Le drammatiche conseguenze in un rapporto curato da un centro studi della Bicocca
di Cristina CONTI
Redazione
Gravi danni alla circolazione e ai polmoni, alterazioni funzionali degli organi e del dna delle cellule. Queste le conseguenze dell’inquinamento di Milano. A comunicare queste notizie sono i risultati della seconda parte del Progetto Tosca (Tossicità del particolato atmosferico e marker molecolari di rischio) realizzato dal Centro Polaris (Polveri in Ambiente e Rischio per la Salute) del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Milano-Bicocca e finanziato da Fondazione Cariplo.
Dai dati medici, in particolare, risulta che il Pm induce uno stato infiammatorio polmonare e sistemico, con l’attivazione significativa di fenomeni coagulatori. Questo si riflette in un incremento del numero dei ricoveri sia per patologia respiratoria sia per problemi cardiovascolari. «Gli studi degli ultimi decenni hanno messo chiaramente in luce la pericolosità dell’inquinamento atmosferico. Oggi possiamo dire che l’inquinamento atmosferico, una delle maggiori cause di morte prevenibili, fa più vittime dell’Aids, del cancro alla mammella e alla prostata messi insieme», ha detto Joel Schwartz della Harvard University di Boston, tra i più autorevoli scienziati al mondo per gli studi sugli impatti dell’inquinamento sulla salute, intervenuto alla presentazione della ricerca.
Risultati a cui si è arrivati grazie a lunghi studi che hanno preso in considerazione differenti indicatori quali, per esempio, andamento dei ricoveri ospedalieri, decessi, andamento della pressione sanguigna, infiammazioni alle vie respiratorie. «Ma i risultati più chiari sono arrivati dagli studi su coorti di pazienti nei quali le differenze di lungo periodo nelle aspettative di vita sono state stimate in aree con diverse concentrazioni di inquinamento atmosferico», ha concluso lo studioso.
Dati confermati da una ricerca del gruppo di ricerca guidato da Giancarlo Cesana, docente di Medicina del Lavoro nell’Università di Milano-Bicocca, sulle persone ricoverate per motivi legati a patologie respiratorie e cardiovascolari nel 2005, circa 460 mila residenti nei comuni di Monza, Sesto San Giovanni, Bergamo, Sondrio, Lodi, Mantova. Lo studio ha evidenziato poi che i soggetti giovani e quelli anziani risultano essere più suscettibili dei soggetti di età media e le donne più suscettibili degli uomini ai ricoveri ospedalieri in presenza di forti concentrazioni di Pm 10. Il trattamento con farmaci respiratori o cardiovascolari, inoltre, riduce l’effetto negativo degli inquinanti. Gravi danni alla circolazione e ai polmoni, alterazioni funzionali degli organi e del dna delle cellule. Queste le conseguenze dell’inquinamento di Milano. A comunicare queste notizie sono i risultati della seconda parte del Progetto Tosca (Tossicità del particolato atmosferico e marker molecolari di rischio) realizzato dal Centro Polaris (Polveri in Ambiente e Rischio per la Salute) del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Milano-Bicocca e finanziato da Fondazione Cariplo.Dai dati medici, in particolare, risulta che il Pm induce uno stato infiammatorio polmonare e sistemico, con l’attivazione significativa di fenomeni coagulatori. Questo si riflette in un incremento del numero dei ricoveri sia per patologia respiratoria sia per problemi cardiovascolari. «Gli studi degli ultimi decenni hanno messo chiaramente in luce la pericolosità dell’inquinamento atmosferico. Oggi possiamo dire che l’inquinamento atmosferico, una delle maggiori cause di morte prevenibili, fa più vittime dell’Aids, del cancro alla mammella e alla prostata messi insieme», ha detto Joel Schwartz della Harvard University di Boston, tra i più autorevoli scienziati al mondo per gli studi sugli impatti dell’inquinamento sulla salute, intervenuto alla presentazione della ricerca.Risultati a cui si è arrivati grazie a lunghi studi che hanno preso in considerazione differenti indicatori quali, per esempio, andamento dei ricoveri ospedalieri, decessi, andamento della pressione sanguigna, infiammazioni alle vie respiratorie. «Ma i risultati più chiari sono arrivati dagli studi su coorti di pazienti nei quali le differenze di lungo periodo nelle aspettative di vita sono state stimate in aree con diverse concentrazioni di inquinamento atmosferico», ha concluso lo studioso.Dati confermati da una ricerca del gruppo di ricerca guidato da Giancarlo Cesana, docente di Medicina del Lavoro nell’Università di Milano-Bicocca, sulle persone ricoverate per motivi legati a patologie respiratorie e cardiovascolari nel 2005, circa 460 mila residenti nei comuni di Monza, Sesto San Giovanni, Bergamo, Sondrio, Lodi, Mantova. Lo studio ha evidenziato poi che i soggetti giovani e quelli anziani risultano essere più suscettibili dei soggetti di età media e le donne più suscettibili degli uomini ai ricoveri ospedalieri in presenza di forti concentrazioni di Pm 10. Il trattamento con farmaci respiratori o cardiovascolari, inoltre, riduce l’effetto negativo degli inquinanti.