Il film di Simone Pizzi proiettato al Cinema Trevi nell'ambito del XXI Festival del dialogo interreligioso organizzato da Tertio Millennio Film Festival e dalla Fondazione Ente dello Spettacolo

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Nell’ambito del XXI Festival del dialogo interreligioso dal titolo «È tempo di migrare. Memoria Identità Relazioni», organizzato a Roma dal 12 al 16 dicembre da Tertio Millennio Film Festival e dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, sabato 16 dicembre, alle 18, al Cinema Trevi sarà proiettato Figli di Abramo, il docu-film di Simone Pizzi (Habanero), realizzato nell’ambito del progetto “Migranti: religioni nella metropoli” con il contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali. Il docu-film prova a rispondere agli interrogativi suscitati dal fenomeno migratorio, raccontando le storie quotidiane di chi, arrivato da lontano, ha saputo mettere radici in Italia con l’aiuto della fede, qualunque essa sia: il percorso si snoda attraverso i racconti personali dei protagonisti, appartenenti a diverse comunità religiose di immigrati: i cattolici di origine filippina, gli ortodossi rumeni e i musulmani di area mediterranea. Al termine della proiezione incontro con il regista Simone Pizzi.

Numerosi gli eventi e le proiezioni in programma nel Festival, ospitati dallo stesso Cinema Trevi e dalla Filmoteca Vaticana. Nell’ambito dell’iniziativa, il 15 dicembre alle 20.30, saranno assegnati gli RdC Awards, i riconoscimenti della Fondazione Ente dello Spettacolo e della Rivista del Cinematografo attribuiti a protagonisti del mondo del cinema, della televisione e della cultura. Novità di quest’anno sarà l’assegnazione di altri due premi: alla migliore opera prima votata dai lettori della Rivista del Cinematografo e di Cinematografo.it e ai tre vincitori del contest “A corto di identità”, primo concorso per cortometraggi promosso dalla Fondazione sui temi “Identità, relazione, migrazione”.

«Il cinema, di finzione e documentario, di lunga e breve durata, è un’occasione di incontro, conoscenza, crescita e condivisione – afferma monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo -. Può essere specchio della vita quotidiana e strumento per leggere temi, speranze e preoccupazioni che animano la società. La Segreteria per le comunicazioni della Santa Sede, il Pontificio Consiglio per la Cultura, la Fondazione Ente dello Spettacolo, lavorando insieme a qualificati rappresentanti delle comunità di confessioni cristiane, ebree e musulmane, vogliono ascoltare e rilanciare la voce e lo sguardo dei registi, videomaker e creativi su temi urgenti e cruciali per la vita di tutti: migrazione, memoria, identità, accoglienza. Consapevoli che il dialogo, unica via per superare la diffidenza e l’ostilità, può nascere solo laddove c’è reciproca narrazione e conoscenza della propria memoria – conclude -. Vogliamo scoprire, ascoltare, narrare le differenze. E il cinema in questo è uno strumento, un’arte, formidabile».

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