Scomparso a 91 anni il sociologo polacco che indagò i contenuti e le caratteristiche della post-modernità, con una particolare attenzione alla comunicazione
Si è spento ieri a Leeds (Gran Bretagna) il sociologo polacco Zygmunt Bauman, 91 anni, noto per aver coniato la definizione di «società liquida» per spiegare la postmodernità.
La tv non basta per «placare la coscienza»
La «telecittà» aumenta il «divario tra vedere e sapere» e non basta accendere la tv per «placare la coscienza» o capire perché avvengono le tragedie del mondo. È il pensiero che Bauman espresse nel 2002 al convegno “Parabole mediatiche” promosso dalla Cei.
Oggi «il numero di eventi e situazioni di cui veniamo a conoscenza e che ci mettono nella posizione scomoda e riprovevole di spettatori – affermò Bauman – aumenta di giorno in giorno»: la distanza tra noi e i poveri o le persone che soffrono, per esempio, «è enorme, insuperabile, insormontabile per la nostra capacità di camminare o viaggiare o per gli strumenti che sappiamo maneggiare e far funzionare»; senza contare le immagini tragiche o violente che «appaiono nei nostri salotti con spaventosa regolarità» e che diventano subito dopo preda dell’oblio, per lasciare spazio ad altre immagini «non meno scioccanti».
«L’assorbimento d’immagini può ostacolare piuttosto che suggerire e facilitare l’assimilazione del sapere», denunciò il sociologo, secondo il quale grazie alle immagini «non si sa nulla e non si parla delle cause» dei fenomeni teletrasmessi. «Un divario veramente abissale» si spalanca, quindi, «fra sapere e agire», anche perché la «qualità» dell’informazione è cambiata così radicalmente che «ciò che sappiamo e che veniamo a sapere non è solo una versione degli eventi», ma si presenta come la «verità» stessa, che «possiamo accettare come vera, criticare e con un minimo sforzo cancellare dalla coscienza».
Sant’Egidio: «Umanista impegnato sulla frontiera del vivere insieme»
«Un grande intellettuale che con profondità ha saputo interpretare i grandi cambiamenti della società contemporanea», ma anche «un fine umanista impegnato sulla frontiera del vivere insieme»: così la Comunità di Sant’Egidio ricorda Bauman.
«Viva è la memoria della sua partecipazione agli ultimi incontri internazionali, promossi da Sant’Egidio nello “spirito di Assisi”, in cui espresse con convinzione la visione di un dialogo necessario tra laici e credenti per la costruzione della pace e di una società più inclusiva – sottolinea la Comunità in una nota -. Come fece anche nel settembre scorso, quando, nell’ambito del trentesimo anniversario dell’incontro voluto nel 1986 da Giovanni Paolo II, ebbe anche un colloquio privato, proprio ad Assisi, con papa Francesco».
Con Bauman, conclude la Comunità di Sant’Egidio, «se ne va un visionario dei nostri tempi, capace di guardare al futuro dell’Europa e del mondo».