Incontrando i pellegrini ambrosiani l’arcivescovo greco-cattolico Shevchuk ha illustrato la situazione della sua comunità religiosa, ha ringraziato la Diocesi per l’accoglienza riservata ai connazionali immigrati e ha lanciato un appello: «In Europa non si parla della guerra in Ucraina, fatelo voi»
di Davide
MILANI
Un enorme complesso residenziale di fattura sovietica, nuovi palazzi che stanno sorgendo ora su una riva e sull’altra del Dnepr. E in mezzo la nuova e monumentale Cattedrale greco cattolica, «la più giovane delle chiese cattedrali orientali», spiegano con orgoglio. A guidare l’incontro con i giovani sacerdoti ambrosiani è l’Arcivescovo Maggiore Greco-Cattolico Sviatoslav Shevchuk, riferimento per i greco-cattolici di Kiev, nell’Ucraina e di quelli sparsi nel mondo.
Molta attesa per l’incontro, soprattutto da parte dei sacerdoti greco-cattolici presenti in gran numero, desiderosi di conoscere i preti milanesi e di celebrare per la prima volta in rito ambrosiano nella nuova cattedrale consacrata nel 2013, «1025 anni dopo la conversione della Rus’», e a oggi ancora in via di completamento.
Una minoranza religiosa in Ucraina, 6 milioni di fedeli su 43 milioni di abitanti, un altro milione sparso in tutto il mondo. Il clero è composto da 100 sacerdoti, età media 30 anni, il 99% dei quali sposati. Un sacerdote sposato ha reso anche una breve testimonianza, positiva, sulla sua condizione, anche se – come ha sottolineato lo stesso metropolita – i problemi non mancano, come accade per esempio per i matrimoni dei preti che falliscono o per le difficoltà educative con i figli, la visibilità sociale di tutta la famiglia, con i problemi che ne conseguono quando qualcosa in casa non funziona. La sfida pastorale più urgente per la Chiesa greco-cattolica in Ucraina è la guerra, con le sue tristi conseguenze: morti, povertà, profughi, distruzioni.
«Vi ringrazio per l’accoglienza dei nostri immigrati a Milano: in Italia complessivamente gli ucraini sono 500 mila, di cui solo metà regolari – ha spiegato Shevchuk -. Sono soprattutto donne che lavorano come badanti nelle famiglie italiane. Mandiamo i nostri sacerdoti per aiutare gli ucraini in Italia a integrarsi, senza che si assimilino, affinché non perdano la propria identità nazionale, la tradizione spirituale e liturgica. Gli ucraini possono contribuire allo slancio missionario delle vostre chiese».
Nel suo lungo intervento l’Arcivescovo metropolita ha spiegato poi lo stato di rapporti e le fatiche con il mondo ortodosso, e alla fine ha lanciato un appello: «Tornando a casa raccontate quanto avete visto. Oggi in Europa della guerra in Ucraina non si parla, si tace sulle condizioni di vita dell’est del Paese…».
Poi la tanto attesa celebrazione eucaristica in rito Ambrosiano, presieduta da monsignor Delpini e concelebrata intorno allo stesso altare sia dai preti milanesi, sia da quelli greco-cattolici (video integrale della Messa).
L’omelia è stata del brillantissimo Nunzio apostolico monsignor Claudio Gugerotti, un costante riferimento per i pellegrini milanesi durante tutta la settimana: «Viviamo tentando di riempire la sete d’infinito con il denaro, di sostituire il bisogno di Dio con un idolo. Avremo il coraggio di rifiutare di dare per soldi ciò che siamo chiamati a dare gratuitamente? Avremo il coraggio di stare soli con Dio per ritrovare la sorgente della grazia? Avremo il senso del gratuito, liberi dall’appagamento, dalla gratificazione, dal consenso? Saremo in grado di trasferire la grazia di Dio per fare più bello il mondo in cui viviamo? Quello che vi auguro è che, in un momento di solitudine, scopriate quanto siete belli agli occhi di Dio e, riempiti della bellezza di Dio, sentiate la gioia e il desiderio di comunicare a tutti quanti sono belli».