La guerra in Ucraina continua ad aprire i discorsi di indirizzo dei capi di stato e di governo alla 77ª Assemblea generale dell’Onu. Anche il presidente americano Joe Biden ha incentrato la parte iniziale del suo intervento sulla guerra «brutale e inutile, una guerra scelta da un solo uomo, per essere molto schietti».
Il Presidente non usa mezze misure nella condanna della Russia, che «ha spudoratamente violato i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite» e da «membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha invaso il suo vicino, ha tentato di cancellare uno Stato sovrano dalla mappa». La parola violazione dei principi delle Nazioni Unite viene attribuita anche al «finto referendum per annettere parti dell’Ucraina», mentre vengono chiamati i riservisti per unirsi alla lotta.
Condizioni giuste
«Putin afferma di aver dovuto agire perché la Russia era stata minacciata. Ma nessuno ha minacciato la Russia e nessun altro oltre alla Russia ha cercato un conflitto», dichiara Biden davanti ai Capi di governo del mondo, precisando che «come voi, gli Stati Uniti vogliono che questa guerra finisca alle condizioni giuste, alle condizioni che tutti abbiamo sottoscritto: che non puoi impadronirti del territorio di una nazione con la forza» e chiede a tutti i Paesi di essere determinati, «chiari, fermi e incrollabili» nell’essere solidali con l’Ucraina.
La riforma dell’Onu
La riforma dell’Onu è l’altro punto cardine del discorso di Biden. «Credo anche che sia giunto il momento che questa istituzione diventi più inclusiva in modo che possa rispondere meglio ai bisogni del mondo di oggi», spiega il Presidente americano, illustrando la sua proposta: aumentare il numero di rappresentanti sia permanenti che non permanenti del Consiglio e includere seggi permanenti per i Paesi in Africa, America Latina e Caraibi. Sul potere di veto chiede che tutti i Paesi del Consiglio, «compresi gli Stati Uniti, dovrebbero costantemente sostenere e difendere la Carta delle Nazioni Unite e astenersi dall’uso del veto, tranne in rare situazioni straordinarie, per garantire che il Consiglio rimanga credibile ed efficace».
La crisi ambientale e alimentare
La crisi climatica ed alimentare diventano i temi su cui gli Stati Uniti non si stanno tirando indietro con investimenti consistenti all’interno del Paese e all’estero. Biden definisce l’agenda climatica abbracciata dagli Usa «audace», perché consapevole che «il costo umano del cambiamento climatico» non esclude nessuno. «La diplomazia climatica non è un favore per gli Stati Uniti o per qualsiasi altra nazione, e andarsene fa male al mondo intero» chiarisce Biden.
E a proposito dell’insicurezza alimentare e della fame, il Presidente annuncia lo stanziamento di altri 2,9 miliardi di dollari in sostegno all’assistenza umanitaria. Anche su questo tema non manca una stoccata al presidente russo: «La Russia sta pompando bugie, cercando di attribuire la colpa della crisi alimentare alle sanzioni», afferma Biden e aggiunge: «Permettetemi di essere perfettamente chiaro su una cosa: le nostre sanzioni consentono esplicitamente alla Russia la capacità di esportare cibo e fertilizzanti. Nessuna limitazione. È la guerra della Russia che sta peggiorando l’insicurezza alimentare e solo la Russia può porvi fine».
La guerra nucleare
Cina e guerra nucleare sono gli altri due temi caldi toccati da Biden: «Non cerchiamo il conflitto. Non cerchiamo una Guerra Fredda. Non chiediamo a nessuna nazione di scegliere tra gli Stati Uniti o qualsiasi altro partner», dichiara Biden a proposito della concorrenza con Pechino, ma lo inquieta «l’accumulo nucleare senza precedenti, senza alcuna trasparenza», messo in atto. «Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta» afferma il presidente Usa, e definisce «tendenze inquietanti e minacce irresponsabili» quelle che la Russia, a più riprese, ripropone per conquistare territorio in Ucraina.