L'iniziativa è frutto dell'intesa tra una bottega milanese di pasta fresca e le donne della sartoria rom Taivè


Redazione

Questo Natale sulle tavole dei gourmet milanesi ci saranno cesti confezionati da donne rom. È questo il frutto di un’intesa tra una bottega di pasta fresca fatta a mano, “Buongusto”, e il laboratorio di sartoria Taivè, dove lavorano 8 donne rom provenienti dai campi di via Triboniano e Novara.
La proprietaria del negozio, Enrica Besana, che opera nel cuore di Milano dal 2003 ha voluto infatti affidare alle donne rom del laboratorio la confezione delle borse in feltro per i cesti natalizi. Ne ha ordinati 150 pezzi e ne ha già venduti 120. I cesti contengono una serie di prodotti per palati fini: tortellini fatti a mano, una bottiglia di champagne francese, una di lambrusco di importanti marche e altre specialità che il cliente può scegliere. Il sacchetto in feltro è stato cucito a mano dalle sarte di Taivè.
Per le donne del laboratorio non è la prima commessa prestigiosa. Lo scorso anno avevano già lavorato con un architetto che aveva esposto alla Fiera del Mobile di Milano. «Che professionisti chiedano la nostra collaborazione ci onora, naturalmente. Ma siamo particolarmente felici di queste offerte perché sono il segno che se si guarda alle abilità si possono superare pregiudizi e stereotipi», dice Matilde Bornati, operatrice della bottega.
Il laboratorio – denominato “Taivè” (che significa filo in lingua romanì) e dal 20 dicembre trasferito in via Wildt 27B, angolo via Carpi, nel quartiere di Lambrate – è frutto di un articolato percorso promosso dalla Caritas Ambrosiana ed è stato reso possibile dal contributo nel corso del tempo di diverse istituzioni: prima il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che ha finanziato la prima annualità (2009- 2010) nell’ambito del “Progetto Valore Lavoro” affidato alla Regione Lombardia e coordinato dalla Fondazione Ismu; poi la Caritas Italiana che, valutando positivamente i risultati della fase di start up, ha scelto di far proseguire l’esperienza.
Attualmente Taivè impiega otto donne rom provenienti dai campi regolari di via Novara e via Triboniano. Ogni donna è impiegata per almeno tre ore al giorno per cinque giorni alla settimana ed è seguita da due maestre di cucito che si alternano nei vari turni. Insieme alla formazione lavorativa, le donne inserite nel progetto Taivè seguono anche un corso di lingua italiana. Perfezionano inoltre le loro competenze tecniche partecipando ad un corso di formazione gestito dalla Fondazione San Carlo. Tutte le donne sono assunte con contratto di lavoro a tempo determinato dalla cooperativa Intrecci. Questo Natale sulle tavole dei gourmet milanesi ci saranno cesti confezionati da donne rom. È questo il frutto di un’intesa tra una bottega di pasta fresca fatta a mano, “Buongusto”, e il laboratorio di sartoria Taivè, dove lavorano 8 donne rom provenienti dai campi di via Triboniano e Novara.La proprietaria del negozio, Enrica Besana, che opera nel cuore di Milano dal 2003 ha voluto infatti affidare alle donne rom del laboratorio la confezione delle borse in feltro per i cesti natalizi. Ne ha ordinati 150 pezzi e ne ha già venduti 120. I cesti contengono una serie di prodotti per palati fini: tortellini fatti a mano, una bottiglia di champagne francese, una di lambrusco di importanti marche e altre specialità che il cliente può scegliere. Il sacchetto in feltro è stato cucito a mano dalle sarte di Taivè.Per le donne del laboratorio non è la prima commessa prestigiosa. Lo scorso anno avevano già lavorato con un architetto che aveva esposto alla Fiera del Mobile di Milano. «Che professionisti chiedano la nostra collaborazione ci onora, naturalmente. Ma siamo particolarmente felici di queste offerte perché sono il segno che se si guarda alle abilità si possono superare pregiudizi e stereotipi», dice Matilde Bornati, operatrice della bottega.Il laboratorio – denominato “Taivè” (che significa filo in lingua romanì) e dal 20 dicembre trasferito in via Wildt 27B, angolo via Carpi, nel quartiere di Lambrate – è frutto di un articolato percorso promosso dalla Caritas Ambrosiana ed è stato reso possibile dal contributo nel corso del tempo di diverse istituzioni: prima il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che ha finanziato la prima annualità (2009- 2010) nell’ambito del “Progetto Valore Lavoro” affidato alla Regione Lombardia e coordinato dalla Fondazione Ismu; poi la Caritas Italiana che, valutando positivamente i risultati della fase di start up, ha scelto di far proseguire l’esperienza.Attualmente Taivè impiega otto donne rom provenienti dai campi regolari di via Novara e via Triboniano. Ogni donna è impiegata per almeno tre ore al giorno per cinque giorni alla settimana ed è seguita da due maestre di cucito che si alternano nei vari turni. Insieme alla formazione lavorativa, le donne inserite nel progetto Taivè seguono anche un corso di lingua italiana. Perfezionano inoltre le loro competenze tecniche partecipando ad un corso di formazione gestito dalla Fondazione San Carlo. Tutte le donne sono assunte con contratto di lavoro a tempo determinato dalla cooperativa Intrecci.

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