Ha raccontato il pallone per la Rai per quasi quarant’anni e ancora oggi lo commenta in tv e sulla stampa. Lo contraddistinguono competenza, garbo e cordialità. Manifesta la sua testimonianza di fede anche nella sensibilità ai temi educativi
di Mauro
COLOMBO
Giovani e giovanissimi, oggi abituati a telecronache calcistiche urlate, ansiose e ansiogene, non sempre immuni da abbagli tattici e strafalcioni sintattici, magari faticheranno a immaginarlo. Ma fino a non molto tempo fa un signore è entrato nelle case italiane parlando di calcio senza invadenza, con discrezione, dovizia tecnica, linguaggio raffinato e passione misurata dalla lucidità. La competenza è il frutto dei trascorsi agonistici, culminati nell’approdo alla serie B. Alla ricchezza lessicale hanno concorso gli studi, sfociati nella laurea in Legge. Ma lo stile è come il coraggio per don Abbondio: se uno non ce l’ha, non può darselo. E Bruno Pizzul ne è dotato in abbondanza.
Pizzul compie 80 anni e lo sport italiano gli fa festa. Come è giusto che sia per un giornalista “voce” del calcio sulla Rai per quasi quarant’anni. Ha raccontato i Mondiali da Messico 1970 a Corea 2002, gli Europei dal 1972 al 2000, le coppe internazionali degli anni Settanta, Ottanta, Novanta e inizio Duemila. Alle telecronache, da un certo punto in avanti, ha affiancato anche la conduzione di Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva, facendo della sobrietà il suo marchio di fabbrica. Non ama la fretta, Pizzul: non guida e all’auto da sempre preferisce la bicicletta, nella caotica Milano come nella sua quieta Cormons. Per questo rifugge i toni concitati, privilegiando il ragionamento pacato sia nelle cronache (anche a due voci, di cui è stato pioniere), sia nelle analisi a cui, ancora oggi, si presta come opinionista nei talk televisivi o sulla carta stampata (comprese le nostre testate diocesane). Compagno d’ufficio di Beppe Viola in corso Sempione, è pure capace di sana autoironia, come dimostrano i simpatici spot girati con l’amico Trapattoni prima dei Mondiali brasiliani del 2014. Ha il rimpianto di non aver mai potuto raccontare un trionfo della Nazionale; ma l’unica cosa che cancellerebbe dalla sua carriera è la tragica notte dell’Heysel, commentata magistralmente anche se non avrebbe mai voluto farlo.
Chi ha la fortuna di conoscerlo può testimoniare della sua genuina cordialità, manifestata senza distinzione ai grandi protagonisti del mondo del football e agli amici delle sfide a scopa, davanti a un bicchiere di buon rosso. Cattolico convinto nelle affermazioni e nei comportamenti, è sempre pronto a portare la sua riflessione in occasioni o contesti in cui, invece che di dribbling e colpi di tacco, si discuta di educazione, di valori morali e di ideali di vita.
Pizzul è nato l’8 marzo, Festa della Donna, e anche le donne, proverbiali antagoniste del calcio, non possono non apprezzarne il garbo, l’umanità e la signorilità. Festeggia gli 80 anni nel giorno in cui a Firenze si porge l’estremo saluto a Davide Astori, il capitano della Fiorentina rapito troppo presto alla vita e ai suoi affetti: anche in una giornata per lui gioiosa, c’è da esser certi che Pizzul rivolgerà un pensiero a quella famiglia, a quella squadra e a quella città così duramente provate.
Per questo e per parecchio altro ancora, è un piacere fargli gli auguri, sorvolando sull’amarezza causatagli dal recentissimo furto subito in casa e prendendo a prestito una delle sue locuzioni più celebri: tutto molto bello, Bruno, buon compleanno!