La ''particella di Dio'', la fede e le nuove frontiere della fisica: le risposte di due illustri scienziati, Antonino Zichichi e Fiorenzo Facchini.
di Maria Michela NICOLAIS
«Una scoperta che ha un significato molto importante, in quanto stabilisce che c’è bisogno della massa immaginaria per descrivere il mondo». Antonino Zichichi, docente emerito di fisica superiore all’Università di Bologna e fondatore del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, descrive così al Sir l’individuazione del bosone di Higgs – ribattezzato dai media “particella di Dio” – all’indomani dell’annuncio del Cern. Lo scienziato di fama internazionale, che ieri era presente a Ginevra con il suo amico Peter Higgs all’annuncio, pur affermando l’impossibilità allo stato attuale di “fare previsioni” di alcun tipo su quelle che potrebbero essere le frontiere di una nuova fisica, sostiene che la “particella di Dio” può aprire la strada all’esistenza di un “super mondo”, perché “siamo figli di una logica rigorosa, non del caos”, e il nostro mondo “non è tutto, ma una parte”. Per Fiorenzo Facchini, docente emerito di antropologia all’Università di Bologna, la nuova scoperta «non cambia nulla per quanto riguarda l’idea di creazione, anche se arricchisce le conoscenze sulla natura voluta da Dio e sulle sue potenzialità e rimanda alla grandezza del Creatore». Le risposte dei due scienziati.
Prof. Zichichi, perché è così importante la scoperta annunciata ieri a Ginevra?
La cosa straordinaria che la scoperta del bosone di Higgs ci ha dimostrato è che la massa reale ha le sue radici nella massa immaginaria: c’è bisogno, cioè, della massa immaginaria per descrivere il mondo. Noi fisici nel nostro lavoro possiamo vedere solo cose reali, ma costruendo una teoria completa, che in questo caso ha richiesto un percorso durato 50 anni, abbiamo capito che oltre la massa reale c’è la massa immaginaria, di cui abbiamo bisogno per evitare risultati che diano infinito.
Quali prospettive si aprono con la “massa immaginaria”?
La scoperta di Higgs apre la strada all’esistenza di un ‘super mondo’, ipotesi che per ora non ha registrato nessuna contraddizione teorica. Se c’è un bosone di Higgs, allora deve esistere il ‘super Higgs’… Da oggi in poi, in altre parole, si apre un’altra concezione di mondo, che sancisce la fine completa del materialismo scientifico di stampo marxista. Ai tempi di Marx, la scienza non aveva capito che massa e materia sono cose diverse: oggi sappiamo che la massa reale esiste grazie al fatto che c’è una massa immaginaria nelle sue origini. La massa immaginaria entra così nella descrizione dell’universo, che è fatto di stelle e di galassie ma che ha le sue radici nell’universo subnucleare, il quale è più importante delle stelle e delle galassie. Ciò che sta dentro di noi, detto in altri termini, spiega anche le stelle. Il messaggio della scienza è quindi che tutti noi siamo figli di una logica rigorosa, non del caos: l’ateismo è un atto di fede – non di ragione – nel nulla.
Prof. Facchini, cosa cambia dopo la scoperta della “particella di Dio”, nel dibattito su evoluzione e creazione?
La denominazione data al bosone di Higgs di ‘particella di Dio’ è certamente impropria e si lega a circostanze accidentali, tuttavia dice qualcosa delle sue proprietà ‘creative’ nel dare ‘massa’ a tutte le cose. Ma il concetto di creazione è altra cosa. La nuova scoperta non cambia nulla per quanto riguarda l’idea di creazione, anche se arricchisce le conoscenze sulla natura voluta da Dio e sulle sue potenzialità e rimanda alla grandezza del Creatore. Nello studio della natura si utilizzano categorie che sono in qualche modo misurabili o quantificabili, come quelle di massa e di energia, e ci si muove nell’ambito della realtà fisica. Ora nessuna di esse, neppure il rapporto tra massa ed energia, si colloca fuori da un rapporto di dipendenza radicale di ciò che esiste da un altro essere da cui riceve l’esistenza. Che cosa abbia comportato e comporti questa dipendenza all’inizio di tutto e nelle trasformazioni avvenute nel corso del tempo (che resta arduo indagare) non è affrontabile con i mezzi della fisica.
Resta, dunque, il “salto” tra due piani diversi…
Il passaggio dal nulla a ciò che esiste, il fatto che esista qualcosa e non il nulla è un evento che risponde a una concetto di ordine metafisico. La nuova scoperta è la conferma delle potenzialità contenute nella creazione, quali che siano stati i modi con cui sono espresse o possano esprimersi. Le conoscenze sulla struttura della materia, sul rapporto tra le diverse forze descritte dalla fisica, da quelle relative alle particelle subatomiche alla forza di gravità, arricchiscono gli orizzonti della scienza, specialmente per la ricostruzione dei primi istanti di vita dell’universo, ma potrebbero avere ricadute impensate in altri settori. In ogni caso, un conto è la spiegazione di aspetti profondi della materia e del rapporto tra massa e energia, un altro sarebbe quello di volere riprodurre o copiare i segreti della natura, che Dio ha messo nelle mani dell’uomo, si tratti della struttura dell’atomo o della struttura del vivente. Possono esserci applicazioni utili all’uomo e al miglioramento della sua vita, ma non ci si deve nascondere le possibili implicazioni di ordine morale, quasi che tutto ciò che si può tecnicamente compiere diventi per ciò stesso legittimo farlo.