Il bosone di Higgs spiega la materia a noi nota, che è solo il 4 per cento dell’universo conosciuto. Alla nostra intelligenza è affidata la continua scoperta del creato
di Vincenzo TOSELLO
Al Cern di Ginevra hanno dato finalmente l’annuncio ufficiale della scoperta: il bosone di Higgs – la particella elementare intuita dallo scienziato britannico 48 anni fa, che consentirebbe ad ogni altra particella subatomica della materia di avere massa – esiste davvero ed è stato “catturato” nel famoso superacceleratore Lhc, grazie al lavoro di migliaia di scienziati, molti dei quali giovani talenti italiani. È la cosiddetta “particella di Dio” inseguita da anni – chiamata anzi dal premio Nobel Lederman nel titolo che avrebbe voluto dare al suo libro del 1993 “particella maledetta” perché non si lasciava trovare, ma definita invece dall’editore con quel nome più azzeccato -, che conferma le teorie fisiche più recenti e al tempo stesso apre ad una nuova fisica, risultando con caratteristiche in parte diverse da quelle supposte.
In realtà il bosone di Higgs spiega la materia a noi nota, che è solo il 4% dell’universo conosciuto, mentre il restante 96% è costituito dall’energia oscura e dalla materia oscura, così definite perché se ne ignorano le caratteristiche. E proprio le anomalie riscontrate nel bosone – acchiappato per la coda, dicono umoristicamente gli scienziati soddisfatti e festanti – potrebbero costituire l’anello di congiunzione verso quel mondo fisico più vasto e sconosciuto. Come a dire che ne resta ancora di strada da fare e il mondo ci sta tutto di fronte nel suo infinito mistero. Abbiamo intuito qualcosa dell’architettura dell’universo e per questo azzardiamo chiamarla “particella di Dio”, come a riferirci – più o meno consapevolmente (molti fisici non gradiscono quella definizione) – al grande Architetto, che ha presieduto alla creazione o ha dato l’input ad un “big bang” che si voglia… Il grande libro della Natura che si squaderna davanti allo sguardo e all’intelligenza dell’uomo – dalla corolla di un fiore alla forma di un insetto, dai misteri della fisica a quelli dell’astronomia – mostra tutto il suo fascino, lasciandoci intuire il fascino misterioso e avvolgente di Chi – oltre al che cosa – è alla sua origine.
Alla nostra intelligenza è affidata la continua scoperta del bello, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, in una ricerca incessante, che merita sempre più impegno – e magari anche un maggiore impiego di risorse -, non solo per sfruttarne eventuali applicazioni tecnologiche, ma già in sé per lo stupore della conoscenza, che ci rende creature speciali e uniche in questo mondo infinito da contemplare, rispettare e amare come Suo dono.