La commovente visita di alcuni giovani dell'Azione Cattolica a una famiglia rom in attesa dell'ennesimo allontanamento. Nonostante tutto, i bambini vanno a scuola e un battesimo è occasione di festa grande
di Silvio MENGOTTO
Redazione
Al termine dell’esperienza in Casa Zaccheo – dove i giovani dell’Azione Cattolica ambrosiana vivono un periodo comunitario e conviviale -, Gloria, Simone, Valentina e Stefano hanno incontrato la famiglia rom di Costel. Come il pubblicano Zaccheo, sono saliti sull’albero per guardare oltre il pregiudizio. Ad accompagnarli nella visita, Tamara e Stefano Pasta, volontari della Comunità di S. Egidio di Milano, che da tempo conoscono la famiglia, sono impegnati nella scolarizzazione dei bambini rom e nel sostegno delle loro famiglie.
Il giorno dell’incontro è un sabato grigio e piovigginoso. Nell’ultimo anno la famiglia di Costel ha subito diversi sgomberi, da via Rubattino sino a Segrate il mese scorso, quando la piccola Isabel (6 anni), mentre veniva sgomberata recitava ad alta voce le lettere dell’alfabeto. L’accampamento della famiglia rom è un capannone abbandonato, formato da un tetto sostenuto da una decina di robusti pilastri. L’edificio è uno scheletro senza pareti, alla mercé della pioggia e del vento. La loro casa è una grande tenda costruita sotto il tetto, occupata da materassi, borse e zaini scolastici. Sotto la tenda si dorme e basta. Fuori, un bivacco con un fuoco sempre acceso per scaldarsi e cucinare.
Scavalcato un muro di cinta sgretolato, ecco la famiglia di Costel. Ci accoglie il sorriso dei bambini. Florin è il più piccolo, nato in Italia quattro anni fa; poi ci sono Denjs, Roxana, Lacrima, Isabel, papà Costel e mamma Anishoara. Tranne Florin, tutti i bambini vanno a scuola. Anche papà Costel sorride per la visita di noi gadj, cioè non rom. Nella mattinata stava costruendo una baracca di legno, ha interrotto i lavori perché i Carabinieri gli hanno intimato di sgomberare dal capannone entro ventiquattro ore. Dove andare è la preoccupazione principale dell’intera famiglia.
In un vicino capannone all’aperto, sopra materassi bagnati, sosta un gruppo di rom musulmani provenienti dalla città rumena di Tulcea. Nella sorpresa generale la piccola Isabel prende una confezione di biscotti e li offre a tutti i presenti. Lacrima frequenta la seconda media: è timida, ma cordialissima. Siamo alla vigilia del battesimo di Florin, di Isabel e della loro mamma. Sarà celebrato da don Massimo Mapelli (Casa della carità) nella prima domenica di Avvento, periodo di attesa della nascita di Gesù in una grotta di Betlemme. La tenda di Costel paradossalmente è la sua icona. Lo scrittore Erri De Luca dice: «Gesù va da zingaro nel deserto delle persone, al domicilio dei loro accampamenti».
Tutta la famiglia rom è contenta, quello del battesimo sarà un giorno di gioia sotto il capannone. Costel, Anishoara e la nonna Huazà ci invitano calorosamente a prender parte alla loro festa. Il buio è quasi totale e Costel accende la luce attivando il generatore di corrente elettrica. È tardi, la famiglia ci accompagna all’uscita e, stringendoci le mani, rinnova l’invito al battesimo.
I giovani di Casa Zaccheo sono rimasti colpiti dall’incontro, del quale faranno tesoro. Dice Gloria: «Ci ha colpito l’accoglienza di tutta la famiglia e dei bambini: i biscotti di Isabel, l’accensione del generatore per farci luce, Denjs che leggeva ad alta voce un libro di italiano. L’accoglienza è anche una delle caratteristiche di Casa Zaccheo! Questo incontro di volti e storie supera il pregiudizio. L’invito al battesimo ci ha commosso. Noi adesso siamo al caldo, parliamo, ceniamo, e loro?». Al termine dell’esperienza in Casa Zaccheo – dove i giovani dell’Azione Cattolica ambrosiana vivono un periodo comunitario e conviviale -, Gloria, Simone, Valentina e Stefano hanno incontrato la famiglia rom di Costel. Come il pubblicano Zaccheo, sono saliti sull’albero per guardare oltre il pregiudizio. Ad accompagnarli nella visita, Tamara e Stefano Pasta, volontari della Comunità di S. Egidio di Milano, che da tempo conoscono la famiglia, sono impegnati nella scolarizzazione dei bambini rom e nel sostegno delle loro famiglie.Il giorno dell’incontro è un sabato grigio e piovigginoso. Nell’ultimo anno la famiglia di Costel ha subito diversi sgomberi, da via Rubattino sino a Segrate il mese scorso, quando la piccola Isabel (6 anni), mentre veniva sgomberata recitava ad alta voce le lettere dell’alfabeto. L’accampamento della famiglia rom è un capannone abbandonato, formato da un tetto sostenuto da una decina di robusti pilastri. L’edificio è uno scheletro senza pareti, alla mercé della pioggia e del vento. La loro casa è una grande tenda costruita sotto il tetto, occupata da materassi, borse e zaini scolastici. Sotto la tenda si dorme e basta. Fuori, un bivacco con un fuoco sempre acceso per scaldarsi e cucinare.Scavalcato un muro di cinta sgretolato, ecco la famiglia di Costel. Ci accoglie il sorriso dei bambini. Florin è il più piccolo, nato in Italia quattro anni fa; poi ci sono Denjs, Roxana, Lacrima, Isabel, papà Costel e mamma Anishoara. Tranne Florin, tutti i bambini vanno a scuola. Anche papà Costel sorride per la visita di noi gadj, cioè non rom. Nella mattinata stava costruendo una baracca di legno, ha interrotto i lavori perché i Carabinieri gli hanno intimato di sgomberare dal capannone entro ventiquattro ore. Dove andare è la preoccupazione principale dell’intera famiglia.In un vicino capannone all’aperto, sopra materassi bagnati, sosta un gruppo di rom musulmani provenienti dalla città rumena di Tulcea. Nella sorpresa generale la piccola Isabel prende una confezione di biscotti e li offre a tutti i presenti. Lacrima frequenta la seconda media: è timida, ma cordialissima. Siamo alla vigilia del battesimo di Florin, di Isabel e della loro mamma. Sarà celebrato da don Massimo Mapelli (Casa della carità) nella prima domenica di Avvento, periodo di attesa della nascita di Gesù in una grotta di Betlemme. La tenda di Costel paradossalmente è la sua icona. Lo scrittore Erri De Luca dice: «Gesù va da zingaro nel deserto delle persone, al domicilio dei loro accampamenti».Tutta la famiglia rom è contenta, quello del battesimo sarà un giorno di gioia sotto il capannone. Costel, Anishoara e la nonna Huazà ci invitano calorosamente a prender parte alla loro festa. Il buio è quasi totale e Costel accende la luce attivando il generatore di corrente elettrica. È tardi, la famiglia ci accompagna all’uscita e, stringendoci le mani, rinnova l’invito al battesimo.I giovani di Casa Zaccheo sono rimasti colpiti dall’incontro, del quale faranno tesoro. Dice Gloria: «Ci ha colpito l’accoglienza di tutta la famiglia e dei bambini: i biscotti di Isabel, l’accensione del generatore per farci luce, Denjs che leggeva ad alta voce un libro di italiano. L’accoglienza è anche una delle caratteristiche di Casa Zaccheo! Questo incontro di volti e storie supera il pregiudizio. L’invito al battesimo ci ha commosso. Noi adesso siamo al caldo, parliamo, ceniamo, e loro?».