La mobilitazione del 1° marzo ha richiamato in piazza anche molti studenti, le rappresentanze sindacali della Alston e della Kone con i loro lavoratori stranieri e una delegazione degli infermieri del San Raffaele. Striscioni di condanna del "pacchetto sicurezza" e della legge Bossi-Fini


Redazione

«Non siamo criminali, non siamo clandestini, ecco a voi i nuovi cittadini»: questo uno degli slogan ripetuti dai 2 mila manifestanti che hanno sfilato ieri nel centro di Milano per la mobilitazione degli stranieri “Primo di marzo. Una giornata senza di noi». Nel corteo anche molti studenti e le rappresentanze sindacali della Alston e della Kone con i loro lavoratori stranieri, a cui la Fiom Cgil di Milano e provincia ha garantito la copertura sindacale. In piazza anche una delegazione degli infermieri stranieri dell’Ospedale San Raffaele.
Nella manifestazione – partita intorno alle 10.30 da piazza della Scala e conclusasi nel tardo pomeriggio al Castello Sforzesco con il lancio di centinaia di palloncini gialli -, un furgone trasformato in palco dove gli stranieri hanno alternato le loro testimonianze. «Siamo qui per dire di no al pacchetto sicurezza e al permesso di soggiorno a punti – ha detto Issa, magazziniere senegalese, in Italia da sei anni-. Questa è una manifestazione pacifica e non violenta perché noi siamo persone civili». «Siamo qui per far capire che esistono persone che lavorano in Italia. E contribuiscono a portare avanti il nostro Paese», ha aggiunto Edna, somala con cittadinanza italiana che per una giornata ha lasciato il suo posto come custode socio-sanitaria.
Hanno preso la parola anche Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency Gino Strada, Hamed Ba, attore e musicista senegalese, e Renato Sarti, regista dello spettacolo Servi, che racconta storie di clandestini e che debutterà al Teatro Cooperativa il 3 marzo. Molti gli striscioni di condanna della legge Bossi-Fini e del “pacchetto-sicurezza”, che ha introdotto il reato di clandestinità. Diversi gli slogan anche spiritosi, come «Siamo belli siamo santi, muratori e badanti».
In sciopero, infatti, anche le badanti. “Senza di me, chi si prende cura di tua madre?”: con questo cartello sulle spalle ha sfilato per esempio Margot, 44 anni, peruviana, che lavora in una casa di riposo per anziani: «Un giorno di lavoro in meno non mi farà diventare più povera. Oggi era importante essere qui». Con lei una decina di colleghe che davanti al Tribunale hanno srotolato uno striscione giallo con la scritta “Migrare non è reato”. Altri due striscioni sono stati esposti davanti al Cie di via Corelli (“Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione”) e alla Questura (“Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi”). «Non siamo criminali, non siamo clandestini, ecco a voi i nuovi cittadini»: questo uno degli slogan ripetuti dai 2 mila manifestanti che hanno sfilato ieri nel centro di Milano per la mobilitazione degli stranieri “Primo di marzo. Una giornata senza di noi». Nel corteo anche molti studenti e le rappresentanze sindacali della Alston e della Kone con i loro lavoratori stranieri, a cui la Fiom Cgil di Milano e provincia ha garantito la copertura sindacale. In piazza anche una delegazione degli infermieri stranieri dell’Ospedale San Raffaele.Nella manifestazione – partita intorno alle 10.30 da piazza della Scala e conclusasi nel tardo pomeriggio al Castello Sforzesco con il lancio di centinaia di palloncini gialli -, un furgone trasformato in palco dove gli stranieri hanno alternato le loro testimonianze. «Siamo qui per dire di no al pacchetto sicurezza e al permesso di soggiorno a punti – ha detto Issa, magazziniere senegalese, in Italia da sei anni-. Questa è una manifestazione pacifica e non violenta perché noi siamo persone civili». «Siamo qui per far capire che esistono persone che lavorano in Italia. E contribuiscono a portare avanti il nostro Paese», ha aggiunto Edna, somala con cittadinanza italiana che per una giornata ha lasciato il suo posto come custode socio-sanitaria.Hanno preso la parola anche Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency Gino Strada, Hamed Ba, attore e musicista senegalese, e Renato Sarti, regista dello spettacolo Servi, che racconta storie di clandestini e che debutterà al Teatro Cooperativa il 3 marzo. Molti gli striscioni di condanna della legge Bossi-Fini e del “pacchetto-sicurezza”, che ha introdotto il reato di clandestinità. Diversi gli slogan anche spiritosi, come «Siamo belli siamo santi, muratori e badanti».In sciopero, infatti, anche le badanti. “Senza di me, chi si prende cura di tua madre?”: con questo cartello sulle spalle ha sfilato per esempio Margot, 44 anni, peruviana, che lavora in una casa di riposo per anziani: «Un giorno di lavoro in meno non mi farà diventare più povera. Oggi era importante essere qui». Con lei una decina di colleghe che davanti al Tribunale hanno srotolato uno striscione giallo con la scritta “Migrare non è reato”. Altri due striscioni sono stati esposti davanti al Cie di via Corelli (“Basta silenzi. Chiudiamo i centri di identificazione ed espulsione”) e alla Questura (“Permesso di soggiorno per tutti. Tempi di rinnovo più rapidi”).

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