Iniziativa promossa da Istituto Sturzo e Almed della Cattolica con l'obiettivo di individuare casi esemplari che hanno saputo reinventare la tradizione e che hanno prodotto valori
di Cristina CONTI
Redazione
Individuare le eccellenze del territorio e metterle in rete. Questo l’obiettivo dell’«Archivio della generatività italiana». Un’iniziativa progettata e promossa dall’Istituto Luigi Sturzo e dall’Almed (Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo dell’Università cattolica di Milano), che ha l’obiettivo di individuare, attraverso un’indagine capillare, casi esemplari di «generatività»: esperienze, ciascuna a suo modo paradigmatiche, che hanno saputo reinventare la tradizione e che hanno prodotto valori. «L’idea è di riprendere la lezione sturziana in un periodo storico segnato da circostanze avverse e soprattutto dalla crisi economica», spiega Matteo Tarantino, tra gli studiosi che partecipano all’iniziativa. Ascoltare cosa l’Italia ha da dire, cercare una cornice in cui ricomporre il Paese e rimetterlo sullo scenario internazionale. Valore e intraprendenza, innovazione e mobilitazione, fedeltà e fiducia, affettività e desiderio, adeguatezza e riformismo, sensibilità e sostenibilità, resistenza e sacrificio. Questi i sette criteri in base ai quali un’impresa può dirsi «generativa». Una rete di sensori su tutto il territorio nazionale, dalla Confartigianato, alle imprese del Terzo settore, segnala le realtà potenzialmente generative, persone che animano società che funzionano e che si prendono cura del territorio che le ospita e che le circonda. Imprese, cooperative e società, che sono state analizzate attraverso incontri, interviste e osservazioni, da sociologi e giornalisti. Per poi raccogliere queste esperienze e raccontarle sul sito www.generativita.it, in modo da aiutare queste realtà che hanno in comune un senso di smarrimento, a fare sistema e fornire loro un quadro simbolico in cui riconoscersi. Aziende, imprese, società e cooperative che producono ricchezza e che mettono la loro competenza e le loro risorse a favore di persone disagiate o di cause "nobili" di cui molti hanno bisogno e in cui nessuno vuole investire. «In Lombardia e soprattutto a Milano, ci sono molte realtà di questo tipo. Qui il mondo imprenditoriale funziona ed è attento anche a chi soffre», aggiunge Tarantino. Come la Jonas di Massimo Recalcati, una struttura che ha il suo fulcro e la sua sede organizzativa a Milano e che ha saputo portare la psicanalisi a fasce popolari che prima non la conoscevano. «Un modo significativo di rendersi utili al territorio a cui si appartiene contrastando la marginalità e il disagio sociale», spiega Tarantino. Un ruolo particolarmente importante è stato anche quello di «Vita», società editoriale attiva nel no profit che ha saputo trasformarsi in una realtà quotata in Borsa. «In questo caso – commenta Tarantino – abbiamo un ottimo esempio di società che si interfaccia con le istituzioni e che riesce a dare più che prendere, sia attraverso la visibilità che dà alle storie degli ultimi sia per l’attenzione ai problemi sociali che pone sotto gli occhi di tutti». E poi realtà che operano nel Terzo settore, come Villa Pallavicini in viale Padova: «Si tratta di uno spazio autogestito con immobili in disuso che è stato trasformato in centro di aggregazione culturale. Un modo per creare comunità in un luogo in cui il disagio sociale, i contrasti multietcnici e la cronaca nera sono troppo spesso all’ordine del giorno». E infine «Dar casa», una cooperativa, con volontari e personale stipendiato, che ottiene la gestione di proprietà inutilizzate per poi ristrutturarle e metterle a disposizione di chi ha bisogno a un prezzo calmierato. «Una formula innovativa per risolvere il problema degli alloggi oggi tanto sentito da molti italiani e stranieri», conclude Tarantino. Individuare le eccellenze del territorio e metterle in rete. Questo l’obiettivo dell’«Archivio della generatività italiana». Un’iniziativa progettata e promossa dall’Istituto Luigi Sturzo e dall’Almed (Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo dell’Università cattolica di Milano), che ha l’obiettivo di individuare, attraverso un’indagine capillare, casi esemplari di «generatività»: esperienze, ciascuna a suo modo paradigmatiche, che hanno saputo reinventare la tradizione e che hanno prodotto valori. «L’idea è di riprendere la lezione sturziana in un periodo storico segnato da circostanze avverse e soprattutto dalla crisi economica», spiega Matteo Tarantino, tra gli studiosi che partecipano all’iniziativa. Ascoltare cosa l’Italia ha da dire, cercare una cornice in cui ricomporre il Paese e rimetterlo sullo scenario internazionale. Valore e intraprendenza, innovazione e mobilitazione, fedeltà e fiducia, affettività e desiderio, adeguatezza e riformismo, sensibilità e sostenibilità, resistenza e sacrificio. Questi i sette criteri in base ai quali un’impresa può dirsi «generativa». Una rete di sensori su tutto il territorio nazionale, dalla Confartigianato, alle imprese del Terzo settore, segnala le realtà potenzialmente generative, persone che animano società che funzionano e che si prendono cura del territorio che le ospita e che le circonda. Imprese, cooperative e società, che sono state analizzate attraverso incontri, interviste e osservazioni, da sociologi e giornalisti. Per poi raccogliere queste esperienze e raccontarle sul sito www.generativita.it, in modo da aiutare queste realtà che hanno in comune un senso di smarrimento, a fare sistema e fornire loro un quadro simbolico in cui riconoscersi. Aziende, imprese, società e cooperative che producono ricchezza e che mettono la loro competenza e le loro risorse a favore di persone disagiate o di cause "nobili" di cui molti hanno bisogno e in cui nessuno vuole investire. «In Lombardia e soprattutto a Milano, ci sono molte realtà di questo tipo. Qui il mondo imprenditoriale funziona ed è attento anche a chi soffre», aggiunge Tarantino. Come la Jonas di Massimo Recalcati, una struttura che ha il suo fulcro e la sua sede organizzativa a Milano e che ha saputo portare la psicanalisi a fasce popolari che prima non la conoscevano. «Un modo significativo di rendersi utili al territorio a cui si appartiene contrastando la marginalità e il disagio sociale», spiega Tarantino. Un ruolo particolarmente importante è stato anche quello di «Vita», società editoriale attiva nel no profit che ha saputo trasformarsi in una realtà quotata in Borsa. «In questo caso – commenta Tarantino – abbiamo un ottimo esempio di società che si interfaccia con le istituzioni e che riesce a dare più che prendere, sia attraverso la visibilità che dà alle storie degli ultimi sia per l’attenzione ai problemi sociali che pone sotto gli occhi di tutti». E poi realtà che operano nel Terzo settore, come Villa Pallavicini in viale Padova: «Si tratta di uno spazio autogestito con immobili in disuso che è stato trasformato in centro di aggregazione culturale. Un modo per creare comunità in un luogo in cui il disagio sociale, i contrasti multietcnici e la cronaca nera sono troppo spesso all’ordine del giorno». E infine «Dar casa», una cooperativa, con volontari e personale stipendiato, che ottiene la gestione di proprietà inutilizzate per poi ristrutturarle e metterle a disposizione di chi ha bisogno a un prezzo calmierato. «Una formula innovativa per risolvere il problema degli alloggi oggi tanto sentito da molti italiani e stranieri», conclude Tarantino.